"Ultimately we got what we deserved - ha lasciato scritto Toby Flood al Telegraph -. We were never in a situation where we looked like we were playing good rugby and were likely winners. That is really harsh and honest but we had so much belief in what we could do and what we could achieve. We just couldn’t translate that onto the pitch and get it right".
"We needed to be professional enough - ha proseguito nella sua disamina l'apertura dei Leicester Tigers impiegata come seconda regia da Johnson al fianco di Jonny Wilkinson - to know that getting over the line against sides such as Argentina, Georgia and Scotland was not going to be good enough. As players, you can’t look around the changing room and expect someone to light a fire under you. It is your personal responsibility to be at the level you need to be for that game, and it is the hardest thing in international sport".
Il ragazzo ha 26 anni, tutto il tempo per presentarsi alla prossima World Cup, quella che nel 2015 si terrà proprio in Inghilterra, ma al momento non è il primo dei suoi pensieri - com'è anche giusto che sia, visto che di mezzo ci sono quattro lunghi anni.
In compenso sottolinea come nel gruppo sia mancata la voglia di reagire che al contrario si era percepita in Francia 2007 dopo il 36-0 subito nella fase a gironi contro il Sud Africa: una reazione che ha portato la nazionale allenata allora da Brian Ashton in finale, sempre contro gli Springboks poi campioni. La spedizione australe del 2011 ha invece catalizzato l'attenzione soprattutto per quanto accaduto lontano dai campi: dall'affaire Mike Tindall che nel famoso bar galeotto deve aver smarrito anche i gradi di capitano delegando il compito a Nick Easter, al tuffo di Manu Tuilagi da un traghetto che gli è costato una multa, ai commenti da spogliatoio rivolti ad una cameriera dell'albergo dove alloggiavano gli atleti. Non il massimo per gente sottoposta alla pressione mediatica che resta in attesa del più piccolo dei pretesti.
The bridge that parts uf from them, vale a dire i gallesi dal resto. Basta imboccare la strada a Bristol e puntare dritti a Newport che si transita sul Severn Bridge (nella foto).
Warren Gatland dopo la vittoria ai quarti sull'Irlanda ha comunicato che le cose per il Galles al momento vanno bene perché non si gioca, per l'appunto, in Galles. Lontani da casa, i suoi stanno lavorando bene e dopo 24 anni sono di nuovo in semifinale, tra le prime quattro del torneo. Sabato arriva la Francia.Gli occhi sono puntati sulla condizione fisica di Luke Charteris in seconda linea e di Rhys Priestland in mediana, con la giovane apertura che ha problemi ad una spalla. E' la notizia che sta rovinando l'attesa tra i tifosi, chiamati dai sondaggi a indicare qualche sarebbe il miglior sostituto da piazzare a fianco di Mike Phillips se Priestland non dovesse recuperare in tempo. Tra James Hook e Stephen Jones, il primo sta racimolando più del 70% dei consensi.
Gatland non ha svelato il XV di partenza, attende appunto gli ultimi esiti medici. Non dovrebbero mancare tra i trequarti George North e Jamie Roberts, si sono preoccupati di far sapere le cosiddette indiscrezioni. Così come la pubalgia di capitan Sam Warburton non rappresenterebbe un ostacolo. Ma come alla vigilia del Mondiale, gli interrogativi si concentrano sull'asse 10/15, pur sempre con qualche dubbio di meno, visto che c'è un Leigh Halfpenny di più da posizionare estremo.
Intanto, c'è chi è pronto a scommettere sui Red Dragons. L'australiano David Campese ha pronosticato la finale: Wales v New Zealand. Se sono gufate, si vedranno.