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The Cave, viaggio nei propri limiti

Da Macfordummies @MacforDummies

Se il mondo si fosse fermato anche solo cinque anni addietro, The Cave avrebbe potuto essere in tutta tranquillità quello che, paradossalmente, The Cave è anche adesso: una storia scritta in modo interessante, con una buone dosa di humor nero, che vuole educare e intrattenere in modo delicato, raccontando la tragedia umana di sette peccatori che, addentratisi all’interno di un’allegorica caverna alla ricerca dei loro desideri più nascosti, sono invece costretti a guardare in faccia i loro fatali limiti e difetti.

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Purtroppo, quello che avrebbe potuto essere cinque anni fa, ovvero un platform con un ottimo stile grafico e un gameplay interessante, non può essere nel presente, dopo che il filone delle avventure-platform a scorrimento orizzontale si è popolato di titoli come Limbo, Trine o The Lost Vikings: giochi che, presi come parametro di giudizio, hanno finito per mettere allo scoperto anche i limiti fatali di The Cave, ovvero quello di essere un titolo scialbo.

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Parrebbe quasi una bestemmia accostare il termine “scialbo” al nome di Ron Gilbert, specialmente se si parla del creatore di Monkey Island o Maniac Mansion, ovvero titoli che hanno fatto la storia del videogioco e influenzato intere generazioni di produzioni susseguenti. Tuttavia la realtà è questa. Gilbert si è inoltrato in un genere senza aver fatto i “compiti”, ovvero trarre quel minimo di insegnamento da alcuni dei titoli che abbiamo citato prima: peccato, perchè l’idea alle spalle di The Cave è potenzialmente grandiosa e il gioco ha un non so che di poetico, soprattutto in movimento e grazie al suo stile grafico, un pò moderno ma anche molto retro.

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Purtroppo è inevitabile cadere in una sorta di apatia non appena si inizia a giocare veramente. Per ogni discesa nella caverna è necessario selezionare tre dei sette personaggi a disposizione – un pò come accadeva in Maniac Mansion – ognuno dei quali dotato di abilità peculiari e di alcune aree del sotterraneo appositamente dedicate, il che si traduce nell’obbligo di ripercorrere il cammino pià volte per assistere a tutte le storie e sbloccare tutti i finali a disposizione. Tuttavia le abilità dei vari personaggi potrebbero anche non sussistere, visto che durante l’esperienza di gioco il loro utilizzo è praticamente nullo, se non appunto durante l’esplorazione dell’area direttamente legata alla figura scelta: nessun enigma, zero ingegno, narrazione praticamente inesistente, combattimenti assenti. Solo una discesa nel silenzio, lineare, senza scelte da effettuare, fatta eccezione per qualche leva da tirare o pulsante da premere.

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Le stesse ambientazioni non hanno molto da dire dal punto di vista del design, nè tantomeno della giocabilità. Solo le aree legate al proprio personaggio escono dal grigiore, proponendo qualche puzzle ed elementi narrativi addizionali per carpire qualche sfumatura nascosta della loro storia, cosa gli ha portati ad intraprendere il loro viaggio. Ma è tutto apatico, tutto ovattato, come due persone che si frequentano per mesi ma fra cui l’amore non sboccia mai: si inizia il gioco, si finisce, si vedono i vari finali… e ci si sente come svegliati da un torpore senza sonno, perplessi. E’ questo il peccato maggiore: The Cave è un gioco più che sufficiente, ma viste le premesse e i nomi coinvolti nel progetto, è poco più di un’occasione gettata alle ortiche.

Il gioco è disponibile per il download da Steam al prezzo di 14,99 Euro.

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