Quanto fa male il latte?
E’ una domanda che si fanno in molti in Italia dopo aver letto il The China Study. E di certo il rapporto illustrato dal prof. T. Colin Campbell nella sua ricerca tra utilizzo di caseina, una delle principali proteine del latte, e l’insorgenza e sviluppo del cancro in laboratorio è tra i punti più delicati e contrastati dello studio del ricercatore americano della Cornell Univesity.
Tuttavia proprio su questo argomento è ritornato a parlare l’autore del The China Study ad
Abano Terme lo scorso 9 ottobre all’interno del Dibattito Internazionale Be4eat 2015, rispondendo così ad una delle principali critiche mosse alla sua ricerca.“Spesso mi viene addebitata una ossessione ingiustificata contro la caseina. Non è vero. Io non ho nulla contro la caseina in sé. Il vero problema, quello su cui bisogna puntare i riflettori, non è la proteina del latte in se stessa bensì il ruolo giocato dalle proteine animali in genere nello sviluppo e nella insorgenza della patologia, cancro in particolare”.
“Gli esperimenti fatti con i miei colleghi in 27 anni di studi e ricerche pubblicati sui migliori giornali specializzati utilizzano la caseina come rappresentante delle proteine animali in genere. Non è la proteina in sé stessa a causare il cancro bensì il suo eccesso nell’alimentazione. E questo eccesso è un grande problema per la salute dell’uomo”.
Qual’è dunque questo eccesso? E come evitarlo?
La nutrizione, spiega il ricercatore, “ha una dinamica veramente complessa. Cercare di capire ciò che può realmente fare un fattore nutritivo rispetto un altro è una stima di massima molto approssimativa. La percentuale di ciò che viene ingerito, assorbito e quindi trasportato nel sangue in forma attiva o non attiva è una variabile non indifferente. Per non parlare dei nutrienti che penetrano realmente nella cellula per essere metabolizzati e non c’è proprio modo di conoscere quanto nutrimento arrivi in un sito funzionale o meno. Questo per sottolineare come sia necessario cambiare prospettiva e approccio alla nutrizione che lavora “a pacchetti”, cioè con simbiosi di più effetti e più azioni insieme”.
“La nostra ricerca ha dimostrato che il cancro si muove in funzione del consumo errato di fattori nutritivi. Noi potevamo accendere o spegnere il cancro, avviarlo o ritardarlo semplicemente decidendo cosa mangiare. La nostra scoperta non era legata alla genetica dei tumori bensì all’alimentazione del soggetto che era stato infettato dal cancro. E le proteine animali in eccesso lo promuovevano. C’è poco da fare! Mangiando o non mangiando determinati fattori nutritivi il risultato cambia. l meccanismi sotterranei ovviamente sono molti Si è visto infatti che la proteina in eccesso aumenta i livelli enzimatici, accresce l’abilità del cancerogeno a legarsi al DNA e quindi aumenta la velocità di mutazione. E allo stesso tempo si è visto come la proteina aumenti la velocità e la frequenza delle divisioni cellulari a causa della produzione dell’ormone della crescita IGF2, un fattore di crescita insulinica che altera l’uso delle calorie dietetiche. Ma la proteina accresce anche la mitosi cellulare e tutto questo compromette la capacità del corpo di uccidere il tumore”.Insomma un complesso di intrecci e meccanismi che portano lo scienziato a puntare il dito contro l’eccesso proteico della dieta occidentale.
“Le proteine sono importati. Se non avessi proteine sufficienti non starei qui a parlarvi ad 82 anni. Le proteine sostengono la vita e sono assolutamente essenziali. La questione non è la proteina in sé ma il suo abuso nell’alimentazione. Da molti anni abbiamo accettato che il fabbisogno umano dietetico di proteine sia sul 4-5% del totale ammontare calorico: questo è l’ammontare proteico necessario a rimpiazzare l’azoto perso. Lo si sa da tre quarti di secolo. Le raccomandazioni di sicurezza tuttavia, vale a dire il fabbisogno proteico giornaliero ottimale raccomandato quotidianamente è del 10% sul totale ammontare calorico. Oltre si è visto essere rischioso.”
“La domanda è: quale cibo dovremmo consumare per seguire correttamente l’RDA, ovvero il quantitativo proteico raccomandato? La risposta è: cibi vegetali e integrali. Verdure, cereali, legumi e frutta contengono il corretto apporto proteico di cui necessitiamo senza doverci più pensare. E ci forniscono molti altri fattori protettivi della salute come antiossidanti, carboidrati complessi e vitamine. Il motivo per il quale le proteine animali sono correlate all’insorgenza di patologie non è legato alla proteina in sé bensì al suo abuso e alla composizione di un piatto che, se lasciato alle abitudini occidentali, allontana dal quotidiano l’utilizzo di fattori protettivi importanti contenuti solo nelle cibi vegetali”.Insomma, un buono motivo per deviare i piatti di tutti verso il mondo vegetale e integrale, “rigorosamente privo di alimenti raffinati ed eccesso di grassi”.
L’intervento integrale del prof. T. Colin Campbell lo puoi trovare nel sito SALUTEMIX.IT