(sui concorsi letterari e dintorni)
the competition
Ho partecipato a diversi concorsi “letterari”.Scrivo letterari tra virgolette perché mi viene un po’ da ridere ad accostare racconti brevi e minimi alla parola “letteratura”.
Comunque, ho partecipato.
Il migliore in assoluto è stato un graaande concorso che mi avrebbe pubblicato un racconto breve in una famoooosa collana di libri di narrativa allegati a un graaaande quotidiano. È andato tutto in vacca perché qualcuno aveva pubblicato sul web una vecchia e ridotta versione del mio racconto. Ora uno si chiederà: ma perché tu hai lasciato che si pubblicasse una vecchia eccetera?
In realtà, ai tempi mettevo spesso sul blog (lontano e perduto blog Splinder: qualcuno si ricorda ancora di Splinder?) i miei racconti, che erano quindi alla portata di tutti. Così ben mi sta.
Senza contare il fatto che una che scrive “è andato tutto in vacca” secondo me non merita di essere pubblicata in una graaaande collana di un graaaande giornale.
Comunque, partecipai anche ad altri concorsi, mossa da alcuni obiettivi.
La prima volta, l’obiettivo era: andarmene di casa.
Cioè, un attimo, ragioniamo: non volevo proditoriamente abbandonare il tetto familiare. Volevo un motivo per andarmene lontano 201,6 chilometri. Il motivo era un concorso letterario che aveva come premio uno stage gratis alla Holden di Torino.
Sì, sono entrata nel tempio sacro.
No, non ho visto il Sandrino.
Sì, è stata una bella esperienza nonostante fossi alla Holden, perché ci ho trovato delle persone speciali.
Comunque, ci andai.
Il secondo (nel tempo) motivo che mi mosse all’impegno letterario fu più romantico: volevo incontrare uno scrittore che amavo assai. Il premio del concorso era la pubblicazione in un’antologia (vabbè) e una cena con Lo Scrittore. Feci il concorso, entrai nella rosa, andai dallo scrittore, unendo l’utile al dilettevole (mi allontanai di nuovo per qualche giorno dal tetto natio: 166 chilometri).
Dopodiché, scoprii che potevo essere mossa da un diverso, sottile ma deciso obiettivo: il denaro.
I concorsi più piacevoli sono stati quelli che hanno rimpinguato le mie tasche.
Ricordo un racconto per bambini che mi portò quasi in Svizzera e mi rimandò a casa con mille euro (‘sti svizzeri…).
Piacevano anche in famiglia, da dove mi arrivavano questi stimoli: perché non scrivi un racconto per partecipare a un concorso dove puoi vincere dei soldi? Intanto mi stiri la camicia azzurra a righine? E a me trovi le calze di misto lana? Il mio cappello blu col pompon dove lo hai messo? Hai scritto il racconto? Io il minestrone non lo mangio, mi fai un’altra cosa? Togli questi compiti in classe dal tavolo? Mi stiri la giacca rossa? Dov’è la mia maglietta di David Bowie? Sei andata a prendermi le strisce per i baffi? Mi accompagni a (località a scelta lontana tra i venti e i trenta chilometri)? Perché non scrivi più racconti? Mi porti in stazione? Mi vieni a prendere a (località a scelta tra i trenta e i venti chilometri)?
Eccetera.
Capirete che, così, non è che l’impegno letterario potesse avere tanto spazio.
Così capii che io non ero un Vero Scrittore (come dice l’altro Sandrino, amico del Sandrino di prima),
tra gli altri
perché non mandavo al diavolo tutti, non mi chiudevo in cucina insensibile alla fame dei famigliari, e non proseguivo per la mia strada letteraria.Comunque, ogni tanto ai concorsi partecipavo ancora.
Ho cominciato a tenere d’occhio anche quelli che, alla fine promettevano pubblicazione. Mica per altro, per vedere come andava. Li ho tenuti d’occhio così bene che li ho evitati, ma quando ho tempo li faccio, giuro.
Intanto, mi è capitato questo: il BigJump (il regolamento è qui; io ho durato fatica a leggerlo, il regolamento, perché quando ci sono questi concorsi ci si avvita su clausole, eccezioni, attenzioni e così via; però ho capito che potevo partecipare e ho fatto).
La cosa più bella è che ho lavorato a computer sul testo (in Word) per convertirlo in ebook, ed è stato davvero soddisfacente (in realtà, la conversione finale avviene con quei cattivoni di Amazon, ma la pubblicazione in ebook su Amazon era una delle condizioni e intanto ho imparato tante cose, nel fare la mia parte).
Così soddisfacente che poi ci ho riprovato con un altro titolo, che non c’entra niente col concorso ma che ho ritrasformato in ebook. Adesso, se andaste su Amazon, potreste trovare le mie ultime fatiche tecnologico-letterarie, mentre su 20lines (qui) tra due giorni parte la lettura delle opere in concorso (ma solo ed esclusivamente per gli iscritti al sito).
p.s. (aggiornamento): andate subito a iscrivervi al sito
p.p.s. (annichilimento): ora, io ormai al concorso sono iscritta, c’è di mezzo la Rizzoli, che per lo meno non è un’altra graaaande casa editrice che tento di evitare, l’idea della pubblicazione in ebook è divertente…
Ma?, chiede l’attento lettore.
Ecco, sono andata a vedermi sul sito gli “autori popolari” e ho aperto una storia e ho letto
“…fu così che le idee cominciassero a…”
e mi è venuto uno stranguglione.
Mah.