La fitta nebbia che avvolgeva la zona di Chong Nonsi ieri sera si è dissolta lasciando nell’aria il profumato ricordo della notte di festeggiamenti appena terminata. Una nebbia innaturale quella che gli incensi votivi hanno per ore creato tutt’attorno Sri Maha Mariamman (Wat Khaek come lo chiamano più semplicemente i tailandesi), il tempio Indù che su Silom Road attira ogni giorno fedeli induisti e buddisti devoti a Ganesh. A tratti soffocante, il fumo che si innalzava pigramente verso l’alto ha impregnato gli animi più dei vestiti.
Le danze frenetiche di donne e aspiranti donzelle restano traccia indelebile nella memoria di chi partecipa alle celebrazioni del Vijayadashami
La grazia eccessiva e le mani imponenti tradiscono il segreto dei molti corpi che un dì racchiusero uomini infelici e che oggi ospitano ragazze irrequiete a caccia di una normalità che un giorno scopriranno esistere solo dentro loro stesse. Un appuntamento immancabile quello per i Festeggiamenti Indù del Vijayadashami, quando sacerdoti e sacerdotesse, in trans fisico oltre che spirituale, si lasciano andare a riti che di religioso hanno forse poco ma trasmettono una carica vitale capace di far venire la pelle d’oca. Ieri sera Bangkok ha ribadito con forza, come ogni anno, la sua natura multietnica e la possibilità data a ciascun individuo di esprimere liberamente il proprio essere.
Che mi piaccia oppure no, che mi lasci influenzare da moralismi obsoleti o decida di guardare il mondo senza la mediazione dei retaggi culturali che hanno cercato d’impormi fin da quando ero bambino, questa è Bangkok, la città delle contraddizioni, il luogo dove gli opposti convivono, in cui chi giudica si accorge ben presto di come il giudizio ci renda schiavi e incapaci di essere felici.
Mi sono svegliato di buon umore pensando alle tante persone incontrate ieri sera per strada, alla strana combinazione di storie che si intrecciano attorno ad un tempio, all’accoglienza riservata a tutti i passanti, ai sorrisi e agli sguardi intensi incrociati per brevi frazioni di secondo. Ho cancellato dalla memoria del mio telefonino tutte le foto scattate e i video rubati per condividere con gli amici in Italia questi magici momenti. Le ho cancellate dal telefonino ma non dalla mia mente. Guardando le 2 foto superstiti sorrido e mi chiedo per un quale strano motivo (c’è chi lo chiamerebbe karma) ci siano volti che raccontano storie semplicemente guardandoli per un istante. Ieri ho immaginato mille storie in una sera, ho sognato mille avventure in una notte, ho ascoltato mille racconti nel tempo necessario a percorrere i 5 km di strada tappezzati di crisantemi arancioni dove i pellegrini a piedi scalzi attendono per ore di ricevere l’ambita benedizione.
Forse un giorno ti racconterò di loro, forse un giorno passeggeremo insieme davanti a quel tempio e insieme sorrideremo aspettando che un nuovo Sharada Navaratri abbia inizio.
C’è della superstizione nel rifuggire da ogni forma di superstizione.
Francis Bacon
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