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Trama: Elizabeth decide di fare una ricerca universitaria sul sito The Den, che consente agli utenti di videochattare praticamente con tutto il mondo. Durante una di queste sessioni di chat, Elizabeth si ritrova ad assistere ad un brutale omicidio e comincia a venire perseguitata da strani eventi...
Ci sto pensando da un paio di giorni ma ancora non riesco a capire se The Den mi sia piaciuto o meno. Il motivo sta fondamentalmente nel fatto che l'ho trovato troppo serio e bacchettone, una sorta di Disconnect in salsa thriller-horror che mette tardivamente (e, se posso dire, un po' superficialmente) in guardia contro i pericoli della rete. La protagonista si collega 24 ore su 24 con un sito di chat per una ricerca universitaria e, ovviamente, per fare ciò manda al diavolo famiglia, fidanzato e amici, preferendo rifugiarsi in questo tristissimo mondo virtuale dove tutto (o quasi) è basato sul sesso e sull'esibizionismo e dove le chance di fare due chiacchiere di reciproco arricchimento personale o culturale è praticamente un'utopia. Nulla di nuovo sotto il sole, sicuramente un po' poco per giustificare una borsa di studio, e direi che all'alba del 2015 un film simile arrivi con un ritardo spaventoso e accumuli ingenuità su ingenuità, prima tra tutti Elizabeth che, pur decidendo di impelagarsi in uno studio così pericoloso e pur avendo per amico un genio del computer, non è in grado di fargli installare un belin di antivirus in grado di bloccare eventuali haker o link dannosi. Il resto poi, soprattutto il finale, si allontana da quel poco di critica sociale per sconfinare nello slasher tout court alla Hostel che, sì, lì per lì metterà anche ansia ma in fin dei conti lascia un po' il tempo che trova, soprattutto se la protagonista si rivela una sorta di Hulk in gonnella in grado di stendere, ovviamente disarmata, più di un energumeno armato di machete, coltellacci e quant'altro.
Per quel che riguarda la realizzazione, invece, The Den è fatto molto bene, soprattutto perché si discosta leggermente dalla nozione ormai trita di mockumentary e diventa una sorta di chatcumentary (perdonatemi il neologismo) con tanto di schermo trasformato in desktop del PC dove lo spettatore può vedere il cursore del mouse spostarsi, dare una sbirciata alla pagina di posta della protagonista, ecc. L'unica cosa che, essendo io poco tecnologica, non ho proprio ben capito è in che modo i personaggi riuscissero a riprendersi durante le telefonate e, soprattutto, perché diamine si messaggiassero o chiamassero per ogni minima belinata, anche se si trovavano a un metro gli uni dagli altri. Sicuramente l'assenza di determinati barbatrucchi avrebbe impedito le riprese costanti che sono poi il fulcro della pellicola, ma ammetto che alcune scelte di sceneggiatura mi sono sembrate un po' forzate. Mai forzati, ahimé, quanto gli interpreti, tutti discretamente cani ed inespressivi a cominciare dalla protagonista Melanie Papalia, vinta da scazzo perenne e da un'apatia che soltanto la consapevolezza di avere un serial killer attaccato alle chiappe forse potrebbe vincere. Nel suo caso, diciamo che il cambiamento tra prima e dopo si vede poco ma probabilmente gli spettatori maschietti apprezzeranno un paio di inquadrature delle suddette chiappe e una performance notturna col povero fidanzato giustamente frustrato. Quindi, in poche parole, non saprei nemmeno io se consigliare The Den. Se non avete nulla di meglio da vedere in questa calda estate magari dateci un'occhiata, altrimenti non state nemmeno a prendervi il disturbo.
Zachary Donohue è il regista e co-sceneggiatore della pellicola, al suo primo lungometraggio. Americano, dovrebbe avere una trentina d'anni.
Melanie Papalia interpreta Elizabeth. Canadese, ha partecipato a film come Smiley e a serie come Smallville e Supernatural. Ha 30 anni.
Se The Den vi fosse piaciuto guardate anche The Conspiracy e Disconnect. ENJOY!
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