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La trama (con parole mie): sopravvissuta all'orrore della spedizione speleologica durante la quale ha visto morire una dopo l'altra le sue compagne, Sarah è ritrovata in stato confusionale da un vecchio abitante della zona degli Appalachi che era stata scelta come meta per l'avventura del gruppo di amiche.La polizia locale, con tanto di squadre di ricerca, giunta sul posto si concentra principalmente sulla scomparsa di Juno, che la stessa Sarah aveva lasciato in balia dei mostruosi abitanti delle grotte dopo averle reciso i tendini di una gamba a seguito dei tradimenti e dei peccati commessi dall'ormai ex amica.Lo sceriffo, in particolare, è deciso a costituire un piccolo team da lui guidato e a portare con sè Sarah in modo che possa far loro da guida: inutile dire che, una volta fatto il loro ingresso nel complesso di grotte, i nostri faranno una gran fatica a tornare vivi in superficie.
E' sempre una sensazione strana, quasi di privazione, quando un film che aveva alimentato discrete aspettative finisce per passare praticamente indifferente alla visione: prodotto da Neil Marshall - che aveva firmato lo splendido precedente - e scritto - anche se solo in parte - da James Watkins, il genio del male di Eden Lake, The descent 2 prometteva di essere uno dei rari casi in cui un sequel poteva garantire un risultato almeno vicino a quello della pellicola originale.
Purtroppo, invece, l'opera di Jon Harris è risultata essere soltanto un survival ben confezionato uguale a molti altri nel suo genere, che addirittura, dal punto di vista "etico" analizzato da Marshall, svilisce il lavoro del cineasta scozzese trasformando quella che era stata una vera e propria guerra tra umani al limite nel consueto gioco di sopravvivenza tipico di questo filone dell'horror.
Certo, se visto senza considerare l'ingombrante precedente e, dunque, le sue origini, il prodotto appare onesto, violento al punto giusto, arricchito con una discreta dose di adrenalina ed associabile a cose altrettanto guardabili come Wrong turn, Wolf Creek - il migliore in tempi recenti di questo genere - , o i vecchi slasher anni settanta/ottanta, garantendo dunque perlomeno un livello di soddisfazione decente per i fan del genere: peccato, però, che il background del lavoro di Harris abbia radici in quello di Marshall, decisamente più profondo e dagli strascichi assolutamente più importanti nell'immaginario dello spettatore.
Stupisce, in questo senso, considerato che la produzione era proprio in mano al vecchio Neil, che si sia scelto di banalizzare l'ottima chiusura di The descent puntando sulla sopravvivenza di Sarah e sul suo ritorno nelle stesse grotte, decisione che di fatto trasforma l'anima del primo film in pura e semplice azione, rendendola in qualche modo meno incisiva anche quando si potrebbe - e si vorrebbe - pensare soltanto a godersi questo secondo capitolo per quello che è.
Il ritmo è comunque mantenuto, il trucco - soprattutto per quanto riguarda i voraci "Gollum" delle grotte - migliorato, mentre per fotografia ed impatto delle immagini si resta più di un passo indietro rispetto al precedente.
Ottimo, invece, il lavoro sui personaggi del vecchio e dello sceriffo - charachters assolutamente vintage - e su Juno, rivista in una chiave che la pone in piena ottica da grindhouse tarantiniano e avvolta da un'aura che mescola una certa ironia e tutta l'aggressività che necessita una protagonista come si deve di un survival horror, incarnata anche dalla cazzutissima Sarah, che però, al contrario dell'ex amica, rischia di passare in secondo piano a causa di una certa staticità nel suo continuo lottare per sopravvivere.
Resta la delusione che il tutto sappia di copia sbiadita, senza dubbio, ma allo stesso modo è presente la certezza che, nonostante tutto, il risultato sia comunque superiore a tanti "originali" dello stesso genere.
MrFord
"Dig bury me underneath
everything that I am rearranging
dig bury me underneath
everything that I was slowly changing."Mudvayne - "Dig" -
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