“Chi dice che ascolto solo musica anni ’60 è in malafede, per esempio ascolto anche un sacco di Neo-Psichedelia. Ehmmmmmmmm.”
(Cecilia Benedetti, retroindie, fangirl, sosia di Arisa e altri termini poco lusinghieri)
1985
La Neo-Psichedelia è un genere nato principalmente nelle Inghilterre intorno ai primi anni ’80 che ha visto il suo apice a metà degli anni ’90 anche, e soprattutto, grazie alla moda Britpop che invase persino l’italica nazione (ricordate i bei tempi? Gli zainetti a righe Invicta, i giacchetti di jeans e i pantaloni sdruciti sul tallone? Io avevo un fratello così…però grazie al cielo gli Oasis non se li ascoltava neanche lui).
Vi sono state diverse ondate, la primissima con Robyn Hitchock (io amo tu) e i Soft Boys, Julian Cope e i suoi Teardrop Explodes, Echo & The Bunnymen etc, poi negli anni ’90 tipo i Brian Jonestown Massacre, gli Spiritualized e i Cornershop (che essendo tra l’altro indianini facevano tutte menate Raga-Rock tipo Norwegian Wood in hindi). Ultimamente pare che questa “sessantafilia” stia un po’ ricicciando in alcuni artisti e ciò non può che rendermi felice, più che altro perché mi fa sentire meno sola e sfigata nelle mie esecuzioni casalinghe dei Country Joe & the Fish a tutto volume.
Mi sembra poi pleonastico stare qui a spiegare in cosa consisti il genere del quale sto parlando calcolando la chiarezza e linearità stessa del termine: la Neo-Psichedelia non è altro che artisti che riprendono a piene mani la musica del tempo che fu (1965-1969) adattandola alle nuove tecniche e mode.
I Dukes of Stratoshpear sono solitamente considerati tra le band più importanti della prima ondata, ma sono un tantino differenti dagli altri per diversi motivi. Sicuramente il più importante è che questa band in realtà non esiste, come non esiste il chitarrista Sir John Johns o il tastierista Lord Cornelius Plum. I Dukes of Stratosphear altro non sono che gli XTC, uno dei gruppi più importanti e di sicuro più strani degli anni ’80: non si esibivano mai dal vivo, hanno affrontato in pratica ogni genere che la musica pop offrisse e nel 1985 fecero uscire questo EP sotto falso nome (svelarono solo successivamente la loro vera identità) registrato totalmente su in registratore a 4 tracce che non ho idea di cosa sia ma che pare fosse la tecnica più usata nella seconda metà degli anni ’60. L’EP fu seguito 2 anni dopo dall’album “Psonic Psunspot” (molto fico anch’esso) ed infine da un album cumulativo di tutto ciò che avessero registrato sotto pseudonimo.
La somiglianza con la musica anni ’60 è disarmante, a differenza delle robe di tutti gli altri artisti neo-psichedelici è come se il Punk non fosse mai esistito, il Progressive Rock una cosa mai sentita e il Metal una leggenda metropolitana al pari di Big Foot. Inoltre, come se il progetto non fosse di per sé già esageratamente fico, ogni canzone tenta di omaggiare un artista inglese anni ’60 diverso, alcune sembrano degli inediti dei Pretty Things, altre potrebbero essere uscite da un album del ’67 dei Move e quelle altre lì da un bootleg dei Kinks (dovete capire che fino a quando Francesco mi lascerà scrivere su questo blog non.vi.libererete.MAI.dei.Kinks.M.A.I.).
Se a qualcuno possa mai interessare l’argomento Neo-Psichedelia eccovi qui un grande gioiello: Children of Nuggets.
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