Carla Moran è una donna dal passato sentimentale molto tormentato; ha avuto tre figli da due legami differenti.
Il primo marito è morto per le conseguenze di un incidente lasciandola sola con un figlio, Billy; in seguito la donna si è legata ad un uomo molto più grande di lei, unione dalla quale sono nate Julie e Kim prima che l’uomo abbandonasse la famiglia.
Coraggiosamente la donna reagisce riuscendo comunque a mantenere dignitosamente la sua famiglia con il lavoro.
Ma una sera mentre rientra a casa Carla viene aggredita da un qualcosa di apparentemente incorporeo e invisibile ma che in realtà ha una fisicità reale, tant’è vero che la donna viene brutalmente stuprata.
La bravissima Barbara Hershey interpreta Carla
E’ l’inizio di una serie di incidenti e avvenimenti inesplicabili, vista l’apparente mancanza di struttura fisica di quella che sembra essere un’entità maligna; per Carla ha inizio una vicenda complessa, perchè la donna, se da un lato è terrorizzata dagli avvenimenti, dall’altro sembra quasi appagata fisicamente dalla brutale aggressione.
Carla è quindi naturalmente scossa ma per sua fortuna ha un carattere forte; decide di rivolgersi al dottor Phil Sneiderman, uno psichiatra al quale racconta quanto le sta capitando.
I segni della brutale aggressione
L’uomo non solo non crede al racconto di Carla, ma la convince di essere preda di fantasmi creati dalla mente, auto punitivi e auto creati a livello inconscio per “castigare” il proprio comportamento nella vita passata; il fatto che la donna confessi di aver avuto un orgasmo durante la violenza rafforza la teoria del dottore sulla natura sessuale inconscia della vicenda.
Naturalmente non è così e gli attacchi continuano e ad uno di essi assistono sia suo figlio Bill sia il suo nuovo compagno che vede Carla posseduta dalla misteriosa entità, la quale lo colpisce anche con estrema violenza.
A questo punto Carla si rivolge ad un’equipe di scienziati e psicologi che capiscono di trovarsi di fronte ad un caso senza precedenti; Carla viene così convinta a vivere in una specie di reality show, con la sua vita spiata costantemente da telecamere.
Carla sta per essere aggredita
Gli scienziati ricreano anche una stanza nella quale viene piazzato un grande serbatoio pieno di elio liquido che nelle intenzioni del team dovrebbe servire a congelare la misteriosa entità che deve comunque avere una massa fisica visto che riesce a colpire “fisicamente” la sua vittima.
Ma l’espediente fallisce anche se dimostra in maniera inequivocabile che Carla è realmente perseguitata da qualcosa che non è otticamente visibile.
Sarà Carla a sbrogliare coraggiosamente la matassa, urlando contro l’entità che comunque non si sarebbe mai piegata alla paura e che anzi avrebbe combattuto d’ora in poi una battaglia solitaria.
Il film chiude con una didascalia che informa lo spettatore che Carla continuò ad essere perseguitata dalla misteriosa entità, anche se solo occasionalmente.
Il compagno di Carla tenta di allontanare la malefica entità
Le impronte sul corpo di Carla
Tratto dal romanzo omonimo di Frank De Felitta edito nel 1978, The Entity diretto da Sidney J. Furie è un thriller paranormale di eccellente fattura e di robusto impianto.
Ispirato ad una storia realmente accaduta, il film mostra con tensione e ritmo la serie di terrificanti avvenimenti che la sventurata Carla Moran si trova a dover affrontare all’improvviso, senza una logica o senza una minima avvisaglia che riporti ad un evento logico accaduto nel passato della donna.
L’entità violenta e stupratrice rimane senza forma, senza volto e senza sostanza; è annunciata al momento dell’azione da un martellare in crescendo che dona alle scene un fortissimo senso di angoscia che porta lo spettatore ad essere coinvolto materialmente in quello che accade.
Grazie alla superba prova di Barbara Hershey che interpreta Carla Moran allo spettatore sembra di essere presente sulla scena, di poter quasi sentire il respiro affannoso dell’entità, la sua violenza cieca e selvaggia quasi fosse praticata sul proprio, di corpo.
Il compagno di Carla assiste inorridito all’aggressione
La tensione rimane altissima per larga parte del film assieme al senso profondo di gelo che accompagna la sventurata Carla quando cerca inutilmente di parlare con la scienza ufficiale, rappresentata dal dottor Phil Sneiderman. Una scienza troppo positiva, che rifiuta a priori la possibilità che il racconto di Carla possa effettivamente contenere del vero e non essere parto di una mente sofferente.
E’ invece la scienza alternativa, quella più aperta a tutte le possibilità a risolvere in qualche modo l’enigma, anche se non con una vittoria.
Gli scienziati che tenteranno inutilmente di bloccare l’entità dimostreranno comunque che Carla non solo non è pazza ma che è preda di un autentico spirito incorporeo malvagio.
L’entità non sarà sconfitta ma sarà quanto meno ridimensionata dal coraggio sovrumano della donna qualunque, quella Carla che rifiuterà a priori di cedere senza combattere.
Sidney J. Furie, autore negli anni sessanta dell’ottimo Ipcress crea una riduzione dal romanzo di De Felitta rigorosa e quasi identica nella trama, con l’unica differenza che mentre nel romanzo le entità sono tre, una che fa da capo e due che eseguono gli ordini ,nel film come abbiamo visto l’entità è una sola.
L’entità arriva…
Un’entità che non parla, che agisce fulmineamente e che sembra provare particolare piacere nello stupro, un’entità che comunque alla fine non uscirà sconfitta ma soltanto ridimensionata e non di certo per merito della scienza ma soltanto perchè il coraggio di Carla è di gran lunga superiore alla paura che l’entità stessa ispira.
Il film sembra quasi un documentario dark, che mostra da un lato il coraggio e la forza di una donna eccezionale e dall’altro l’invisibile e incognito, una realtà sovrannaturale contro la quale non c’è alcuna possibilità di vittoria.
Se nei film con protagonista il maligno, come il celebre L’esorcista siamo di fronte a qualcosa di tenebroso ma vulnerabile (la forza della fede, l’esorcismo tout court, la preghiera) in Entity c’è una presenza oscura assolutamente invulnerabile, che tra l’altro agisce senza alcuna razionalità, preda solo di istinti apparentemente primordiali.
Una lotta quindi impari.
De Fellitta, l’autore del romanzo da cui è tratto il film, si ispirò alle vicende vere accadute ad una donna , Doris Bither che all’epoca dei fatti viveva in California nel piccolo centro di Culver City il cui caso venne seguito da due ricercatori, i dottori Kerry Gaynor e Barry Taff che per dieci settimane seguirono la donna e che si convinsero che quanto da lei raccontato non era affatto frutto della fantasia. Lo stesso De Fellitta fu presente durante la serie di esperimenti condotti dai due dottori e fu presente quando venne scattata la celebre foto dell’arco di luce sospeso nell’aria.
Carla, sconvolta, fugge in auto
Entity è un film molto affascinante, che gioca con una delle paure più difficilmente controllabili dalla mente umana, la paura del sopranaturale e dell’inconscio.
Sono i fantasmi ancestrali che più temiamo, perchè non razionalizzabili.
Un film decisamente riuscito, perchè crea atmosfera, è ben recitato e ha quindi tutti gli ingedienti per tener avvinto sulla poltrona lo spettatore.
The Entity
Un film di Sidney J. Furie. Con Barbara Hershey, Ron Silver, David Labiosa Titolo originale The Entity. Psicologico, durata 125 min. – USA 1981.
Barbara Hershey: Carla Moran
Ron Silver: Phil Sneiderman
David Labiosa: Billy
George Coe: Dr. Weber
Margaret Blye: Cindy Nash
Jacqueline Brookes: Dr. Cooley
Richard Brestoff: Gene Kraft
Michael Alldredge: George Nash
Raymond Singer: Joe Mehan
Allan Rich: Dr. Walcott
Natasha Ryan: Julie
Melanie Gaffin: Kim
Regia Sidney J. Furie
Soggetto dal romanzo di Frank De Felitta
Sceneggiatura Frank De Felitta
Produttore Harold Schneider
Fotografia Stephen H. Burum
Montaggio Frank J. Urioste
Musiche Charles Bernstein
Livia Giampalmo: Carla Moran
Mario Cordova: Phil Sneiderman
Angiolina Quinterno: Cindy Nash
Isa Bellini: Dr. Cooley
Le recensioni appartengono al sito www.davinotti.com
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Nonostante la premessa del film rischi di sembrare involontariamente ridicola (lo spettro stupratore o molestatore), bisogna ammettere che il regista Furie riesce a realizzare una pellicola che mantiene un certo livello di tensione, specie nella proma parte ma che soffre purtroppo (vista l’indiscussa esiguità della trama) di una certa ripetitività. Molto brava la protagonista.
Il tema è quello della possessione… E che possessione, quando si tratta del corpo di Barbara Hershey (la “sposa” -per un breve periodo- di Bill/David Carradine). Ma la paura qui è traslata sul piano dell’erotismo e i fantasmi, più che giungere da occulte dimensioni, sono il parto della mente (frenetica ed erotica) della protagonista: infatti Carla (la Hershey appunto) viene aggredita nottetempo da una “entità” che le provoca violenza carnale. Celebre il corpo toccato (plasmato) dalle mani del maligno quanto malizioso spettro…
Tra dramma e thriller venato di paranormale, Furie firma un discreto film di genere anni Ottanta. La tensione non manca ma è in parte smorzata da una sceneggiatura con qualche verbosità di troppo e di conseguenza da una durata eccessiva (due ore piene). A patire è soprattutto la parte finale. La scelta di parlare anche il vissuto della donna fa smarcare parzialmente la pellicola dalla “semplicità” di genere. Sforbiciato e con meno chiacchere sarebbe stato migliore, eppure non manca di interesse e di fascino.
La sceneggiatura è basata su un romanzo di Frank de Felitta a sua volta fondato, cosi pare, su una vicenda reale. Il limite del film risiede nella ripetitività delle situazioni, si narrano infatti dei continui e ripetuti assalti sessuali subiti da una giovane donna da parte di una non meglio identificata “entità”. Quello che invece convince è la grandissima interpretazione di Barbara Hershey nella parte della vittima di tali aggressioni. Sidney J. Furie dirige con mano sicura una pellicola che merita comunque una visione.
Dignitoso dramma paranormale che vede la bella Barbara Hershey madre single vittima di un’entità che la tormenta con continui abusi sessuali. Il film, tratto da un fatto di cronaca accaduto nel 1976 in California, alterna momenti di tensione abbastanza convincenti a lunghi dialoghi che diluiscono un po’ la narrazione portandola alla considerevole durata di due ore. Resta, a molti anni di distanza, un buon esempio di cinema del paranormale che in certi momenti ricorda un po’ il celebre Poltergeist.
All’epoca, l’unico spettro che avesse abusato sessualmente di una vivente, che io ricordi, era quello che si ripassò Pamela Franklin in Dopo la vita (1973), fra l’altro mentendole per riuscirci. Dunque assistere ai davvero “realistici” amplessi (parzialmente “invisibili”, perché l’entità non si vede e noi vediamo soltanto la Hershey che… ehm, “subisce” i bestiali assalti dell’arrapata entità…) ci fece un certo effetto, anche eccitante, perché non ammetterlo. Buona la prima parte, noiosissima la seconda.
Uno dei miei film del cuore. Definirlo horror è assai riduttivo: una scioccante derivazione della ghost story, mixata con la parapsicologia. La Hershey è a dir poco straordinaria (nonchè al massimo del suo splendore) e i continui attacchi dell’entità invisibile sul suo corpo restano nella memoria. Ottima la musica di Charles Bernstein sempre in crescendo e martellante e straordinaria regia di Furie, che non raggiungerà mai più questi livelli. Insieme all’Esorcista, uno dei rari film che scava nell’orrore quotidiano. Plauso per Ron Silver.
Tramite un modus narrandi molto lento, costruito a tappe, che si risolve dell’epifanico finale, questo Entity riesce nella sfida di farci stare incollati allo schermo per 2 ore. E gia questo è un buon biglietto da visita, per un film paranormale che non presenta grossissimi difetti o lacune clamorose. Per gli amanti del paranormale, visione quasi forzata.
Culto personale amatissimo, Entity è fortunatamente un poco catalogabile oggetto filmico: con un’irriducibile vocazione realistica (lo sceneggiatore De Felitta trae il soggetto da una storia accaduta), spazia dallo psico-thriller al dramma familiare, senza farsi mancare profonde venature (h)orrorifiche. Furie (al suo miglior film) gira come Polanski ma senza concedere manco un ghignetto, ne deriva un’atmosfera satura e irrespirabile come l’odore dell’entità. Barbara Hershey è fantastica nel rendere in corpore viri le sfumature della “posseduta”. Lunghetto.
La cose più interessanti di questo discreto horror diretto dallo scafato Sidney J. Furie sono gli attacchi e le conseguenti violenze carnali che subisce una splendida Barbara Hershey (sicuramente non lasciano indifferenti noi maschietti). Gli effetti speciali sono ridotti al minimo e fanno tutto sommato il loro lavoro. L’ultima parte del film però è debole e il finale brutto e un po’ ridicolo. Comunque sia una visione la merita.
A differenza di altri film del genere ‘possessioni diaboliche’, questo parte da una storia vera (come si legge sui titoli di coda). L’elemento fantastico-orrorifico (alla Poltergeist per intenderci) viene messo da parte per raccontare la vicenda della posseduta Carla Moran nel modo più realistico possibile concentrandosi sulla sua fragile psicologia di donna dall’infanzia terribile. La Hershey poi sembra sul serio terrorizzata e i suoi sguardi sono la cosa più efficace, anche più degli effetti.
La foto scattata durante l’esperimento condotto alla presenza di Doris Bither
La copertina del libro di De Felitta