A meno che non siate degli irriducibili sfigati sin dalla vostra infanzia, avrete avuto o avrete tutt'ora come il sottoscritto un mito da seguire. Che sia sportivo o no non ha importanza, quello che importa è il rapporto che intercorre tra l'adulatore e la sua rispettiva icona. In che modo si relazionerebbero se avessero un bel pò di tempo da spartire insieme?Probabilmente questo si sarà chiesto Scott quando si accingeva a stilare il soggetto di questa pellicola, che, seppur risulti superficiale un pò in tutti i reparti, fa riflettere su come siano insignificanti le celebrità, i calciatori e chi più ne ha più ne metta senza i fans. I fans pagano il biglietto allo stadio e ti danno lo stipendio milionario, i fans ti rendono ricco e famoso, i fans ti fanno montare la testa, i fans non vogliono vederti cambiare.
Gil Renard è uno di questi, ed è interessante come una passione per un idolo possa trasformarsi in una fissazione mitomane capace di spingerlo fino all'inverosimile. Scott decide di estremizzare il concetto di "idolatrare" mettendo il protagonista nelle mani di un superbo De Niro affiancato dal gran figlio di puttana che risponde al nome di Wesley Snipes. Il problema sta tutto nell'immedesimazione che a lungo andare ti porta a distoglierti dalla realtà: SVEGLIATI! stai vedendo una cazzo di partita di baseball e nulla più, è puro intrattenimento. Parafrasando i disordini negli stadi è come se vedessi morire al cinema Stallone e per conseguente incazzatura darei fuoco al cinema e farei cortei sotto la multisala, che cazzo di senso avrebbe?Tony Scott