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Trama semiseriaPrimi anni '90. La HBO sta preparando un documentario sul grande ritorno sul ring di Dicky Eklund, un pugile che grazie ai suoi successi è diventato una gloria locale. Peccato che le cose non siano esattamente così e il motivo delle riprese sia un altro: che vogliano proporgli di diventare il protagonista di un reality-show? Nah, siamo nel 1993 e quella merda (ancora per poco) non esisteva.Intanto Dicky allena suo fratello Micky Ward (Mark Wahlberg), pugile professionista in ascesa schiacciato però dal comportamento sopra le righe del brother e dalla madre manager. Riuscirà a diventare il nuovo Rocky?
Recensione cannibaleTratto da una storia vera, una di quelle molto ma molto americane, The Fighter è un gran bel film. Uno di quelli che avvincono dall’inizio alla fine, imperdibile per tutti gli appassionati delle pellicole sulla boxe, ma che al termine della visione non mi ha lasciato un segno così indelebile nel cuore.Quello che mi è rimasto dalla visione di questa pellicola è allora soprattutto un Christian Bale davvero oltre, enorme, gigantesco, in grado di impossessarsi del resto del film. Il suo personaggio è alquanto particolare: un tipo molto estroverso e iperattivo, una forza della natura, l’idolo della tipica cittadina di provincia (per non dire di merda) americana per via del suo passato di successo. Perché allora un pugile ha un aspetto così magrolino, tanto che Bale ha dovuto dimagrarire quasi quanto per L’uomo senza sonno? Per evitare spoiler non ve lo dico, ma è lì che si annida la parte più interessante della storia e che devia dalla solita vicenda pugilistica tra alti e bassi, comunque raccontata in maniera impeccabile e con una regia di buon livello da parte di David O. Russell, già dietro allo stralunato ma piacevolmente folle I ♥ Huckabees. In un primo tempo il film doveva essere diretto da Darren Aronofsky, ma il progetto si era stoppato per lo sciopero degli sceneggiatori e poi Aronofsky aveva preferito girare il meno ruffiano The Wrestler.
Tornando a Christian Bale è vero, sono di parte, è il mio attore preferito, in pratica l’equivalente maschile di Natalie Portman, giusto un filo meno grazioso. La sua folle e spassosissima interpretazione dello yuppie serial killer Patrick Bateman di American Psycho rimane per me tra le interpretazioni più allucinate nella storia del cinema (se la gioca con il Jack Nicholson di Shining), però questa va a insidiarla da vicino. Indubbiamente da Oscar.
Seppur schiacciato dietro a un personaggio così ingombrante, il vero protagonista del film è, suo malgrado, Mark Wahlberg nei panni di Micky Ward. La sua è la classica parabola alla Rocky, con l’interessante variante famigliare. Oltre a volersi staccare dall’ombra fraterna, Micky deve vedersela con una famiglia di quelle molto numerose e molto presenti in ogni sua scelta lavorativa e affettiva, visto che a fargli da manager c’è la madre (una Melissa Leo brava, ma la nomination all’Oscar mi pare eccessiva) e quando porta a casa la sua nuova fidanzata, la barista Amy Adams (per lei la nomination ci sta), tutte le varie zie rompiballe la caricano e insultano di brutto e in coro, nel corso delle scene più divertenti della pellicola.La famiglia allargata di classici burini a stelle e strisce, l’ambientazione anni ’90 e soprattutto l’intepretazione larger than life di Christian Bale sono dunque i valori in più di questo film in grado di diventare un piccolo classico tra i film di pugilato. L’unica cosa che gli manca è allora un pizzico di cattiveria in più, il colpo in grado di stenderti K.O.(voto 7+)
Personaggio cult: Dicky Eklund alias Christian BaleCanzone cult: “Strip my mind”, Red Hot Chili Peppers
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