Amanda è un'attricetta che ha vissuto il suo quarto d'ora di celebrità recitando , si fa per dire, in uno slasher di un certo successo, Camp Bloodbath, in cui faceva una brutta fine sotto i colpi di machete del bruto di turno, ma è un po' che fatica a trovare una scrittura decente.Vive con la figlia adolescente Max e stavolta muore per davvero in un incidente stradale.
Dopo qualche tempo dalla sua morte un amico di Max organizza una serata omaggio a Camp Bloodbath e al suo sequel ma le cose non vanno come dovrebbero andare.
Per uno strano susseguirsi di coincidenze il cinema va a fuoco, Max con i suoi amici per salvarsi attraversa lo schermo e si ritrovano come per incanto nel film che stavano vedendo.
Ora tutto sta a sopravvivere alla furia del bruto col machete.
Andando ad esaminare i credits del film non si può non rimanere sorpresi: e chi si aspetta un gioiello di metacinema di siffatta bellezza dalle menti di due sceneggiatori praticamente esordienti ( Fortin e Joshua Miller ma costui è stato attore con un discreto curriculum) e da un regista, Todd Strauss-Schulson, molto attivo in tv, con molti corti nella sua carriera e pochissimo cinema?
Nessuno, io, meno di tutti.
E invece ci troviamo di fronte a uno spartiacque del genere allo stesso modo in cui poteva essere The Cabin in the Woods non più tardi di tre anni fa.
Allora avevo salutato quello che ritenevo l'horror definitivo, ora mi vedo costretto a rifarlo.
Stavolta saluto lo slasher definitivo.
Ma definitivo perché?
Proprio qualche giorno fa parlavamo del linguaggio cinematografico di The Green Inferno, ultima ( o meglio penultima ) fatica di Eli Roth, quindi non proprio l'ultimo arrivato nel genere.
E dicevamo che era un qualcosa di vecchio, ho usato il termine decrepito per un film che voleva dire qualcosa di nuovo, richiamarsi a un genere che nel passato ha avuto un discreto successo e che oggi è scivolato irrimediabilmente nel dimenticatoio, il cannibal movie,
Cosa che in un certo senso è successa anche allo slasher anche se in tono minore: seppur con produzioni piccole , nelle pieghe dei vari listini indipendenti, uno slasher si trovava sempre.
E noi qui a parlare, spesso anche a sparlare, di film nati vecchi e con canoni estetici ormai superati.
Ecco,
The Final Girls prende spunto, linfa vitale da questo per mettere in campo tutta la sua genialità.
Cita palesemente uno degli slasher più famosi della storia del cinema, ogni riferimento in questo film a Venerdì 13 è puramente voluto, lo disseziona vorticosamente ma non come farebbe l'allegro chirurgo in un gioco da tavolo, ma proprio come un anatomo patologo attento a studiare il suo reperto, a rispettarlo profondamente non rovinando nulla e consegna al pubblico un piccolo capolavoro di cinema nel cinema.
Si usa quindi il linguaggio vecchio per dire qualcosa di nuovo.
Il contrario di quello che succedeva in The Green Inferno.
The Final Girls osa fin dove aveva osato The Cabin in the Woods e forse ancora di più: se quel geniaccio di Whedon aveva fatto metacinema codificando i vari sottogeneri appartenenti formalmente all'horror, Fortin, Joshua Miller ( sceneggiatura), Todd Strauss Schulson ( regia ) e tutta l'allegra combriccola codificano le componenti del genere slasher.
Abbiamo dei personaggi con delle precise caratteristiche e tendenze che rispondono a determinati stereotipi ( il maschio infoiato che pensa al sesso anche quando è in pericolo di vita, la sciacquetta che si accinge a perdere la verginità ecc ecc) ma inserisce anche altri elementi che arricchiscono il tutto e lo rendono grande: il gioco continuo con lo spettatore su chi sarà la "final girl " del film ( la final girl è in gergo cinematografico l'unico personaggio che riesce a sopravvivere alla furia del maniaco in ogni slasher che si rispetti e deve essere rigorosamente vergine e qui di vergini in campo ce ne sono due, Amanda e Max, sua figlia che per questo tenta di far rimanere vergine la sua mamma di celluloide a tutti i costi) e la descrizione di un rapporto tra madre e figlia che raramente si è vista al cinema, men che meno nell'horror.
Amanda e Max e il loro rapporto di detti e non detti, di piccole omissioni e grandi scherzi del destino è un qualcosa che a tratti sfiora persino la poesia. e vi assicuro che non è uno sproposito parlare di poesia in un film che dovrebbe far parte della serie B cinematografica .
Altra cosa che rende The Final Girls un film vincente sotto tutti i punti di vista è la sua ironia, o meglio la sua autoironia.
Siamo nel metacinema puro ma non ci prendiamo affatto sul serio si ride e non ci sono spiegoni trituranti.
E usciamo di scene sulle note di Bette Davis Eyes.
Chiusura perfetta.
PERCHE' SI : è lo slasher definitivo, anzi il metaslasher definitivo, tanta ironia contagiosa, attori che stanno al gioco e tanta tanta altra roba.
PERCHE' NO : faccio fatica a trovarne, a chi non piace il genere...
LA SEQUENZA : l'arrivo a Camp Bloodbath , in mezzo al suo loop spazio temporale.
DA QUESTO FILM HO CAPITO CHE :
Anche stavolta ho parlato di film definitivo.
Almeno fino al prossimo titolo per cui spenderò questo termine.
Sono passati tre anni da quando l'avevo speso l'ultima volta ( The Cabin in the Woods)
Avrei voluto che non finisse mai
Di sicuro è l'horror dell'anno.
( VOTO : 8,5 / 10 )