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The Following e il serial twitter killer

Creato il 06 febbraio 2013 da Symbel

The Following e il serial twitter killerCi stavano girando intorno da diverso tempo e alla fine ci sono riusciti.
Una serie TV nella quale mettere dentro in modo pesante i social network come spina dorsale della trama.
Ieri ho visto la prima puntata di Following, doppiata in italiano, nuova serie tv della Fox che vede l’esordio di Kevin Bacon sul piccolo schermo.
C’è il solito serial killer, il solito poliziotto in congedo per motivi di salute, causati proprio dalla cattura del serial killer e che poi si rovina con l’alcool.
Il serial killer evade dal carcere di massima sicurezza, il poliziotto viene richiamato in servizio come consulente delle indagini perché è considerato il massimo esperto proprio su quel serial killer, sul quale ha scritto pure un libro, il serial killer riprende ad uccidere.
Dove sta la novità?
Cosa c’entrano i social network?
E qui viene il bello (o il brutto).
Il serial killer nei suoi anni scontati in cella ha avuto la possibilità di accedere alla rete dalla biblioteca dell’istituto penitenziario, pur essendo sorvegliato a vista, e tramite quella connessione si è fatto tanti follower (termine diventato famoso per indicare i contatti su Twitter) che naturalmente, totalmente rapiti dalla personalità carismatica del criminale, che fanno? Ma ovvio, uccidono!
Questo in sintesi quello che viene fuori dal primo episodio, che non lesina atmosfere cupe e uccisioni truculente, giustificate anche dal fatto che il serial killer è uno studioso appassionato, fino all’immedesimazione, dei racconti Edgar Allan Poe.
L’episodio introduttivo e i successivi (chi non teme l’inglese può vedere fino al 3 episodio pescandolo sui circuiti soliti) sanno di già visto, l’indugiare sui particolari sanguinolenti è roba da CSI o da Criminal Minds, che però risulta nettamente un prodotto più maturo e riflessivo. I dialoghi sono deludenti e il protagonista principale, che svetta su tutti, è la pozza di sangue.
L’unico punto di novità rimane il discorso sui social e la capacità della rete di create in poco tempo, in pratica, una setta.
Non me ne vogliano i suoi sostenitori e non me ne voglia la par condicio ma sembra, in senso ovviamente non criminale, la descrizione della parabola nel suo tratto ascendente della nascita e sviluppo del Movimento 5 Stelle, di fatto cresciuto intorno ad un blog gestito da un leader carismatico.
La parte relativa alla capacità della rete di creare relazioni tra le persone, connessioni ideologiche e organizzare la rabbia e la protesta sono innegabili e tutto sommato non del tutto campate in aria.
Stupisce semmai il fatto che nel 2013, con i social in piena espansione e introdotti in una narrazione che non è quella di un film di fantascienza, si rappresentino ancora dei “followers” plasmati a tal punto dalla Rete da poter esser telecomandati come tanti robottini privi della propria capacità di discernere il bene dal male e di avere un proprio punto di vista sulla realtà. O no?



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