Tutto è imperfetto. Non c’è tramonto così bello da non poterlo essere di più. (Fernando Pessoa)
Siamo giunti verso la fine dell’estate, della stagione che da sempre regala potenti afflati di leggerezza e pace, che incanta con il suo vorticoso movimento umano, che sazia con il tempo messo a disposizione, con la spuma delle onde dei mari cui attraccare o con i rumori delle strade cittadine che si sono varcate.
Sole ovunque, salvo sporadici capolini di piogge rigeneratrici che squarciano un cielo terso e mieloso, in cui il sole comanda la scena nella consueta e quotidiana interpretazione di se stesso, quando va a sorgere e quando volge al tramonto.
Fermiamoci sulla sua dipartita. Quando quell’immensa sfera infuocata decide di salutare il giorno e nascondersi dietro la complicità della fraterna luna, ecco che noi rimaniamo abbagliati e ipnotizzati da uno spettacolo a cui molto spesso non evitiamo di assistere.
Spettatori consapevoli come pubblico colto di sorpresa, ma non troppo, ovunque ci troviamo e qualunque cosa tenda a distogliere la nostra attenzione, lo scenario del tramonto non cessa mai di incamerare occhi e sguardi affamati di bellezza.
Possiamo trovarci su spiagge cariche e complici, e quasi in modo unanime decretiamo la meravigliosa opportunità che una locazione di questo tipo regala all’atmosfera che il tramonto sprigiona, come immersi in un luogo selvaggio, che possa essere la metropoli come una campagna sterminata, parimenti l’effetto straordinario che il sole crea quando lascia l’ultimo suo saluto sulla terra mantiene il suo accorato plauso con la medesima intensità.
La visione dei tramonti è spesso impreziosita dai nostri gesti e dalle nostre emozioni. È la cartina tornasole di certi stati d’animo, e ognuno di noi riversa in quell’istante di naturale meraviglia un fulgido e spontaneo pensiero, scandito spesso da un sorriso sornione, da pupille lucide, da risate scroscianti, da spalle che si appoggiano ad altre spalle, come da solitudini sublimi che non necessitano di ulteriore rumore.
Già, il rumore del tramonto, spesso sussurrato appena come urlato con forza. Perchè se il tramonto va a parlare di noi, non merita tanto il nostro sguardo, poichè la vista spesso elude ogni particolare accurato e si perde tra lo strabuzzo delle luci, ma piuttosto ascolto, in silenzio, con gli occhi socchiusi, e tutti i suoni che accompagnano il suo fragore come la sua personale ninna nanna prima del congedo, ci saranno rivelati.
Questa settimana The Freak omaggia il tramonto come fenomeno naturale dale splendide movenze, da cartoline avvenenti e fotografie da mozzare il fiato anche ai più duri di cuore, ma soprattutto decreta il tramonto quale fenomeno intellettuale, come lo definiva Fernando Pessoa, che sprigiona sensazioni talmente contagiose e intime da far calare fiumi d’inchiostro e brandelli di anime lontano da congelatori scomodi.
La musica scelta per l’occasione esprime le emozioni che il tramonto ha suscitato nei ragazzi di The Freak, le più varie e sfaccettate, ognuna delle quali porta con sè un microcosmo particolare e speciale, tanto da portare uno dei nostri autori a pennellare le note della chart con parole inebriate di forte senso crepuscolare, rafferme in un’avvolgente scorcio carnale come mentale, per andare a descrivere un tramonto che per quanto intimo, adesso apparterrà a tutti noi, come ogni cosa che viene rivelata dalle parole più autentiche.
Buon ascolto e buona lettura
Sono io il tramonto
E’ ora, in ginocchio al cielo
bagnato alle gambe.
E ora come un raggio di luce morente,
guardato dal mondo e dagli amanti in riva al mare.
Un silenzioso urlo d’amore
che si riflette sull’acqua
e sulle barche riposate.
Non giunge che un’eco di onde che si infrangono
mentre soffocato scendo tra le tue braccia.
Sono io il tramonto irto e pieno d’amore
la rappresentazione romantica della passione
il cuore a cui si cedono i propri pensieri
il soliloquio delle proprie riflessioni.
Scendo piano colmo di gloria
e di verità distrutte.
Sono la luce e porto la notte
io sono il tramonto,
la musica più bella
la musica più dolce.
Non girarti,
aspetta che io affondi
aspetta che io naufraghi
le mie lacrime non si vedono
le ho già cedute a te
e al mare.
Io non ho corpo
sono solo il tramonto
La luce e la notte.
25-03-2011
Pietro Maria Sabella
Un ringraziamento particolare a Cristina Buonerba per la concessione della fotografia
Njosnavelin – Sigur ros
Concierto de Aranjuez – Paco de Lucia
Tramonto Occidentale – Franco Battiato
Costruire – Niccolò Fabi
When you look at the world – U2
Crepuscolaria – Otto Ohm
Tenderly – Chet Baker
Hours – Tycho