Justine è la figlia di un avvocato che lavora per le Nazioni Unite e rimane sconvolta da una lezione universitaria sull'infibulazione delle bambine in Africa. Decide così di abbracciare la causa di giovani attivisti contro lo sfruttamento della foresta amazzonica.
Insieme ad un gruppo di loro parte per il Perù al fine di compiere un'azione dimostrativa per fermare i lavori di distruzione della foresta.
Si incatenano agli alberi in diretta tv ed ottengono quello che si erano prefissi: la pubblicità per il loro gruppo.
Durante il viaggio di ritorno però il loro piccolo aereo che li riporta a casa cade nel bel mezzo della foresta che volevano tanto difendere. E diventano preda di una tribù di cannibali.
Storia di un film scandalo che la leggenda vuole che sia stato fermo ai box per oltre due anni per varie motivazioni folkloristiche tipo censura per scene troppo cruente, il rifiuto di tornare a un genere estremo come quello del cannibal movie , il richiamarsi con molta ostentazione a un film come Cannibal Holocaust, ancora proibito in molti Paesi del mondo e altre amenità assortite .
Pare che la realtà sia molto meno romantica e folk: pare che The Green Inferno sia stato preso in mezzo a diatribe produttive e di marketing facendo la fine del vaso di coccio in mezzo ai vasi di piombo.
Pare che non abbiano fatto uscire il film al cinema prima perché non gli si poteva assicurare una promozione adeguata.
Che tuttavia gli è stata garantita dal tam tam delle voci riguardanti la sua uscita da due anni a questa parte.
Ma insomma come è questo The Green Inferno?
Trincerandomi dietro definizioni sofistiche e supertecniche potrei citare la cagata pazzesca fantozziana ma mi sforzerò di essere un po' più circostanziato.
Potrei nascondermi anche dietro a un più gentile ....tanto tuonò che non piovve.
La cosa vera di The Green Inferno è che pur durando meno di 100 minuti , durata comunque ragguardevole per un horror, annoia tanto.
Si comincia con quaranta minuti in cui praticamente non succede nulla, il solito teatrino con introduzione di personaggi stantii e che non fanno nulla per elevarsi rispetto allo status di carne da macello che sembra sia stato disegnato apposta per loro, il consueto tema dello spaesamento in terra straniera come Hostel docet, il trito e ritrito uso di effetti piuttosto rustici per aumentare lo shock in quella parte di pubblico che ancora può venire shockata da una decapitazione o da un uomo fatto a tranci col machete.
L'unica variante rispetto a uno slasher normale è che chi viene fatto a tranci con l'arma bianca viene poi trattato come una porchetta e messo al forno dopo averlo spellato e scarnificato.
E pare che dell'uomo , come succede col maiale , non si butta via niente.
Eli Roth poi non si fa mancare nulla e ci propina anche la testa del malcapitato con la mela in bocca come un maiale al forno qualunque.
Può bastare questo e qualche altro effettaccio per fare un buon film horror nel 2015, pardon , nel 2013?
No, non basta e non è sufficiente neanche usare furbescamente il fuori campo per cercare di aumentare la sgradevolezza ed evocare ulteriore orrore.
Il problema è che Eli Roth continua a usare un linguaggio cinematografico decrepito cercando di mascherare il tutto da horror politico.
Ecco la politica in The Green Inferno.
Parliamone.
Il film pone sullo stesso piano la mostruosità dello sfruttamento della foresta amazzonica e della distruzione delle popolazioni che lì vivono da millenni, a quella degli autoctoni che non si fanno scrupolo a mangiare propri simili, a essere dediti alla pratica del cannibalismo.
Anzi. forse quello che uccidono per denaro per rubare chilometri quadrati di verde al pianeta sono peggiori.
Ora va bene tutto, il messaggio che si legge tra le righe posso anche parzialmente approvarlo ma sembra veramente tutto scritto con i piedi, talmente grossolano da esondare nel ridicolo involontario tutto talmente esibito da risultare sovraccarico e fastidioso.
E non c'era bisogno di creare un personaggio odioso come il capo degli attivisti ( a cui il buon Eli fa compiere ogni azione nefasta, persino una masturbazione in pubblico per mantenere il cervello attivo) e di sottolineare con la postilla sul finale come l'opinione pubblica sia facilmente raggirabile dai mass media.
Il problema di The Green Inferno è che a dispetto delle aspettative si rivela essere un film come tanti altri, anzi anche peggiore di altri.
Nessun guizzo , nessuno scatto in avanti.
Peccato.
PERCHE' SI : qualche contrappunto ironico nella prima parte che alleggerisce la noia, effetti speciali molto rustici che fanno il loro porco lavoro, gli occhi della signora Roth, alias Lorenza Izzo nella parte di Justine.
PERCHE' NO : linguaggio cinematografico decrepito, attori dimenticabili, messaggio talmente esibito da risultare fastidioso.
LA SEQUENZA : la caduta dell'aereo nella foresta
DA QUESTO FILM HO CAPITO CHE :
A me Eli Roth sta simpatico ma forse è meglio che rimane solo a produrre e a fare il talent scout non il regista.
Mai fidarsi della pubblicità.
Mai avere aspettative troppo alte per un fondo di magazzino di due anni.
A volte le leggende stravolgono la realtà.
( VOTO : 4 / 10 )