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The Guardian: “normalizzare la pedofilia per proteggere i bambini”

Creato il 26 gennaio 2013 da Uccronline

http://ottopagine.net/files/2012/11/pedofilia-thumb.jpg“La decadenza è in marcia”. Così commenta il National Review Online, il recente articolo pubblicato dal “Guardian” dove l’autore Jon Henley, ripropone le ormai note tesi per lo sdoganamento della pedofilia come «orientamento sessuale» al pari, né più né meno, dell’eterosessualità.

Alla base di tutto, vi è un’udienza del parlamento canadese  (crf. Ultimissime 11/4/11) in cui sono stati ascoltati il dottor Vernon Quinsey, professore emerito di psicologia presso la Queen’s University e il dottor Hubert Van Gijseghem, ex professore di psicologia presso l’Università di Montreal e un intervento sulla Harvard Mental Health Letter, entrambi concordi nell’affermare che in qualità di «orientamento sessuale», la pedofilia è verosimilmente non correggibile. Incorreggibilità su cui Wesley Smith, giornalista del National Review Online, ironicamente concorda: è, infatti, per questo che «una volta rilasciati di prigione», i pedofili sono «registrati alla polizia» per essere sempre tracciati.

Quello che invece si può correggere, riporta il “Guardian”, è la «percezione sociale». Un «ampio cambiamento sociale è necessario», viene sostenuto  nell’articolo, «lasciando che i pedofili siano dei membri ordinari della società», si aiuterà a proteggere i bambini. Si tratta fondamentalmente di normalizzare la pedofilia, venire a patti con la sua esistenza come declinazione naturale della sessualità umana, per “responsabilizzare” e valorizzare i pedofili che hanno volontariamente scelto l’autocontrollo ed aiutare chi non ci riesce. Tesi, questa, poco convincente per Smith per il quale, «molti [...] ricevono già aiuto per controllare i loro impulsi, prima di rovinare una vita», nondimeno, trasformare «l’aberrante ed il patologico in qualcosa di accettabile non aiuterà a proteggere i bambini». Ma a preoccupare davvero Smith è quella che lui definisce come ‘acriticità morale terminale’, ovvero il lento ed inesorabile passaggio dalla proibizione all’accettazione. «Se una visione del genere dovesse entrare nell’opinione pubblica -e ci sembra vicina-», conclude, «siamo sulla strada per la morte culturale».

Nicola Z.


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