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The Hateful Eight, di Quentin Tarantino

Creato il 12 febbraio 2016 da Rivista Fralerighe @RivFralerighe

The-Hateful-Eight

Insolito. Non esiste una parola più adatta per descrivere “The Hateful Eight”, l’ottavo film di Quentin Tarantino.

Ma la parola “insolito” non basta per esprimere un giudizio. Non lascia intendere se l’opera sia buona o mediocre, degna o meno di essere vista.
Be’, partiamo dalle cose semplici: il Tarantino degli anni d’oro non esiste più. Dimenticate Pulp Fiction, Kill Bill e Le Iene. Siamo su un altro livello, sicuramente inferiore.

Però.
Però c’è un però.

Sarà che prima di andare al cinema ho letto diversi commenti negativi, sarà che temevo un obbrobrio stile “Grindhouse: A prova di morte”… insomma, sarà che avevo aspettative molto basse, ma a me il film è piaciuto.
Non è un capolavoro, non farà la storia del cinema come i film che ho citato poco sopra, non affitterò il DVD preso dalla smania di rivederlo, su questo non ci piove, ma ha sicuramente i suoi lati intriganti.

hateful 8 coffee

In primis, non è prevedibile. Certo, sin dal principio si ha qualche sospetto sul finale, anche in virtù del richiamo evidente a Le Iene (tante persone armate e pericolose costrette a stare insieme in un ambiente ristretto…) ma è il modo in cui si arriva al finale a rendere interessante il film. Si resta lì a guardare, chiedendosi dove voglia andare a parare quel pazzoide di Quentin. Tra colpi di scena ben riusciti, personaggi interessanti e una continua commistione di generi, di sicuro la banalità resta fuori dalla porta, insieme alla tormenta.
Questa sorta di bizzarro magnetismo della pellicola fa perdonare anche il ritmo lento, molto lento. Certo, cresce impercettibilmente per tutta la durata del film, e verso la fine si fa teso il giusto, ma siamo comunque lontani chilometri dalle pellicole adrenaliniche degli anni d’oro.
Ottimi gli attori, Samuel Jackson si conferma un gigante e tutti gli altri si fanno onore, anche quando i ruoli sono molto più marginali di quanto si potrebbe credere dal trailer (Madsen e Roth, per fare due nomi).

Hateful 8 Jackson

Ci sono però dei punti davvero dolenti.
L’aspetto più deludente del film è la colonna sonora: porta la firma di Ennio Morricone, ma è degna di un qualsiasi studente di pianoforte alle prime armi. Sembra quasi una di quelle musiche da fiction di serie B, una di quelle che nascono da indicazioni tipo “aò famme ‘na cosa che mette ‘n po’ d’anzia, daje… du’ note che se ripetono… che ce vòle…” E il dialetto romanesco lascia ben intendere a quale tipo di fiction scadente mi riferisco. Senza per questo voler sminuire Morricone, che non ha bisogno di dimostrare ulteriormente il suo talento.

C’è poi una sensazione di auto-parodia, di cazzeggio, di non senso del film, che a tratti si fa prepotente e lascia perplessi, insoddisfatti. Sembra quasi un Quentin demotivato, in crisi, ormai privo di storie veramente interessanti da raccontare. Tutto a un tratto, i riferimenti insistenti di un possibile ritiro dopo il decimo film assumono un altro senso, suonano ragionevoli, anche se resta sempre la speranza per un gran finale, un capolavoro di fine carriera degno dei primi lavori.

hateful 8 madsen

Il mio consiglio? Se siete fan di Tarantino guardatelo, c’è del buono. Ma non vi aspettate troppo: il meglio, probabilmente, è già stato dato.

Aniello Troiano



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