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The Hateful Eight – Il Tarantino più maturo

Creato il 16 febbraio 2016 da Paopru

Trailer


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Girare un western dopo un western suonava strano alle orecchie dei fan. The Hateful Eight sarebbe venuto dopo Django Unchained e in molti temevano che Tarantino avrebbe rifatto un secondo Jackie Brown, che all’epoca non fu altro che una scopiazzatura di Pulp Fiction. Ma non era il canto del cigno di un genio, era solo la transizione dal gangstar movie a qualcosa di nuovo, contaminato da nuove idee seminali. E venne Kill Bill.

The Hateful Eight non è un Django parte seconda, è qualcosa di diverso, qualcosa che nella mente di Tarantino esisteva da tempo ma che non era ancora venuto fuori. Immaginate di prendere Le Iene, spruzzarle con un po di western post guerra civile, condirle con Agatha Cristhie ed avrete un’approssimazione di quello che The Hateful Eight vi offre. Se avete letto Dieci Piccoli Indiani, uno dei maggiori successi della scrittrice saprete di cosa sto parlando. Come nel libro, non tutto ciò che inizialmente ci viene presentato è quello che in realtà è.

Il film racconta di otto loschi personaggi intrappolati da una gelida tempesta di neve nella taverna di Minny. Ognuno ha una propria storia alle spalle e non si risparmia nel raccontarla dettagliatamente, benchè qualcuno affermi di essere chi in realtà non è. I conti non tornano e più il film procede più si diventa sospettosi e paranoici, nell’attesa che questo qualcuno faccia la propria mossa. The Hateful Eight scorre veloce e non si patisce per nulla l’assenza di azione a causa di una storia che rapisce fin da subito grazie a personaggi ben scritti e al contempo ben interpretati.

La cosa che funziona molto bene nel film è la gestione dei tempi e non poteva essere altrimenti in una pellicola che si regge solo sulla sceneggiatura. Il cambio marcia tra primo e secondo tempo è la chiave del suo successo, un passaggio brusco e per nulla graduale nel quale si passa dagli umori calmi e pacati delle chiacchiere da salotto alle fontane di sangue. 


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La nota più curiosa che si può leggere recentemente su The Hateful Eight è la vicenda della chitarra. Se osserviamo quella scena con la piena consapevolezza dei fatti, non potremo non renderci conto dell’evidente sofferenza di Jennifer Jason Leigh di fronte al fattaccio. Kurt Russel difatti, a causa di una incomprensione con Tarantino, ad un certo punto strappa dalle mani dell’attrice una chitarra e la frantuma fracassandola contro una trave. La chitarra in questione era un pezzo da museo vecchia di cento anni, prestata appositamente per girare la scena. Jennifer Jason Leigh era consapevole di tutto ciò e da amante della musica, si era offerta di volerla perfino comprare al termine delle riprese.

Perché dico tutto questo? Perché Quentin Tarantino, nonostante sapesse che Kurt Russel stava frantumando un pezzo di storia della musica americana in favore di camera, ha continuato a girare senza urlare lo Stop che obbliga gli attori a fermarsi. La ricerca dell’autenticità nelle cose è sempre stato un tratto interessate dei film di Tarantino e qui l’occasione per il regista è stata troppo ghiotta per farsela sfuggire. Realismo, verità, autenticità e improvvisazione. Tutte parole che per noi voglio dire poco, ma che per un regista sono la quintessenza della recitazione, il distillato più puro della fusione tra attore e personaggio.


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Immancabile inoltre il riferimento ai classici topos del cinema tarantiniano. In particolare al tabacco Red Apple, storica marca di sigarette inventata da Tarantino e presente in tanti suoi film fin da Le Iene. Inoltre il personaggio interpretato da Tim Roth Oswaldo Mobray aka Pete Hicox porta lo stesso cognome di Michael Fassbender in Bastardi Senza Gloria  Archie Hicox. La straordinaria connessione tra i due personaggi è verificata dalle parole dello stesso Roth, che definisce Pete il bisnonno di Archie. 

Morricone firma a 87 anni una colonna sonora fresca e originale con alcuni passaggi davvero memorabili grazie ai suoni di ottoni e percussioni. Morricone è stato candidato all’Oscar nella categoria Miglior colonna sonora e probabilmente vincerà la statuetta il prossimo 28 febbraio, John Williams e Star Wars permettendo.


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