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Jackson, Mississippi, 1962. La giovane Skeeter torna dal college decisa a diventare scrittrice e a fare qualcosa di utile, in quest'ordine. Matura così la decisione di unire queste due aspirazioni in un unico progetto: scrivere un libro basato sulle esperienze dirette delle domestiche di colore che hanno trascorso un'intera vita al servizio delle famiglie bianche. Ovviamente, questa iniziativa verrà percepita come a dir poco sovversiva dalla chiusa, razzista e, soprattutto, ipocrita comunità bianca della cittadina. Per i benpensanti, gli aspetti sconcertanti di tutta la faccenda sono sostanzialmente due: primo, l'attività di raccolta delle testimonianze da parte dell'autrice prevede una frequentazione tra donna bianca e donne di colore al di fuori del mero rapporto padrona/domestica che non è concepibile secondo il codice di regole non scritte che disciplina la vita della comunità; secondo, ispiratrice e ideatrice di tutto questo trambusto e sovvertimento delle norme è una ragazza che dovrebbe avere come unico scopo nella vita quello di cercarsi il classico buon partito e "sistemarsi", come hanno già provveduto a fare le altre ragazze (quando un'entusiasta Skeeter annuncia alle amiche di aver ottenuto un lavoro presso un quotidiano, il commento è: "Certo, un bel diversivo in attesa di sposarti!"). Sulle prime, anche le domestiche sono quantomeno restìe ad esporre le proprie esperienze, hanno paura di ritorsioni, che, infatti, non mancheranno. Nonostante le difficoltà iniziali, quando la prima domestica si fa avanti e rompe il ghiaccio, sarà a breve seguita da molte altre, rendendo così lampante che di cose da raccontare ne hanno parecchie. Evidentemente, però, "The times they are a-changin' " perché, nonostante tutte queste resistenze, il seme di un nuovo pensiero e di un nuovo ordine delle cose non solo è stato piantato, ma sta germogliando forte e sicuro .
Un'ottima commedia drammatica, che ha anche il merito di ricordarci ancora una volta, se mai ce ne fosse bisogno, che gli Stati Uniti, con tutti i loro difetti, sono veramente la più grande democrazia del mondo, essendo passati, nell'arco di cinquant'anni, da una situazione di segregazione e repressione razziale ad avere il primo Presidente di colore della storia, non mi sembra poco.
Un film sostanzialmente di donne; gli uomini, a dir la verità, non ci fanno una gran figura, rivelandosi, a turno, pusillanimi, violenti o deboli. Solo uno, alla fine, il più sfuggente di tutti, si comporta da vero uomo, riscattando tutta la categoria.
Gara di bravura tra le attrici, Viola Davis e Octavia Spencer nei ruoli delle due domestiche amiche e protagoniste, sono incisive e toccanti, Bryce Dallas Howard (proprio lei, la figlia del regista Ron Howard, il mai dimenticato Richie Cunningham di Happy Days) è il cuore di tenebra della situazione e da notare Sissy Spacek, sicuramente la più famosa e con una carriera quarantennale alle spalle, in un piccolo ruolo in cui si rivela meno reazionaria della figlia.
Un film commovente, ma che ha il pregio di non indulgere in un facile sentimentalismo di maniera.
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