Dedicato a https://www.behance.net/thomasiuliano
What is a hipster? – History of the Hipster
Harry The Hipster Gibson
Gli hipster sono le truppe di sfondamento delle periferie urbane, i pionieri della gentrificazione. Prima newyorkcentrici. Ora ne vedi a Lima, Mexico City, a Mosca e ancora più a Berlino (Prenzlauer Berg), Parigi (Belleville), Stoccolma. Dovunque scorra il denaro della globalizzazione trovi biciclettine a ruota fissa e tutto il resto…
Geek vs Hipster: da che parte stai? – BIG: Bonsai InfoGraphics
Divorziare dalla società, vivere senza radici e intraprendere un misterioso viaggio negli eversivi imperativi dell’io.
Norman Mailer What is a Hipster
Charlie Parker – Charlie Parker Story
Si impossessavano della matrix e scoprivano di dover ascoltare LCD Soundsystem e Strokes, guardare i film di Wes Anderson, con occhialetti di Urban Outfitters.
The Grand Budapest Hotel Official Trailer (HD) Wes Anderson
La cifra principale del suo look non è lo sfarzo, ma lo sforzo: quello di spingere il proprio aspetto sempre più sul crinale dell’inattualità, nella febbrile ricerca di una combinazione di stili accattivante perché caotica. Ma soprattutto, è nella ricerca di quella chimera divenuta obbligatoria da quando è andato imponendosi il totalitarismo soft della società di massa: l’anticonformismo dei consumi culturali della classe media, analizzato da Pierre Bourdieu.
Jack Kerouac – History of BOP
Distinguersi dagli altri attraverso le proprie scelte estetiche è un’esigenza sociale che, nelle classi dominanti, ha cominciato a manifestarsi sin dall’alba della civiltà materiale e che trova nella figura ottocentesca – smaccatamente elitaria – del dandy e addirittura già nel rinascimento (la “sprezzatura” di Baldassare Castiglione) le proprie prime codificazioni.
Bebop Jazz: The Evolution of Culture Through Music
Ma in questo caso c’è di più. Alla base della “crisi hipsterica” di oggi sembra esserci la ricerca frenetica di una via per sfuggire all’appiattimento felice del capitalismo contemporaneo e alla conseguente sua depoliticizzazione.
Easy Rider – Official Trailer ( 1969 )
Si appropriarono degli stilemi della ribellione afroamericana per diventare quello che Mailer definì i bianchi neri (white negroes), che con i neri condividevano l’emarginazione e l’impossibilità di assimilazione (si pensi alla fine di “Easy Rider”.)
Delitti Rock: Kurt Cobain
E così, dopo essere risorta dalle ceneri di Kurt Cobain, ultima icona ribelle a vivere sulla sua pelle il dramma dell’incapacità e del rifiuto dell’assimilazione, l’hipster vive il suo secondo avvento negli anni zero. Solo che ora è un ribelle dimezzato: pur con nuove istanze ambientalistiche (ecologia, vegetarianesimo), ma privo di un’identità che non sia solo la negazione di tutte le altre, postpoliticizzato eppure ancora combattuto tra forte individualismo, rimpianti sovversivi e sensi di colpa per il proprio privilegio (perché contrariamente ai punk, skin e mod di fine XX secolo, che erano anche frutto della decadenza socioeconomica, gli hipster del XXI lo sono dell’aumento del tenore di vita medio occidentale), l’hipster 2.0 passa con disinvoltura, appunto, da uno stile all’altro. Appartiene solo alla sua non appartenenza.
La storia delle subculture ci mostra che c’è un nesso tra l’urgenza di sovversione sociale e l’innovazione stilistica. Oggi è proprio l’apparente mancanza della prima a banalizzare la seconda. Il povero hipster, perché si annida in ciascuno di noi e dunque “ci fa sentire nella media”. Nonostante tutto, dalla controcultura non siamo passati ancora alla “procultura.” I ribelli o hanno una causa, o non ce l’hanno. Forse gli hipster risultano un po’ fastidiosi proprio quando credono di non averla. (di Leonardo Clausi)