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Lunga sosta al tramonto e all'alba al Kotel, il Muro del Pianto per osservare, pensare, cercare da inquieta qual sono un barlume di intuizione esistenziale, farmi una volta ancora domande senza risposta. A un certo punto mi è venuta in mente una storiella rievocata recentemente da Moni Ovadia in un suo libro: un americano dice:- come sono stanco, ho tanta sete, quasi quasi mi faccio un bicchierone di coca cola- anche un francese si sente spossato ed assetato e opta per una bella coppa fresca di champagne, l'italiano preferisce naturalmente un bicchiere di vino e lo scozzese, ça va sans dire, giù con una pinta di birra. E l'ebreo che fa? Lui sospira e pensa:- ohi va voi, con questa stanchezza e questa arsura devo avere per forza il diabete.
Mi sono detta: -per forza questo ottimismo prorompente, guarda lo sfarzoso San Pietro in Vaticano, guarda la maestosità di Al -Aqsa, i templi hindou e buddhisti che tolgono il fiato per non parlare del sito Bahai appena visto a Haifa e soprattutto dello straordinario Tempio d'Oro dei Sikh ad Amritsar nel Punjab. E quale il luogo sacro degli ebrei? Un pezzo di Muro, per di più chiamato del Pianto, quel che resta di un Tempio distrutto 2000 anni fa. Già, gli ebrei dispersi in diaspora hanno coltivato la nostalgia di un luogo e di un tempo che li ha visti uniti e si sono coagulati intorno a un Libro, la Torah, il Pentateuco. Ho trovato illuminanti le parole di un saggio esilissimo, ma denso di significati, per fortuna quantità e qualità non sono direttamente proporzionali: " Al Tempio, che era stato non solo il luogo della preghiera ma anche il centro della vita religiosa e sociale, si sostituì lo studio collettivo della Scrittura. Questa divenne per l'ebraismo l'essenziale luogo mitico del ricordo; infatti, in quanto civiltà senza legame territoriale, l'ebraismo non conservava nel ricordo luoghi geografici che potessero nutrire memoria e tradizioni collettive. L'ebraismo nacque dall'infelicità dell'esilio...Gerusalemme divenne il luogo ideale di un ideale ritorno...Il ricordo produsse una cultura fondatrice di identità". (Stefana Sabin : "Il mondo come esilio" ed. Giuntina).
Un Muro, solo un pezzo di Muro. Eppure mi commuove questo sforzo di fedeltà assoluta costantemente rinnovata della mente e del cuore. Una fedeltà vecchia di venti secoli a un Libro, alla propria storia, a tradizioni... "malgrado e nonostante tutto".
Previo prenotazione, ho visto poi la straordinaria galleria del Kotel, un tunnel scavato lungo il Muro che costeggia a 40 metri sottoterra una via sotterranea di epoca erodiana. Gli scavi del Muro del Pianto ne hanno portato alla luce l'intera lunghezza (485 metri) fino all'angolo nord-occidentale del Monte del Tempio. Nella primo tratto del tunnel ci sono parti dedicate alla preghiera, un modello del Secondo Tempio e poi un incredibile canyon di rocce, come una Petra sotto terra, le stesse formazioni rocciose, veramente incredibile.
Adesso basta con i discorsi seri, non devo affaticare troppo le poche cellule neuronali rimaste. Capisco che ogni città cerca di sfruttare i gioielli di famiglia, Napoli ha la pizza e le lacrime di San Gennaro, Parigi baguette e tour Eiffel, Salisbugo Mozart in tutte le salse, ma francamente trovo che Gerusalemme esageri non poco con il sacro, c'è persino l'Holy Rock Kafé e l'Holy Bagel. A proposito, di bagel me ne sono fatta uno a pranzo con formaggio bianco spalmato, cetrioloni in agrodolce e salmone affumicato; non mi è sembrato holy, ma era molto buono.
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