Nel momento in cui la popolarità del Presidente più sopravvalutato del mondo è ai minimi storici, con le elezioni alle porte e tanta pupù nel pannolino a stelle e strisce, ecco che il mondo viene scosso da una notizia incredibile: Osama Bin Laden, meglio noto come amico intimo della famiglia Bush, burattino nelle mani dei giochi di potere e supremazia mondiale degli Stati Uniti, è stato ucciso.
Il numero uno di Al Qaeda, l’uomo che da dieci anni si era praticamente volatilizzato, è morto e, secondo quanto dichiarato da alcune fonti nelle ore successive al blitz, il suo corpo è stato gettato in mare ‘secondo il rito islamico’. Ora capite perché i barconi della speranza si inabissano? Sono suicidi di massa ‘secondo il rito islamico’, stupidoni! Tuttavia, lo sappiamo, gli americani stanno al rispetto delle altre culture come Avril Lavigne al punk. Chi abbia detto ai servizi segreti che la religione islamica contempla la sepoltura in mare non è ben chiaro. Certo è che la legge coranica impone che i cadaveri vengano sepolti sotto terra perché così è possibile adagiarli sul loro lato destro in direzione della Mecca. Se accidentalmente il musulmano di turno dovesse morire su una nave senza possibilità di essere riportato a terra per tempo, allora il suo corpo può essere gettato a mare, ma dopo le preghiere di rito e dopo essere stato avvolto con dei teli e con un peso legato ai piedi per farlo andare in fondo al mare. Non credo possa essere questo il caso, essenso ben noto l’odio che solo un americano sa riversare nei confronti di un altro essere umano, chiunque esso sia.
Ammettendo per assurdo che Mr. Bin sia morto, chi possiede un minimo di potenza d’encefalo capisce bene che se gli americani gettano il corpo del loro nemico per eccellenza (secondo solo al colesterolo) a far compagnia ai pesci i motivi non potranno mai essere ‘umanitari’.
Salagadula, Mencica bula Bibbidi Bobbidi Bu e la popolarità del signor premionobelrubatoagentepiùdegna è aumentata dell’11% in un mese, portandolo a quota 52%. Alla luce di questi dati, l’omicidio di Bin Laden fa pensare alla solita patacca che periodicamente il governo statunitense di turno ci propina, cercando di seppellire i suoi loschi fini sotto una lastra di vetro. I torbidi e plurinsabbiati eventi dell’11 settembre 2001 sono scomparsi dalla memoria collettiva. E stupisce che, di fronte a prove e controprove che dietro gli attentati ci fosse il lungo braccio della CIA, il pianeta davvero creda che lo sceicco saudita sia il male assoluto. ‘Satana’ non è sempre quello con la coda e le corna, anzi spesso si presenta sotto eleganti e rassicuranti spoglie (e noi italiani lo sappiamo bene). E così il sacrificio di 3.000 cittadini americani è stato il pretesto per iniziare una guerra sanguinosa in Afganistan in cui, solo nei primi mesi dell’invasione, sono morti circa 5000 civili. Visto che la guerra dura ormai da dieci anni, fate un po’ voi.
Barack Obama si rifiuta di pubblicare le foto e i video del blitz perché “atroci”. In effetti l’esecuzione di Saddam Hussein e le foto dei suoi parenti uccisi erano meno atroci, da inserto di “IO MAMMA”. E i video messi in rete dai vari Marines in cui si ride mentre si sterminano famiglie prese a caso, quelli sono più accettabili dalla nostra fragile psiche. Più semplicemente, è probabile che la pubblicazione delle foto autentiche di un omicidio da lui ordinato possano essere portate come prova per la revoca del Premio Nobel per la Pace. Magari.
Dicono di avere effettuato un test del DNA per accertarsi che l’uomo in questione fosse realmente Lui. Purtroppo Obama ritiene di non dover pubblicarne i risultati poiché ciò potrebbe turbare le notti di quei cittadini che hanno scoperto chi fosse il proprio vero padre tramite quel maledetto test.
Dietro proclami solenni, false guerre al terrorismo portate avanti da una nazione che “mira a tenere il pianeta in uno stato di perenne terrore per poterlo piegare sempre più ai propri interessi” 1, si nascondono altri reali progetti di dominio globale.
La notizia dell’uccisione di Osama Bin Laden, vera o falsa che sia, ha consentito agli USA di compiere un bel passo avanti nel loro percorso personale di ascesa nell’Olimpo delle Nazioni che hanno potere di vita o di morte sui propri simili, sempre rigorosamente nasconti dietro un’aura di perbenismo e spirito umanitario.
E non si può non provare vergogna nell’aver solo pensato, quel giorno di novembre del 2008, di paragonare Barack Obama a Martin Luther King.
1 Noam Chomsky, Egemonia o sopravvivenza. I rischi del dominio globale americano. New York: Metropolitan Books, 2003.Vedi cap.8
* “[...]O’er the land of the free and the home of the brave?”. Atrocemente riadattato da The Star-Spangled Banner, Francis Scott Key(1814).