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L’idea che sta dietro The Human Centipede è buona se non ottima per i palati horrorifici: tre esseri umani appiccicati l’uno all’altro tramite l’infelice connessione bocca-ano creando così un mostro quasi mitologico attraversato da un unico apparato digerente. Cioè, c’era del potenziale notevole fra le mani di questo ragazzotto olandese il cui rating su IMDb dei suoi film passati è parecchio imbarazzante.
Imbarazzante come il banalissimo inizio che vede le due canoniche ochette perdersi nella campagna circostante alle prese con problemi insormontabili, ovvero cambiare una gomma. Ma aldilà dei cliché, ci può stare che due donne non sappiano montare una ruota, piuttosto sembra l’ennesima presa in giro il fatto che in quella precisa zona il telefonino non prenda e che sempre nella medesima zona l’unica casa nel raggio di tot chilometri sia abitata da un mad doctor con pericolose manie di grandezza.
Vabbè, dato che Six non sarà né il primo né l’ultimo a riproporre gli usurati topoi del genere, aspetto con impazienza il piatto forte del menù. Nell’attesa l’antipasto proposto è poco digeribile: il giapponese che sbraita, inutile presenza ma perlomeno divertente, e la fuga tentata da parte della ragazza sono i preparativi (prevedibili) a quella che spero essere una grande abbuffata di schifezze. Delusione. Perché il film non degenera come avrebbe potuto fare, restando nel limbo della mediocrità. Dell’operazione per congiungere il trio non si vede all’incirca nulla, sempre che la vostra sensibilità non venga urtata da un pezzetto di sedere tagliuzzato. Io sono il nemico giurato dell’ostentare gratuitamente, qualunque sia il genere interessato, però soffermarsi un pochino di più nella sala operatoria avrebbe dato senso alla categoria a cui la pellicola vorrebbe appartenere, invece vediamo al massimo il doc asciugarsi la fronte madida di sudore e nient’altro.
Vabbè, penso, allora il grosso arriverà con “i primi passi” del centipede. Altra delusione.
I collegamenti tra i vagoni sono celati da improbabili bendaggi, e l’ultima carrozza indossa perdipiù dei mutandoni decisamente poco agevoli per esportare l’ultimo carico giunto alla fine della catena. Ecco, anche qui poteva andarci più pesanti con il nutrimento, e relativo espletamento, della creatura, mentre nei fatti Six si limita ad un primo piano del cinese implorante per non essere riuscito a trattenersi. Una sola volta. Poco per provare un minimo di pietà nei confronti di quei poveracci.
Allora vi domanderete che cosa fa vedere The Human Centipede se è davvero così contenuto. Uff, beh, un sacco di cose di cui frega pochissimo. Ridicolaggini varie del tipo lo scienziato che si mette a frustare reiterate volte la sua creazione, il giapponese che sclera, il mugolio delle altre due, l’entrata in scena dei poliziotti rimbambiti buoni solo a morire per la causa di Six. Praticamente di tutto il popò di roba che avrebbe potuto essere, non si vede manco quello. Neanche un culo, oh.
Dieter Laser, il sosia spigoloso di Christopher Walken, nel suo ruolo di squilibrato ci sta in modo credibile. Legnoso come pochi, ma se quello richiedeva il personaggio lui lo ha fatto bene.
Quanto a Six se avesse fatto peggio sarebbe stato davvero meglio perché almeno rimestando nello schifo avrebbe potuto essere ricordato per qualcosa, mentre così verrà dimenticato in fretta per aver cucito un film col fondoschiena in cui è meglio non mettere naso. Uomo avvisato eh, tanto pare che sarà una trilogia e quindi ci cadrete anche voi prima o poi.
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