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Nel gruppo si trova di tutto: reduci mutilati dalla guerra in Afghanistan , vecchi marines non in grado assolutamente di correre, due ragazzi sordomuti e altra varia umanità che competerà fino alla fine perchè ne rimarrà solo uno.
E quell'uno capirà finalmente perchè è stato organizzato il tutto.
Con The Human Race arriviamo all'ennesimo capitolo di locandine farlocche per allocchi, veri e propri manifesti truffaldini che non c'entrano una beneamata fava con il film.
Se nel manifesto di In solitario venivano strillati incassi cinematografici da record che in realtà erano solo i sogni dei produttori, per questo film dell'esordiente nel lungometraggio Paul Hough, regista e sceneggiatore, siamo al " Battle Royale ha trovato un degno successore".
E qui cominciano a girare vorticosamente gli zebedei.
Perché è vero che The Human Race ha una serie di riferimenti abbastanza visibili e che onestamente non vengono nascosti, ma Battle Royale è l'ultima cosa a cui si va a pensare.
L'unica cosa che accomuna i due film è la struttura ad eliminazione dei vari concorrenti a questa specie di gara che ha poche regole ma draconiane, pena la morte istantanea.
Il primo riferimento che viene in mente è letterario e parliamo di un romanzo scritto da Stephen King quando ancora non usava il suo vero nome e si firmava Richard Bachman: parliamo de La lunga marcia, storia di una gara in cui le regole erano più o meno quelle descritte nel film ( una corsa in cui non ti puoi mai fermare perché altrimenti vieni ammonito e alla terza ammonizione vieni fucilato sul posto), romanzo dalla prosa non particolarmente raffinata ma piuttosto brutale ed efficace proprio per questo.
Poi abbiamo una serie di riferimenti cinematografici che si possono riconoscere nel genere in cui gente normale viene messa all'interno di situazioni eccezionali.
Nulla di hitchcockiano ma parliamo di personaggi di qui abbiamo poco o nulla di pregresso che vediamo alle prese con il loro istinto di sopravvivenza: parliamo di roba come Saw o The cube che sono sicuramente riferimenti filmici più vicini rispetto a Battle Royale oppure anche di un piccolo film realizzato all'alba del nuovo millennio in cui c'era un pugnetto di protagonisti di un reality show televisivo impegnato in una gara in cui uccidevi o venivi ucciso e ne sarebbe rimasto solo uno, di vincitore.
Parliamo di Contenders serie 7 in cui , in odore di metaforone, si parla proprio di quanto si è disposti a fare pur di sopravvivere.
Che è il nucleo pulsante di questo The Human Race.
L'uomo che da essere pensante, socievole e solidale arriva a essere una belva senza scrupoli per arrivare al suo scopo: quello di sopravvivere.
Insomma la solita menata della legge della giungla in cui sopravvive e perpetua il suo codice genetico solo il più forte.
La cosa particolare di The Human Race è la scelta dei protagonisti: a parte un paio di volte in cui ti sembra che Paul Hough ti prenda per i fondelli facendo un po' di supercazzola perchè uccide alcuni papabili protagonisti, o perlomeno aspiranti a diventarlo, fa morire personaggi che per molti sono intoccabili come dei bambini senza alcuna colpa specifica o addirittura una donna in avanzato stato di gravidanza,è interessante scegliere come protagonista assoluto un mutilato di guerra ( e l'attore che lo interpreta, il bravo e cazzutissimo Eddie McGee, la gamba sinistra l'ha persa davvero ma per un cancro) e una sordomuta che affronteranno svariati duelli per avere salva la vita.
Ma non c'è davvero alcun intento di correttezza politica in tutto questo.
The Human Race è un film che comunque procede spedito col suo meccanismo bruto e semplice, con teste saltate in serie ( pure troppe e alla fine vedere un sacco di personaggi morire nello stesso modo viene un po' a noia) e con il suo sbandierare ai quattro venti il suo essere di serie B che è la cosa maggiormente apprezzabile.
Il problema è un finale con tanto di spiegone che fa cascare letteralmente le braccia.
Ed è un peccato perché nonostante sia un film per molti versi sbagliato, riesce comunque a riportare a casa il risultato, cioè un divertimento senza pretese, un gioco a eliminazione che puzza tanto di videogame in cui a ogni quadro ( ogni giro del percorso) le cose si fanno più complicate ma che procede senza intoppi a patto di non farsi troppe domande su quello che si sta vedendo.
Ecco, meglio evitarlo quel finale.....
( VOTO : 5,5 / 10 )
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