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Trama: durante la seconda guerra mondiale il matematico Alan Turing si propone all'esercito inglese per riuscire a decodificare Enigma, il codice con cui i tedeschi comunicano tra loro. Il compito è improbo ma Turing, guardato con sospetto da collaboratori e capi, è convinto di riuscire grazie ad un cervello elettronico da lui costruito..
Benedetto Benedict e soprattutto benedetto il biopic mescolato alla spy story in grado di coinvolgere e far rimanere sveglio lo spettatore! Ecco cosa ho pensato, in lacrime, alla fine di The Imitation Game, guardato con incredibile sospetto fin dalle prime battute e film che invece mi ha conquistata in breve tempo a colpi di accenti britannici ed altrettanto inglese humor in grado di stemperare l'effettivamente drammatica storia vera rappresentata. Gli sceneggiatori sono stati molto furbi a dipingere Alan Turing come uno Sheldon Cooper degli anni '40, indisponente, disadattato, ingenuo per quel che riguarda le relazioni sociali ma incredibilmente intelligente nel suo campo di studi; è sicuramente un buon modo per catturare lo spettatore scettico oppure ignorante in materia (come nel caso della sottoscritta), quello che non sa di avere davanti la biografia del creatore delle basi dell'informatica moderna, il "nonno" dei computer come li conosciamo oggi. Attraverso il "filtro" del detective Nock, che rappresenta la curiosità di tutti noi, The Imitation Game prende per mano lo spettatore e lo porta sia a voler bene a Turing nonostante il suo brutto carattere, sia ad appassionarsi al rompicapo posto davanti al gruppo di scienziati da lui capitanato, a mordersi le dita davanti a fallimenti che hanno ahimé provocato innumerevoli vittime, a gioire e meravigliarsi davanti alle rivelazioni e ai progressi in grado di contrastare il terribile codice Enigma: la magia del cinema rende la storia appassionante quanto la finzione, cancellando gli inevitabili confini che le separano e facendo dimenticare per un istante che, fondamentalmente, Turing è davvero una delle persone da ringraziare per aver bloccato l'espansione nazista. E' un'illusione che, come ho detto, dura solo un istante e viene cancellata brutalmente dalle decisioni scomode e terribilmente reali che il vero Turing ha dovuto prendere, dal pianto spezzacuore di Cumberbatch sul finale e da un paio di lapidarie righe di testo che informano sul destino ingrato toccato al povero Turing, "graziato" da un perdono MOLTO postumo di Her Majesty in persona dopo essere stato trattato per anni peggio di un criminale a causa di sospetti pompati dalle angoscianti leggi omofobe dell'epoca. Della serie, vai a far del bene alla gente, vai.
Benedict Cumberbatch interpreta Turing con straordinaria sensibilità e una fisicità calzante, guida e sovrasta senza troppi problemi tutto il resto del cast senza però eclissarlo (cosa che invece succede in Still Alice) perché ogni personaggio ha la sua storia da raccontare e una caratteristica che lo distingue dagli altri. Sinceramente, nonostante Joan Clarke sia ben interpretata e decisamente simpatica e gradevole, non credo che la Knightley meriti l'Oscar come migliore attrice non protagonista, anche perché l'interpretazione mi sembra nella media e non dissimile da altre sue performance; tra i "caratteristi" spiccano invece il sempre affascinante Matthew Goode, il perfido vecchio leone Charles Dance e un Mark Strong sempre perfetto nei ruoli ambigui al limite della legalità. L'affiatamento degli attori ed il ritmo incalzante della sceneggiatura giovano anche alla regia del norvegese Morten Tyldum, che non spicca sicuramente per innovazione ma si limita ad assecondare con gusto "classico" i vari aspetti della vicenda mentre la colonna sonora di Alexandre Desplat ha riportato alla mia mente l'adorato Il discorso del re, mettendomi ancor più in condizione di guardare The Imitation Game con simpatia e relax. Ora che ho tirato in ballo Il discorso del re però mi pare brutto nascondermi dietro un dito quindi forse è meglio che prenda una decisione scomoda come ha fatto Turing e vi confessi una terribile verità: anche The Imitation Game è un giocattolone confezionato apposta per l'Oscar e in virtù di ciò farà sicuramente storcere il naso ai cinefili duri e puri. Detto questo, l'ho sicuramente preferito a La teoria del tutto perché, sempre dall'alto della mia ignoranza, mi pare sia stato dato più spazio alle effettive scoperte di Turing piuttosto che ai suoi rapporti familiari/amorosi, riuscendo nel miracoloso intento di rendere "appetibile" il personaggio anche ai non appassionati di scienza o informatica senza tuttavia snaturarlo troppo. E dopo una scomoda "confessione" tocca porre anche una scomoda domanda: fanciulle, Cumberbatch è bravo, bravissimo... ma dove cavolo lo vedete bello?
Di Benedict Cumberbatch (Alan Turing), Keira Knightley (Joan Clarke), Matthew Goode (Hugh Alexander) e Mark Strong (Stewart Menzies) ho già parlato ai rispettivi link.
Morten Tyldum è il regista della pellicola. Norvegese, ha diretto film che assolutamente non conoscevo ma comunque arrivati anche in Italia come Buddy e Headhunters. Ha 47 anni e un film in uscita.
Rory Kinnear interpreta il detective Robert Nock. Inglese, ha partecipato a film come Quantum of Solace, Skyfall e a serie come Black Mirror e Penny Dreadful. Ha 36 anni, tre film in uscita e comparirà anche nell'imminente miniserie The Casual Vacancy, tratta dall'omonimo romanzo di J.K. Rowling.
Charles Dance (vero nome Walter Charles Dance) interpreta il comandante Denniston. Inglese, ha partecipato a film come Il bambino d'oro, Alien3, Last Action Hero - L'ultimo grande eroe, Michael Collins, Gosford Park e a serie come Flying Doctors, Bleak House e Il trono di spade. Anche regista, sceneggiatore e produttore, ha 68 anni e cinque film in uscita tra cui Orgoglio e pregiudizio e zombie.
Se The Imitation Game vi fosse piaciuto e foste interessati alla figura di Alan Turing, sappiate che esiste un film per la TV del 1996 intitolato Breaking the Code che ripercorre la vita del matematico, altrimenti buttatevi su La talpa o La teoria del tutto. ENJOY!
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