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le pellicole che – dicono – stanno sbancando al botteghino
The Imitation Game
Titolo: The Imitation Game
Regia: Morten Tyldum
Sceneggiatura: Graham Moore
Genere: Biografico, Drammatico
Durata: 113 minuti
Interpreti: Keira Knightley, Benedict Cumberbatch,
Matthew Goode, Charles Dance, Mark Strong,
Rory Kinnear, Allen Leech, Tuppence Middleton,
Tom Goodman-Hill, Matthew Beard, Steven Waddington
Anno: 2014
di Jon Simow
Il film tanto atteso di cui sto per parlarvi, miei cari lettori, narra di una storia tanto triste quanto vera.
Alan Turing, un prestigioso matematico dal comportamento schivo e riservato che mostra a tratti segni di sregolatezza mentale, viene assunto per decifrare, durante la seconda guerra mondiale, i codici segreti che usano i nazisti per scambiare informazioni di tipo militare.
Il film è diviso in tre parti che si alternano tra di loro tramite un montaggio discretamente buono.
La seconda ruota attorno alla figura di Enigma, lo strumento che usano i nazisti per adoperare l’astrusa e segreta nomenclatura dei codici tedeschi. Essa viene ritrovata e messa a disposizione del protagonista e di un manipolo di matematici che, insieme a Turing, hanno il compito di studiare e analizzare per comprendere al meglio i messaggi tedeschi intercettati.
La terza invece parla dell’interrogatorio che Turing subisce dopo le accuse di Omosessualità (all’epoca era un reato).
Qui vi sono le parti più struggenti del film che ci illustrano l’ennesima vittima della persecuzione omofobica che oggi per fortuna sembra essere diminuita.
Solo con l’arrivo di quella che sarà sua moglie per poco tempo, la situazione cambia. Turing infatti non sembra più essere il genio sregolato mentalmente alla Beautiful Mind, ma incomincia ad avere uno spessore e un’originalità maggiori.
Questi tre grandi momenti della stessa vita vengono uniti in una conclusione comune, in un contorno frenetico e drammatico che rappresenta pienamente la sofferenza e le difficoltà che ha subito Alan nel corso degli anni.
Le scene tratte da documentari realmente esistenti intervallano il lungo metraggio, con l’obbiettivo di aggiungere la drammaticità della seconda guerra mondiale; purtroppo è una drammaticità che ha poco peso sullo spettatore dato che l’attenzione, man mano che passano i minuti, si sposta sui problemi che deve affrontare il protagonista che inizialmente sembra aver fallito i vari tentativi di decifrare enigma tramite una macchina realizzata da lui stesso.
Il macchinario porta il nome di Chris, il suo primo e indimenticabile amore della vita.
Tutto ciò è straziante per lo spettatore che non solo coglie un messaggio morale davvero importante ed efficace ma viene a sapere della morte di Turing con un sottofondo musicale e delle immagini che di drammatico hanno ben poco. La tristezza del momento è ricostruita nell’animo di chi guarda il film. Le immagini danno solo l’imput per costruire quella tristezza che si prova guardando il finale.
Sicuramente è un film che lascia qualcosa nel cuore di chi esce dalla sala, grazie anche all’incredibile interpretazione di Benedict Cumberbatch.
– Jon Simow