Un uomo, solo, in lotta contro il male che gli ha strappato via la moglie nella maniera peggiore che possa esserci.
Si aggira per le strade di una città corrotta, senza meta, con un solo obbiettivo: vendicare l’amata e punire chi gli ha rubato quel che aveva di più caro.
Ma fin dove si può spingere un uomo? Dove finisce la logica e prende il via la pazzia?
Un corto forte, non esagerato ma che rientra comunque nella schiera dei drammi psicologici.
Filmato del 2012, scritto e diretto da Mark Cripps e David J. Ellison, vincitore del Comic-Con Short movie award, si presenta con un taglio molto cinematografico, con repentini cambi di inquadrature e una fotografia che ricorda film e videogiochi famosi.
La città stessa, lercia, solitaria, sembra uscita da una graphic novel dark e alcune inquadrature fanno sembrare certe scene come uno sparatutto in prima persona, in cui non vediamo il protagonista ma olo il fulcro della sua rabbia.
La rabbia, un sentimento che pervade ogni minuto di questo cortometraggio. Ne è il carburante, il proprio sostentamento, fino a quando quella stessa rabbia non diventa invece l’esatto contrario, il nemico da cui il protagonista cerca di fuggire.
E così, di nemico in nemico, ognuno di essi con le proprie caratteristiche e la propria personalità, ci viene mostrata una scia di sangue che non può che condurre a qualcosa di contorto e efferato.
Fino al finale, in cui la vendetta si tramuterà in qualcosa di diverso.
Il citazionismo è ai massimi livelli. Fra macellai armati di mannaia, uomini con una motosega in mano e un sacco di iuta in testa, sembra quasi di essere alla fiera del già visto, che però non stona e non da quel senso di sprecato come accade in altre situazioni.
Devo ammettere che quando l’ho visto la prima volta lo avevo sottovalutato. Ma invece, dopo averlo riguardato, ho pensato che fosse un prodotto interessante da segnalare.
Ora l’arduo compito di giudicare sta a voi.
Cosa dite, ho fatto bene?