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Ha troncato tutti i rapporti con la famiglia natìa di stanza in Indiana ma alla notizia della morte della madre , l'unica a cui era rimasto legato, torna a casa a riaffrontare i fantasmi del passato, cioè un rapporto più che burrascoso con un padre burbero e autoritario , giudice in pensione, e con due fratelli totalmente diversi da lui .
Finito il funerale sta per ritornarsene a Chiacago per manifesta incompatibilità col padre ma il fratello lo avverte che "il giudice"è sospettato dell'omicidio di un tizio che aveva precendentemente condannato.
Hank rimane e decide di assumere le difese del padre.
L'avvocato dell'accusa vuol mandare il giudice in galera per pregressi personali, Hank dovrà usare tutte le sue armi per evitare tutto questo....
Diffidate da tutti quelli che spacciano The Judge, ultimo film di David Dobkin, la cui carriera non è propriamente di specchiata virtù, come un semplice legal drama di quelli che piacciono tanto al pubblico a stelle e strisce che ha occasione di entrare in un aula di tribunale o per fatti personali o attraverso il cinema.
Non è un legal drama o meglio la parte in cui è semplicemente un thriller giudiziario ( come lo traduciamo noi) è piuttosto limitata nel minutaggio a fronte di un film che supera non sempre in scioltezza i 140 minuti .
The Judge è soprattutto un dramma familiare, il tentativo di ricostruire un rapporto in un contesto dominato dalla figura del " giudice", uno che sembra portarsi i modi spicci che usa in tribunale anche a casa.
Hank non l'ha mai sopportato, fighetto ed individualista quale è , si è laureato con le sue forze alla North Western University e poi se ne è andato armi e bagagli a Chicago ad esercitare brillantemente ( oltre che furbescamente visto che non si fa scrupolo nell'utilizzare tutti i trucchi del mestiere, anche quelli più beceri e irriguardosi) la professione di avvocato.
Gli altri due fratelli , un omone grande e grosso che gestisce un'officina, non propriamente un fulmine di guerra e un mingherlino a cui qualche rotella nella testa gira per il verso sbagliato ( e ha la faccia così sveglia che quella di Adam Sandler sembra quella di un Nobel per l'Astrofisica), non ce l'hanno fatta e sono rimasti a sopportare le angherie del giudice.
Il nucleo pulsante del film è senza dubbio questo , tratteggiato anche con una certa forza espressiva nel delineare un rapporto ispido senza edulcorare la pillola in una retorica alla volemose bene.
Dobkin ha la mano insospettabilmente ferma nel tratteggiare in maniera per nulla ipocrita o buonista la malattia del giudice, costretto suo malgrado a farsi assistere dal figlio.
The Judge vive praticamente quasi solo della luce fornitagli dai duetti dei due Robert, Duvall e Downey jr che tengono la scena in modo esaltante, con il secondo che abbandona la recitazione da supereroe, tendente al fumettistico per recuperare sfumature e mezzi toni incastonandoli superbamente nel quadro complessivo di un personaggio abbastanza cialtronesco ma con cuore.
Il legal drama appassiona poco, così come la sottotrama amorosa che vede coinvolto Hank con una sua vecchia fiamma di liceo ( e nel frattempo ne conosce biblicamente anche la figlia) poco approfondita nonostante sia tirata un po' per le lunghe.
L'epilogo è abbastanza telefonato ma questo è in linea con lo stile del film che non ha nella sintesi la sua dote migliore e che sembra interessarsi ad altro , sicuramente non a quello che succede nell'aula di tribunale.
Nonostante questo si arriva in fondo a questi 140 minuti con la sensazione di aver appena fruito di un prodotto non esente da difetti ma che complessivamente si situa un gradino sopra alla media sia per la qualità della confezione ( la fotografia è di Janusz Kaminski, uno che ha in saccoccia due Oscar per Schindler's List e Salvate il soldato Ryan oltre ad altre quattro nominations ) che per il cast in campo che oltre ai due Robert vede anche un redivivo Vincent D'Onofrio, Vera Farmiga e un ingessatissimo Billy Bob Thornton nei panni dell'avvocato dell'accusa.
Il botteghino non è stato molto generoso.
Ma i duetti tra i due Robert valgono veramente il cosiddetto prezzo del biglietto.
PERCHE' SI : i duetti tra i due Robert ( Duvall e Downey jr) valgono da soli il prezzo del biglietto, elevata qualità della confezione, dramma familiare senza ipocrisie
PERCHE' NO : un po' troppo lungo, troppe sottorame accessorie prive di reale interesse, quello che succede in tribunale sembra non interessare a nessuno , neanche al regista.
( VOTO : 7 / 10 )
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