L’Italia è un posto bizzarro. Un posto nel quale le case di distribuzione cinematografiche si sentono in dovere spesso e volentieri di cambiare i titoli dei film stranieri e di italianizzarli, creando a volte capolavori di estrema disgrazia come Se mi lasci ti cancello (Eternal Sunshine of the Spotless Mind) che da film drammatica sembra diventare qualcosa di drammatico, che in realtà non è. O ancora mettendo titoli che col film in realtà c’entrano veramente poco, è il caso di Come un tuono – che era semplicemente una frase detta nel film – che in originale ha il poetico titoli di The Place Beyond the Pines. E quindi ogni tanto chi si interessa un po’ di cinema si ritrova a incazzarsi veramente per sta cosa, per gente che si sente in diritto di prendere un titolo e italianizzarlo alla male e peggio. Poi altre volte vai al cinema e ti capita un film che si chiama The judge, che è ovvio anche al transformer meno scolarizzato che significa “il giudice”, però lo lasciano in inglese, così senza un motivo reale. Traducono ogni titolo, a volte lo cambiano o semplicemente aggiungono un fastidio sottotitolo (tradizione tutta italiana), poi però arriva e gli lasciano il nome originale, quando anche traducendolo letteralmente non è che avrebbero fatto tutto sto gran danno. L’Italia è un posto bizzarro.
E quindi vabbè, mi metto seduto in sala e inizio a guardare questo film in cui troneggiano due attoroni: da un lato il semi-giovane Robert Downey Jr – famoso per riuscire a interpretare lo stesso personaggio in ogni film in cui compare – e dall’altro l’ultra ottentenne Robert Duvall – che ha fatto un fiotto di roba, ma che tutti ricordiamo per la frase “Amo l’odore del Napalm al mattino, ha il profumo della vittoria”. La storia è quella di un ricco e stronzissimo avvocato che da anni non parla col padre e col quale si ritrova al momento della dipartita della madre. Il padre è ovviamente giudice, ma di lì a poco viene accusato dell’omicidio di un uomo, un criminale che lo stesso aveva condannato per aver ammazzato una ragazza e che era appena uscito di prigione. La storia è poco chiara…non ci sono tracce di frenata o altro, ma il giudice non ricorda di averlo investito né di averlo voluto fare, visto che soffre di un cancro in forma terminale. Al di là della storia del processo, però, c’è quella del riavvicinamento lento e incerto col figlio e quella dello stesso giovane avvocato stronzissimo che torna nella sua città a 20 anni di distanza.

Tirando le somme, The judge è un film d’intrattenimento abbastanza godibile, ma lì finisce e pensare che ha anche aperto il Festival del cinema di Toronto…ah, se ve lo stavate chiedendo la risposta è sì, anche in questo film Downey jr interpreta lo stesso personaggio che fa gli negli altri film.