Magazine Cinema
Texas. Anni '50. Una cittadina tranquilla e polverosa.Macchine grandi, cappelli e stivali da cowboy, diner con pancetta e uova fritte.Lou Ford, figlio di un medico, uomo di legge benestante ed istruito, ha la faccia pulita e rassicurante del bravo ragazzo. Sempre impassibile, calmo, compassato, non perde mai la calma ed è perennemente educato e gentile. L'uomo perfetto. Il cittadino perfetto. Ma quando è incaricato dal magnate della città di controllare una prostituta, Joyce, qualcosa di oscuro dal suo passato si ripresenta: l'uomo instaura una relazione sado-masochista con la donna e ben presto la situazione prenderà risvolti tragici.Michael Winterbottom porta sul grande schermo il romanzo di Jim Thompson: la sua trasposizione colpisce per il fatto di essere candidamente disturbante.Con una storia così, piena di efferatezza, violenza e perversione, si sarebbe potuto premere facilmente sul pedale del grottesco, dell'esagerazione e delle scene madri, invece, sapientemente, il regista inglese ci restituisce una fotografia gelida e quasi banale di un uomo qualunque che uccide.Perché uccide? Per denaro? Per gelosia? Niente di tutto questo. Uccide perché può farlo. Uccide perché il suo più grande godimento è provare il suo potere sugli altri. “Nessuno se lo aspetta” dice più volte l'imperscrutabile protagonista. Tradire chi si fida, abusare della propria posizione, uccidere per noia, per divertimento, per manipolare gli eventi e giocare a fare Dio. Un tema spesso affrontato in letteratura, ma poco al cinema: è difficilissimo infatti rendere la vischiosa e diabolica ragnatela tessuta da una mente distorta sul grande schermo. Winterbotton ci riesce egregiamente, cercando il realismo a tutti costi, inserendo lampi di incomprensibile violenza in un contesto normale, comune, quasi banale e noioso. Il regista segue il suo personaggio in ogni minuto, non lo abbandona mai, lo segue anche e soprattutto nei momenti più quotidiani e comuni: una cena, il vestirsi, l'andare al lavoro. In questo modo rende alla perfezione l'idea della banalità del male: non è una cosa così lontana e clamorosa, è con noi ogni giorno. Può essere nel vicino di casa, nell'uomo che vediamo al ristorante, o, se siamo molto sfortunati, nella persona che dorme accanto a noi ogni notte.Ed è qui il fulcro della storia per il regista inglese: le motivazioni, l'origine di questo buco nero, questo cancro che divora la mente del protagonista non gli interessano, così come non gli interessa l'analisi che se ne potrebbe fare (emblematica la scena in cui il protagonista osserva una copia della Bibbia e un testo di Freud nella sua libreria). Conta solo la realtà: quest'uomo uccide. E uccide perché prova piacere nel farlo. E' un mostro? E' un'anomalia? Il regista non risponde. Da bravo entomologo, si limita a osservare le formiche chiuse nel barattolo.E nel farlo è aiutato da un cast al meglio: Jessica Alba, nei panni della prostituta Joyce, dà una prova sorprendente, e si mostra coraggiosa nel farsi imbruttire, così come Kate Hudson, che interpreta la fidanzata di Lou. Ma il vero pezzo da novanta è il protagonista: Casey Affleck è la scelta perfetta. Con la sua faccia pulita, da bravo ragazzo, la vocina infantile e lo sguardo indecifrabile, Affleck rende alla perfezione lo stato del suo protagonista: un Giuda pronto a colpire quando meno te lo aspetti, che sembra tranquillo, ma che non riesce a possedere le sue donne senza far loro del male, senza usare strumenti inconsueti e mettendo loro le mani in faccia.Una figura disturbante eppure all'apparenza così normale.Perché come si dice sempre in questi casi: “Sembrava una persona così per bene!”.Casey AffleckLa citazione: “Il problema nel vivere in una piccola città è che tutti pensano di sapere chi sei”.Hearting/Cuorometro: ♥♥♥ 1/2Pubblicato su Cinema4stelle.itUscita italiana: 26 novembre 2010Titolo originale: The killer inside meRegia: Michael WinterbottomAnno: 2010Cast: Casey Affleck, Jessica Alba, Kate Hudson, Ned Beatty, Elias Koteas, Tom Bower, Simon Baker, Bill Pullman
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