Oltre i confini del dolore e della solitudine, perduti in un mondo spietato. Cosa vorremmo nel seguito di The Last of Us?
Cosa vorremmo in... è una rubrica a cadenza mensile dedicata ai giochi più attesi dal pubblico. Ma rispetto alle tradizionali anteprime, essa tratta l'argomento in maniera più diffusa, immaginando come potrebbe essere un titolo, o come si vorrebbe che fosse, piuttosto di come sarà.
La fine sarà il nuovo inizio?
Il finale di The Last of Us è stato a nostro parere uno dei più interessanti mai visti in un videogioco. Nella sua apparente semplicità c'era tutto e, piaccia o no, si è rivelato comunque originale, efficace e fuori dagli schemi classici del genere. E proprio in questa sua diversità risiedeva la sua bellezza, nel suo non essere melodrammatico o sontuoso, ma semplice e sorprendente a suo modo. La conclusione della storia, però, cominciava molto prima della strage all'ospedale, della fuga di Ellie e Joel e della menzogna di quest'ultimo. Per l'esattezza aveva inizio quando l'uomo rompeva definitivamente quelle mura interiori che nascondevano i suoi sentimenti, e decideva di accompagnare Ellie alla University of Eastern Colorado. E lì che cambiava il suo rapporto con la ragazza, che non era più un pacco da consegnare, ma diventava ben altro: un surrogato della figlia perduta, una ragazzina da proteggere e amare come un vero padre.
In un mondo in cui le teorie darwiniane sulla brutalità della selezione naturale, dove il più forte sopravvive al più debole, emergeva che c'era ancora spazio per l'amore. Ma poco prima dei titoli di coda, mentre la telecamera si soffermava sul viso di Ellie, in tanti si sono chiesti se i rapporti fra i due protagonisti sarebbero rimasti idilliaci anche in futuro, o se qualcosa fra di loro sarebbe cambiato. Alla fine in Ellie sembrerebbe prevalere la fiducia che ripone in Joel, e pur se probabilmente consapevole che lui le ha mentito, accetta quella menzogna perché capisce che forse è meglio così, perché la verità poteva essere peggiore della bugia. Ma dopo, in futuro? In precedenti articoli sul gioco abbiamo già espresso i nostri dubbi sull'altruismo della bugia di Joel. Nella sua scelta di mentire a nostro parere c'era una buona dose di sincera preoccupazione per i sentimenti e le emozioni di Ellie, è vero, ma anche una comoda via di fuga dalla responsabilità e dai sensi di colpa che la verità avrebbe scatenato nel loro rapporto, dunque una scusa per coprire un gesto frutto probabilmente del suo "egoismo" nel non voler perdere un'altra persona amata. Spesso, però, accade che col passare del tempo può subentrare nell'animo del mentitore una sorta di senso di colpa per aver tradito comunque la fiducia di qualcuno. Allora paradossalmente un bugiardo non può fare a meno di disseminare sul proprio cammino degli indizi che potrebbero smascherarlo. Accadrà qualcosa di simile in un eventuale The Last of Us 2? In tal senso tutti saremmo curiosi di vedere gli sviluppi e le eventuali conseguenze di tutto ciò. La menzogna avrà cambiato Ellie? Lei crede ancora in Joel, suo punto di riferimento in un mondo corroso dalla violenza e dalla disperazione? Joel a sua volta avrà davvero ritrovato definitivamente quell'umanità sopita grazie all'amore paterno verso la piccola? E ancora, Joel sarà felice di aver evitato la morte a quella che considera ormai una figlia, o il rimorso di avere probabilmente condannato per sempre l'umanità all'estinzione lo tormenterà? Tanti interrogativi che potrebbero far sbizzarrire gli sceneggiatori permettendo loro di sviluppare un'ulteriore analisi approfondita della psiche umana, dei drammi interiori, dei rapporti interpersonali che tanto sono piaciuti nel primo The Last of Us, rendendolo un titolo diverso dagli altri e un autentico gioco di culto. Questo però non vuol dire che la storia di The Last of Us 2 dovrebbe essere focalizzata solo sui vecchi protagonisti. A nostro modo di vedere sarebbe molto interessante se venissero introdotti anche dei nuovi personaggi giocabili, e se si potesse quindi raccontare attraverso i loro occhi quel mondo fatto di disperazione e di dolore. Badate bene, non parliamo di raffazzonati scenari a sé stanti messi lì giusto per fare numero, né di sequenze eccessivamente lunghe, ma di episodi utili a raccontare il dramma post apocalittico di altri sopravvissuti. Che evidenzino il senso di solitudine, di disperazione verso un destino deciso, in cui si percepisca a ogni passo il vuoto morale che anima i personaggi, ma anche la loro paura e la loro angoscia per un futuro incerto. Magari legando poi le loro vicende da un filo conduttore che verrebbe svelato solo nel momento in cui le loro esistenze andrebbero a incrociarsi con quelle dei due protagonisti. Queste situazioni potrebbero essere incastonate lungo la narrazione principale, in particolari momenti dell'avventura, dopo il ritrovamento di una foto, di un diario o lo scontro con una banda di sbandati. The Last of Us - Spot live action in italianoNel baratro della follia
Per esempio in un ipotetico ritorno alla University of Eastern Colorado si potrebbe pensare a un certo punto di vestire i panni di una persona infetta, magari uno degli studenti universitari che cerca disperatamente di godersi gli ultimi attimi di un'esistenza normale prima di sprofondare nel baratro della follia. E lo farebbe aggrappandosi ai ricordi. Immaginate un uomo col volto emaciato, seduto a peso morto con la schiena poggiata a un muro. Ha lo sguardo apparentemente perso nel vuoto, il collo piegato di lato. In realtà, debole com'è, sta solo guardando un piccolo fiore che tiene in mano. E pensa. Pensa a quanto sia bella la natura, quanto sia bella la vita e come spesso gli uomini lo dimenticano, presi dalla quotidianità della loro esistenza, impegnati a correre dietro al successo, a cose dubbie ed effimere, fagocitati da una civiltà in cui il superfluo sembra la loro unica necessità. E non si accorge di ciò che di meglio può offrire la vita, di quanto possa essere meraviglioso il sorriso di un bambino, un raggio di sole, la magnificenza di un fiore che si schiude. E mentre riflette, ricorda come è arrivato a questo punto, alla fine del suo arco vitale di essere umano. La situazione potrebbe costituire l'occasione giusta per un'analisi introspettiva sulla vita, sull'esistenza, sulla bellezza di quelle cose quotidiane che sembrano tanto banali ma che, come detto, tali poi non sono. Il giocatore potrebbe vivere i ricordi del ragazzo fin dalle fasi iniziali del contagio, bloccato coi suoi colleghi e i suoi insegnanti all'interno delle aule e dei dormitori dell'università. Costretto a sorvegliare le barricate erette a difesa delle aree in comune e a procacciarsi cibo e acqua. Lo immaginiamo incupirsi e isolarsi sempre di più, giorno dopo giorno, vedendo il mondo che conosceva andare in frantumi, gli amici morire uno dopo l'altro o trasformarsi, e perdendo gradualmente i contatti con l'esterno, con la famiglia, man mano che servizi come i social network e l'intera rete di internet collassano. Un grande contrasto della nostra epoca è che, per assurdo, nell'era della globalizzazione ci si può sentire soli in mezzo a centinaia di persone. Il senso di solitudine viene talvolta perfino acuito dalla spersonalizzazione dei rapporti umani, ed è quello che a un certo punto accadrebbe al ragazzo, fino al momento in cui, contagiato, inizia pian piano a perdere la ragione. E dopo la sua trasformazione, per un attimo, vedremmo il mondo con gli occhi di un runner, magari trovando risposta a uno dei tanti interrogativi che i protagonisti della storia si saranno posti almeno una volta: queste creature capiscono? Hanno dei sentimenti? Si ricordano chi erano o cosa facevano prima della loro mutazione? Sono coscienti oppure come sosteneva qualcuno in televisione prima dell'interruzione totale delle trasmissioni, non lo sono affatto? Tutto questo sarebbe vissuto dall'utente attraverso un flashback, subito dopo che Joel e Ellie avrebbero abbattuto la creatura e analizzato lo scenario, trovando magari un documento o un indizio che avrebbe scatenato il ricordo giocabile. The Last of Us - Un video dedicato agli infetti
Una famiglia in pericolo
Un altro episodio che ci è venuto in mente è legato invece a una famiglia in fuga. Sparse per le città del videogioco, lo sapete, ci sono tante piccole comunità di sbandati che hanno scelto di abitare fuori dalle zone controllate dall'esercito, per essere "liberi" dalle autorità (o da ciò che ne resta). Ma ci sono anche gli infetti: tanti, troppi. E poi bande di criminali che sciamano fra le rovine dei quartieri razziando, violentando e uccidendo senza alcuna pietà i più deboli.
L'alternativa è vivere nelle sopra citate zone di quarantena, dove i militari hanno imposto, come detto, la legge marziale e delle regole ferree per il controllo delle aree di competenza. Un "male" necessario per sopravvivere, mantenere una parvenza di civiltà ed evitare che l'infezione si propaghi pure lì. Purtroppo non sempre il controllo totale dà i suoi frutti, e molti centri di sicurezza vengono distrutti giorno dopo giorno da orde di creature, da bande di sciacalli e da cittadini rivoltosi. La famiglia protagonista di un eventuale "episodio" di The Last of Us 2 si ritroverebbe a un certo punto a combattere per la propria vita in un campo invaso dagli infetti, dal quale fuggirebbe rubando un auto dell'esercito. Dopo varie vicissitudini, finita la benzina, il gruppo si troverebbe quindi bloccato, a causa di una bufera di neve, in aperta campagna nei pressi di Jackson City, e costretto a lanciare un SOS con la radio presente nel veicolo. La richiesta di soccorso verrebbe intercettata da Tommy e Joel, i quali dopo lunghe discussioni, al sorgere del sole e al placarsi della tormenta, partirebbero alla ricerca dei dispersi. Di questi ultimi, però, troverebbero solo il campo (in realtà l'auto sommersa dalla neve con i lembi di due lenzuola agganciati alle estremità del portabagagli per creare un effetto simil tenda), ma dei suoi occupanti nessuna traccia. Tommy e Joel rinverrebbero un diario, quello di una delle ragazze che componevano il nucleo familiare. Gli eventi descritti al suo interno, o una parte di essi, potrebbero essere vissuti dai videogiocatori con il solito flashback giocabile. Al termine di questa sequenza si potrebbe tornare nel presente, coi due soccorritori che riprenderebbero le ricerche fino al tragico epilogo che vedrebbe la famiglia vittima di un gruppo di maniaci cannibali (avete presente la scena del film e del romanzo The road?), oppure di una disgrazia: fuggiti durante la bufera, terrorizzati dalla presenza di mostri nell'area, sarebbero precipitati in un burrone. E se la sequenza vi sembra "pesante", tenete sempre bene a mente che il mondo in cui si svolgono i fatti di The Last of Us è violento, spietato, e non c'è spazio per la pietà. In tal senso si potrebbe ulteriormente forzare la mano in un altro episodio ancora, dove gli sviluppatori farebbero osservare quella realtà contorta e corrotta anche con gli occhi di uno spietato predatore. Indossare i panni di un "cacciatore" non sarebbe certo moralmente facile, ma potrebbe servire a far capire ai giocatori come ragionano e agiscono questi individui. Dopo aver ucciso e rapinato altri esseri umani come loro, provano rimorso? Questo nuovo personaggio, era un violento anche prima della fine del mondo o lo è diventato successivamente per disperazione o per la rabbia causata dall'aver vissuto un forte trauma, come la perdita di persone a lui care?Mors tua vita mea
La presenza di personaggi alternativi e situazioni "particolari" come quella sopra citata, potrebbero aprire la strada a una evoluzione del concetto di scelte morali, nonché al peso che buona parte di queste avrebbero sull'andamento dell'avventura. In tal senso ci vengono in mente due situazioni limite: in una Joel elimina tre aggressori, ma l'ultimo riesce a impietosirlo e l'uomo tentenna un attimo.
A quel punto viene data al videogiocatore la possibilità di scegliere egli stesso se ucciderlo o risparmiarlo. Meglio un colpo alla testa o lasciarlo andare via col rischio però che ritorni con altri delinquenti pronti a fare la pelle a Ellie? La seconda situazione sarebbe ancora più ambigua: supponiamo che Joel e la ragazza siano giunti in una locazione allo stremo delle loro forze a seguito di qualche evento, senza viveri e con poche munizioni. Poco più in là scorgono quindi un uomo ferito, con uno zaino pieno di provviste e proiettili che potrebbero tornargli utili. Cosa fare? Comportarsi da buon sammaritano aiutandolo o prendere la sua roba lasciandolo morire? Chiusa la parentesi relativa alla storia, gettiamo uno sguardo sulla giocabilità. Anche se di base vorremmo che quest'ultima mantenesse l'ottima struttura dell'originale, pensiamo che qualche piccolo ritocco qua e là potrebbe impreziosire il gameplay. The Last of Us è stato un gioco che ha proposto un ottimo livello di sfida grazie a quel senso di impotenza e tensione che gli sviluppatori sono riusciti a trasmettere ai giocatori. A tutto ciò ha dato un grosso contributo anche l'ottima intelligenza artificiale dei nemici. Tuttavia c'era un piccolo difetto che ci piacerebbe potesse essere eliminato in un possibile sequel: in alcune fasi i protagonisti principali incontravano dei comprimari che li accompagnavano per uno spezzone dell'avventura. Ebbene, quando il gruppo si imbatteva nei nemici e cercava di evitarli nascondendosi, Joel doveva muoversi nell'ombra in maniera assolutamente silenziosa per non essere scoperto mentre invece i compagni potevano fare quello che volevano visto che gli avversari sembravano ignorarne i movimenti. Nulla di eclatante, sia chiaro, ma vorremmo che si trovasse una soluzione a questo "problema", più che altro per non far perdere quel realismo che permea in molti aspetti l'intera avventura. Altro aspetto che vorremmo venisse migliorato è il sistema di crafting. In particolare ampliando il ventaglio di scelta nella creazione di oggetti sia da difesa che di offesa. Trappole esplosive più efficaci, sia da terreno che da posizionare a mezza altezza, magari come quelle utilizzate da Bill, o forme primitive di allarmi da costruire con l'ausilio di fili di spago e barattoli offrirebbero una certa varietà, tornando tra l'altro molto utili nel pianificare eventuali strategie di attacco o di copertura in particolari condizioni. Il sistema di combattimento del primo The Last of Us a noi è piaciuto, ma riteniamo che la possibilità di realizzare nuove tipologie di armi e trappole da utilizzare con astuzia, potrebbe migliorarlo ulteriormente, consentendo come detto ai videogiocatori di studiare il modo migliore per compiere un agguato dove poter eliminare più nemici contemporaneamente. Sfruttando anche l'ambiente circostante: far cadere sulla testa di un gruppo di infetti un frigorifero dal piano di sopra di una abitazione, o fare crollare su di essi una parete divisoria instabile sarebbero soluzioni molto divertenti da utilizzare. Anche perché non ci dispiacerebbe affrontare qualche nuovo tipo di nemico, da aggiungersi a quelli già esistenti. Per quanto riguarda gli infetti immaginiamo per esempio delle creature con caratteristiche inedite rispetto a quelle classiche, derivate da una sorta di evoluzione del virus. Tra l'altro la sua mutazione porterebbe a una serie di risvolti pure sulla trama, visto che Ellie potrebbe non essere immune a questa nuova forma di infezione. Per gli umani ipotizziamo invece bande di disertori delle forze armate, dunque più ostiche da affrontare in quanto meglio addestrate dei semplici delinquenti comuni, e carovane di sbandati che si spostano da un luogo all'altro, razziando e saccheggiando interi villaggi come moderni barbari senza scrupoli. E proprio fantasticando di un'orda di selvaggi che tenta di depredare Jackson City chiudiamo questo nostro articolo. In fondo a noi il videogioco originale è piaciuto tantissimo così com'era, per cui, come detto in apertura di articolo, non desideriamo troppi cambiamenti. E voi? Cosa vorreste vedere nel prossimo capitolo di The Last of Us? The Last of Us - Trailer "Bill's Safe House"