The Leadcrow - Cantiere (VI parte)

Da Lerigo Onofrio Ligure @LerigoOLigure
CJ si voltò al fisico, ma Rory stava già percorrendo il corridoio nel senso opposto, salutando l’occupante di una delle prime stanze, come se si conoscessero da tempo. Dannazione! Imprecò CJ voltandosi di nuovo alla porta. Si avvicinò con cautela studiando la targhetta, dove il logo della LoneStar separava il titolo dell’occupante dal nome. CJ ci mise un istante di troppo per leggere:
Chief of Technical Officer R. Delacroix
L’iniziale del nome poteva essere qualsiasi cosa, ma ricordava troppo da vicino Raphael Delacroix. Si sentì di nuovo girare la testa, la stessa sensazione di perdita di coscienza, l’idea che la sua vita intera fosse un semplice sogno. Dettagli incongruenti con la realtà erano frequenti nei sogni, persone che non potevano essere in determinati luoghi, situazioni assurde e su Comet Station sembrava esserci di tutto, persino…
– Si sente bene? – chiese una voce leggera avvicinandosi. CJ si voltò e per poco non cadde a terra, la nuova venuta portava un fascio di documenti ordinati e sembrava di fretta, ma abbandonò i documenti su un tavolinetto della sala per soccorrere CJ – Deve essere la gravità o la differenza di ossigeno, almeno credo! Dovrebbe chiedere a qualche ingegnere, loro ne sanno più di me. – CJ sorrise debolmente, ritrovando l’equilibrio. La figura esile che l’aveva soccorso non si fece scrupolo a sorreggerlo e forse complice la gravità inferiore, non sembrò in difficoltà nel farlo sedere su un divanetto in pelle – Come è finito qui tutto solo? – – Sono arrivato da poco sulla stazione. – – Oh questo si vede, non starebbe in queste condizioni se fosse un navigato abitante di Comet Station, come alcuni dei palloni gonfiati di queste stanze. – ammise la donna sedendoglisi accanto. I riccioli corvini sembravano essersi adattati benissimo alla poca gravità e ondeggiavano dando un senso magnetico agli occhi verdi della donna, conferendole una bellezza che nello stordimento era sfuggita a CJ, le labbra piegate in un sorriso comprensivo non avevano rossetto, come non c’era trucco a coprire le piccole imperfezioni di quel volto – Grazie. – – Pensavo non le uscisse di bocca. – – Mi scusi, ma sono ancora molto confuso e devo ammettere che il mio collega aveva ragione nel volermi portare in infermeria, ma non mi era mai successo nei viaggi precedenti. – spiegò CJ, chiedendosi perché diceva delle simili idiozie alla donna che lo aveva aiutato a non svenire davanti all’ufficio di Delacroix. La sconosciuta sorrise – Io non credo sia dovuto a qualcosa nel suo corpo. Succede a tanti, forse ha dormito poco, la stanchezza e il cambio di luce è deleterio per chi non è abituato al ciclo di ventotto ore. Io ci ho messo almeno un mese ad abituarmi. – Per un attimo CJ si chiese se Rory non avesse ragione nel voler rimandare l’incontro di presentazione, ma gli tornò in mente la donna del sogno, lei avrebbe cercato di scoprire tutto il prima possibile, anzi sarebbe stata la prima ad aprire la porta a vetri per capire che diavolo stesse succedendo, mancamenti o meno. – Mi sembra preoccupato, cosa la turba? – Con un attimo d’imbarazzo si rese conto che la donna era ancora li, si era riappropriata dei documenti, ma aspettava paziente, forse perché si sentiva responsabile per CJ o perché non aveva voglia di tornare nel suo ufficio, quando c’era un volto nuovo in giro – Nulla, sto solo cercando di ritrovare il mio equilibrio. A proposito il mio nome è Cameron Jennings. – L’altra fece un piccolo sorriso – So già chi è lei: c’era un solo ingegnere della Atlantis in arrivo oggi e mi sono interessata personalmente di organizzarle il viaggio fino a Comet, signor Jennings. – – Quindi lei sa già tutto di me. – giudicò CJ con un sorriso, una parte di se che riconobbe essere la donna del sogno, era diffidente e spingeva per indagare, ma vinse il buon senso – Cosa la spinge a interessarsi a dei noiosi ingegneri aerospaziali? – Un altro sorriso, l’espressione donava al viso un qualcosa d’innocente che CJ etichettò come bellezza, non riuscendo a inserirlo in qualsiasi altro complimento – Non credo che tutti siano noiosi, lei non lo sembra. – – Lo sono, come tutti, quando si parla di lavoro perdo la cognizione del tempo. – Il sorriso della sconosciuta si trasformò in una smorfia – A me danno solo scartoffie, non credo potrei mai trovarlo gratificante! – Voltandosi alla porta CJ si rese conto che doveva incontrare Delacroix soprattutto per il suo bene, prima l’avrebbe fatto e prima sarebbe finito tutto, dubbi sulla realtà compresi – Credo di dovermi rimettere in piedi, ho un colloquio importante. – – Crede di riuscire a portare avanti un colloquio nella sua condizione? – CJ scosse la testa, tentando di rimettere in ordine le idee, non poteva permettersi di abbassare la guardia con una sconosciuta che poteva benissimo essere la segretaria di Delacroix – Devo farlo, sono qui per lavorare e prima mi presenterò al capo della divisione tecnica, prima inizierò a lavorare! – – Quindi è qui per la nave. – Alzandosi CJ fissò la donna dall’alto verso il basso, sembrava sicura di se e la curiosità iniziale avrebbe dovuto essere già scemata nel conformismo di un’impiegata. Una parte della sua mente cercò di capire se quella fosse una prova, anche l’idea che Rory non volesse accompagnarlo fin li lo confermava – I suoi capi la chiamano progetto Kestrel. – – Già, non sembra affatto meritare quel nome. – – Sembra informata riguardo la nave, nel suo lavoro ci sono scartoffie anche riguardo il progetto? – La donna sorrise facendogli cenno di sedersi di nuovo – Mi dica signor Jennings, lei ha lavorato su progetti molto interessanti nell’ultimo anno, tutti si aspettavano che rifiutasse di lavorare con LoneStar, eppure è bastato pronunciare il nome dell’azienda per farla precipitare qui a dare un’occhiata. – CJ si sentì mancare di nuovo e fu costretto a sedersi – Chi è lei? Cosa vuole da me? – – Credo che il capo della divisione tecnica debba conoscere i suoi collaboratori, prima di lavorarci insieme, non trova anche lei signor Jennings? – domandò la donna con sorriso forzato, inumidendosi le labbra per continuare – Mi dispiace non essermi presentata prima, ma nella sua condizione credevo che un colloquio amichevole sarebbe stato più proficuo. Sono Raphaelle Delacroix e gestisco il progetto Kestrel. – CJ sgranò gli occhi fissandola, di colpo lo sguardo ironico della donna e persino le sue risatine divennero chiare: aveva giocato al gatto col topo con CJ e non sembrava esserne turbata, esattamente come aveva fatto il Commodoro neoeuropeo nel suo sogno. – Resti qui, le manderò un medico per le vertigini! – CJ la fissò incrociandone gli occhi, erano simili a quelli dell’uomo nel sogno, anche la corporatura era stranamente esile, ma tenne per se le impressioni sulla donna, del resto non voleva sembrare pazzo nel gridare a tutti che nei suoi sogni aveva visto un uomo che si chiamava esattamente come il nuovo capo della divisione tecnica di LoneStar.

Ogni sogno ha il suo incubo peggiore!


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