– Perché ti ha mandata qui di persona? –
– Ho fatto io pressione per farmi spedire sulla Terra. –
Cercando di sfuggire a quegli occhi pieni di rabbia, CJ si rifugiò in cucina – Posso offrirti qualcosa? –
– Un caffè. –
Si ritrovò a fissare il bricco del caffè senza sapere cosa fare. Sentiva lo sguardo della donna su di se, ma cercò d’ignorare il senso di disagio che provava, pensando al proprio lavoro sulla stazione spaziale e alle idee che aveva rubato alla Magpie. Anche senza sapere cosa fosse venuta a fare Delacroix, immaginava che si trattasse del progetto Kestrel e della sua collaborazione in esso.
Consegnandole una tazza fumante, ne versò una anche per se, ma si astenne dal berne più di un sorso. Era fin troppo nervoso e ritrovarsi la causa del suo nervosismo in casa lo metteva ancora di più in difficoltà con Ariane.
– La futura signora Jennings sa che cosa è successo tra noi? –
– Non eri qui per lavoro? – si difese CJ.
– Fa parte del lavoro. –
CJ cercò di capire se Delacroix volesse fare del sarcasmo, ma trovò solo il fondo di una tazza e uno sguardo gelido che continuava a scrutarlo con rabbia. Per un attimo pensò di cacciare quella donna dalla sua casa e nascondere tutto ad Ariane, ma non era saggio far arrabbiare chi poteva mandare a monte la commessa della Atlantis con poche parole.
– Cosa vuoi allora? Non accetterò una proposta di Starling. –
– Non c’è nessuna proposta questa volta. –
– Non capisco, perché mandarti qui allora? –
Fu il sorriso a tradire la donna o la tazza battuta pesantemente sul tavolo, ma CJ seppe che la LoneStar avrebbe ritirato la commessa prima ancora che la voce di Delacroix confermasse quell’impressione – Sai ci ho riflettuto per una settimana, mentre tu saltavi tutti i turni di riposo pur di finire il lavoro. –
– Non capisco dove vorresti arrivare. Avete delle clausole, la Atlantis ha fatto la sua parte. –
Una risata riempì la stanza – Oh, pagheremo le penali e tutto ciò che comporta, ma daremo tutta la colpa al tuo team. Porteremo la Atlantis in tribunale e chiederemo che tu e la tua amichetta veniate buttati fuori! –
CJ fece cadere a terra la tazza ancora piena di caffè, rimanendo a fissare lo sguardo divertito di Delacroix e per un istante sentì tutta la rabbia della donna del sogno nell’essere manipolata dall’alter-ego maschile di quell’arpia. Avrebbe voluto colpirla e farle del male, prendersi la rivincita anche per ciò che aveva visto nel futuro. Nel sogno! Si corresse.
Quell’esitazione risvegliò qualcosa della donna che guidava la Magpie, qualcosa di torbido e sporco come le paratie nelle stive della corvetta.
– Vuoi davvero fare tutto questo solo perché non ti ho sbattuta quel giorno? –
La donna perse la sua baldanza e cercò di reagire – Come ti per… –
– Vieni in casa mia e cerchi di minacciarmi! Se davvero avessi paura delle tue parole non ti avrei lasciata entrare affatto e ora vattene, prima che ti faccia licenziare davvero! –
– Non credere di essere così importante! –
– Vogliamo mettere Starling nella condizione di decidere? Cosa credi che succederebbe, Rafy? –
La donna si ritrasse. Colpita con le sue stesse armi e obbligata a guardare la cosa da un altro punto di vista, non si era resa conto di quanto CJ fosse in grado di rispondere per le rime. Balbettò qualcosa e cercò di alzarsi, ma venne spinta di nuovo a sedere da CJ.
– Nessuno viene qui e minaccia me e la mia donna! Dovrei denunciarti solo per essere venuta qui a… –
La donna si alzò baciandolo come aveva fatto nella sala riunioni di Comet Station, ma si ritrasse subito per fissare CJ negli occhi, spaventata – Non capisci? Non m’importa nulla di Starling e della LoneStar. Io non riesco a vivere così, non posso più pensarmi senza di te! Tu sei importante, non ha senso continuare se non sarai al mio fianco! –
Nella testa di CJ esplose un’immagine del volto di Delacroix che ripeteva quell’ultima frase su Comet Station e poi in una stanza più simile a un laboratorio e ancora in un appartamento di una stazione spaziale come Olympus. Gli sembrò di ricordare un nome, qualcosa che forse veniva dall’altro sogno e che continuava a tormentarlo. Dall’unico sogno, questa è… I suoi pensieri vennero interrotti da un secondo bacio e poi da un terzo. Si rese conto di aver preso l’iniziativa, non gli importava che la donna lo avesse minacciato, né della tazza rotta e del caffè finito sui suoi vestiti e sul pavimento. L’unica cosa che importava era il sapore delle labbra della donna. Di Rafy, si chiama Rafy!
Rafy lo respinse per fissarlo con uno sguardo pieno di speranza – Sei tornato in te? Ti prego dimmi che possiamo mettere fine a questa lotta! –
C’era troppa confusione nell’appartamento, troppe cose fuori posto e altre che non avevano senso, come se tutto si stesse sciogliendo in un grigio pallido e spento, perdendo la consistenza di una realtà che CJ non sentiva più sua. Come non sentiva più il bisogno di difendere la sua relazione con Ariane.
Si chiese come fosse possibile e specchiandosi negli occhi di Rafy ebbe la sensazione di conoscere la vera risposta a una domanda addirittura più importante del progetto Kestrel.
La porta di casa fece uno scatto, sbloccandosi e lasciando entrare Ariane – Sono a casa! –
Il mondo di CJ cadde di nuovo a pezzi, si rese conto che la sua vita non poteva più tornare quella di una volta: Ariane non meritava tutto quello. Eppure sentire la sua voce lo tranquillizzò al punto da fargli dimenticare le parole di Rafy.
La donna entrò in cucina – Camer… – s’interruppe fissandoli.
Rafy si era preoccupata di riprendere in mano la tazza di caffè, lasciando a CJ il dovere di spiegare il caos sul pavimento e probabilmente una macchia di rossetto sulle labbra.
La nuova venuta non degnò di uno sguardo CJ o la tazza rotta, ma si concentrò completamente sulla loro ospite – Cosa ci fa lei qui? –
– Sono ven… –
– Lei è Raphaelle Delacroix. –
– So chi diavolo è quest’arpia! – gridò Ariane voltandosi per la prima volta a CJ – Ha avuto la faccia tosta di presentarsi dal Vecchio e ritirare la loro commessa! –
– Cosa? – esplose CJ fissando entrambe senza capire.
Ogni sogno ha il suo incubo peggiore!