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Il 14 ottobre, così, nel nulla e nel silenzio, il 2% della popolazione scompare.
La famiglia che con te faceva colazione, l'autista della tua auto, il tuo bambino nel seggiolino, tuo padre che spingeva il carrello della spesa. Puf. Scomparsi nel nulla. E nel silenzio.
Silenzio non c'è però dopo, ci sono grida di aiuto e di disperazione, ci sono pianti estenuanti di bambini abbandonati, ci sono fragori di incidenti d'auto: c'è il caos.
The Leftovers, prodotto di punta dell'estate HBO, inizia così, mostrandoci la calma prima dell'esplosione.
Ma non ci si aspetti che si prosegua con indagini delle agenzie interne, con investigatori e detective chiamati a risolvere un caso alla Fringe, no, il prodotto tratto dal libro di Tom Perrotta resta sul lato umano, resta con chi è rimasto e che a distanza di 3 anni ancora brancola nel buio, ma cammina, è andato avanti per quanto possibile, pur non dimenticando, pur rimanendo sempre ancorato a un passato che non vuole tornare.
Nel raccontare tutto questo, il centro è la famiglia Garvey, i cui componenti ci permettono di seguire tutte le conseguenze che quel 14 ottobre hanno portato nella cittadina di Mapleton e nel resto del mondo.
Kevin, padre e marito, è capo della polizia, irascibile e arrabbiato con il mondo, e soprattutto con la moglie, che lo ha abbandonato per unirsi alla "setta" dei Colpevoli Sopravvissuti, inquietanti persone vestite di bianco che rivendicano il diritto a fumare e al silenzio, che comunicano scrivendo in bloc notes e che osservano man mano dei prescelti nella speranza di farli unire a loro, finendo il più delle volte per essere picchiati e seviziati. A fare i conti con dei genitori assenti e difficili da gestire, è Jill, adolescente ribelle arrabbiata come il padre e se possibile silenziosa come la madre, che tra feste e bravate cercherà un po' di pace impossibile da ottenere. In più, ci sono Tommy, figlio in fuga che si è unito ai devoti del santone Wayne, e il nonno e padre Kevin Sr., ex capo della polizia, impazzito e rinchiuso in una casa di cura, che parla con voci che solo lui sente.
Un bel quadretto famigliare, dunque, un quadretto che si segue con interesse e con malizia, a cui sono dedicate la maggior parte degli episodi.
Ma anche i protagonisti collaterali hanno il loro peso, a partire da Nora Durst, che in quel 14 ottobre ha perso la sua intera famiglia: marito e due figli, rimanendo indietro, sospesa in un vuoto che solo la paura riesce a riempire. Per finire, c'è il reverendo Matt Jamison, ancora pieno di speranza e di redenzione per un mondo che sembra aver perso la fede.
Come detto però, non ci si aspetti che nei 10 episodi di questa prima stagione si cerchino piste e indizi per capire cosa sia potuto succedere in quel giorno di tre anni fa, no, ci si concentra e si segue chi è rimasto, chi brancola tra paure e senso di abbandono.
Impossibile non rimanere avvolti dall'intimità con cui questo è raccontato, con l'estetica di un racconto e la bravura degli interpreti, dall'intenso e sexy Justin Theroux, ai divi Christopher Eccleston (il primo dottore) e la rediviva Liv Tyler, per non parlare della giovane promettente Margaret Qualley che con l'amica Emily Meade è anche un bel vedere per tutti i maschietti all'ascolto.
I prodotti HBO si confermano così una garanzia, anche per il livello tecnico di questo prodotto (bastino le iconiche immagini di questo post per capire) in cui anche solo le musiche sono d'alta classe (Al Green, Nina Simone, Slayer...), per non parlare della composizione di episodi in cui brevissimi flashback inquadrano di volta in volta i personaggi, in cui realtà e sogno si mescolano spesso e volentieri e in cui primeggia quel The Garveys at their best che tutto mostra e tutto spiega, in uno scoprire che è da applausi.
Pur avendo diviso il pubblico, come si è potuto capire, io sto dalla parte di chi grida alla bellezza, alla profondità di un racconto che sa scavare in personaggi e in emozioni che, inevitabilmente, restano.
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