Magazine Cinema
La camera ruota panoramica, una sorta di skyline a mezz'aria su New York. Va sempre più restingendo l'ellisse fino a focalizzare una finestra dalla quale, attaccata con un laccio, pende una bottiglia di whisky. Dentro un uomo che sta preparando la valigia. E' Don Birnam (Ray Milland, interpretazione mostruosa!), scrittore dalla fallimentare e mai avviata carriera. A breve dovrebbe partire per un posto isolato col fratello, scopo principale smettere definitivamente con l'alcool.
Troverà una scusa per evitare la partenza, nonostante anche l'interessamento accorato e fattivo della splendida fidanzata Helen (Jane Wyman, splendidissima...). Finirà nel solito bar, gestito da Nat (Howard Da Silva, grande attore) dove fra flashback e un presente sempre più nero assisteremo, con un realismo e durezza per i tempi veramente stupefacenti, alla spirale infernale di un alcolizzato. Un uomo fondamentalmente onesto e d'intelligenza superiore alla media arriverà al suo fondo, persino a compiere furti per procurarsi i necessari soldi, fare minacce a muso duro ai rivenditori, e poi il collasso fisico, il ricovero coatto in una clinica psichiatrica dalla quale fuggirà.
L'attacco di delirium tremens coll'incubo ad occhi aperti che ne consegue sarà una scena che una volta vista si tatuerà a fuoco nei ricordi dello spettatore! Indescrivibilmente bella, nerissima, dopo una coinvolgente sequenza di girato perfetto per tutto quanto la precede riuscire a realizzare un tale picco è cosa che può riuscire solo a un genio come Billy Wilder e pochissimi altri. Allora, al di là di un finale più o meno risolutivo, la camera non farà altro che lasciare la scena così come vi è entrata per iniziare la narrazione, sempre un occhio curioso e discreto che non ha tralasciato alcun dettaglio, nemmeno i cerchiolini umidi dei bicchieri sul bancone del bar. Se ne uscirà dalla finestra da cui entrò e riaprendo l'ellisse tornerà ad inquadrare la metropoli, dopo averne eviscerato la vicenda di uno dei suoi protagonisti, probabile non una eccezione ma uno come tanti, così come tanti al pari di Don erano i ricoverati per alcolismo presenti all'ospedale psichiatrico, il momento che dà la dimensione del dramma narrato, sia nei termini personali di Don quanto in quelli sociali.
Un happy ending anche se in parte disilluso? Probabilmente un po' imposto, dai tempi, fors'anche da un ottimismo inguaribile. Chi conosce casi simili sa che le cose in rarissimi casi possono concludersi come proposto, ma ci può stare, non è impossibile e in ogni caso è talmente breve il finale, quasi solo pronunciato, che non basta a strappare nemmeno un sorriso tanta è la carica umanamente distruttiva di tutto il resto della pellicola.
Vorrei e potrei dire tanto di casi di dipendenza, da droga ed alcool, esperienze fatte purtroppo (anzi, dovrei dire fortunatamente) a spese di altri, tanti amici e conoscenti ormai perduti, ma non voglio "imbrattare" la recensione di un'opera memorabile e perfetta, aggettivo già usato ma mi ripeto. Io non sono veramente degno nemmeno di elogiare cotanto regista, notissimo per le argute e divertenti commedie ("Uno, due, tre!" solo per citarne una) come per film pesantemente drammatici come questo.
Olimpo, quasi inutile dirlo a questo punto. Una volta tanto metto l'elenco dei premi ricevuti, lo prendo dalla pagina wiki che a riguardo (nella edizione italiana) non pubblica altro:
1946 - Premio Oscar
Miglior film alla Paramount Pictures
Migliore regia a Billy Wilder
Miglior attore protagonista a Ray Milland
Migliore sceneggiatura non originale a Charles Brackett e Billy Wilder
Nomination Migliore fotografia a John F. Seitz
Nomination Miglior montaggio a Doane Harrison
Nomination Miglior colonna sonora a Miklós Rózsa
1946 - Golden Globe
Miglior film drammatico
Migliore regia a Billy Wilder
Miglior attore in un film drammatico a Ray Milland
1946 - Festival di Cannes
Grand Prix du Festival International du Film
Grand Prix International de la meilleure interprétation masculine a Ray Milland
1945 - National Board of Review Award
Nomination Miglior attore protagonista a Ray Milland
Faccio solo notare che Ray Milland è sempre presente in tutte le occasioni. Ripeto: interpretazione mostruosa.
Serve sapere altro? Se non l'avete visto correte ad informarvi sul Grande Cinema.
Robydick
Ho scelto un pezzo Indimenticabile, per accompagnare un film tal quale. E s'intitola proprio così, nell'interpretazione magica in un virtuale duetto padre-figlia realizzato da Natalie Cole per "Unforgettable" col celebre padre, in playback ovviamente, Nat King Cole. Ne è venuta fuori una composizione splendida permettemi d'elogiarmi, nell'insieme delle scene in bianco e nero, dell'eleganza senza tempo delle architetture (anche d'interni) e dell'abbigliamento dei tempi, e nella drammatica dolcezza della canzone nella sentita interpretazione. Avevo pensato anche a un pezzo di Marvin Gaye, tristemente morto vittima proprio di un padre alcolista, ma non volevo infierire ulteriormente su immagini già drammatiche. Buona visione e buon ascolto, ne vale la pena.
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