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The Lou Rawls Show With Duke Ellington (1970)

Creato il 24 novembre 2010 da The Book Of Saturday

The Lou Rawls Show With Duke Ellington (1970)

Come rimanere delusi da un dvd e rifarsi (ma solo parzialmente) con le bonus features. È quello che è accaduto a uno sventurato acquirente di musica al buio, che in questo caso sarebbe il sottoscritto. Ma del resto questo spazio nasce per condividere conoscenze, anche quelle utili ad evitare i cosidetti “pacchi”. Perché l’emozione di vedermi recapitato il dvd The Lou Rawls Show è andata subito in cantina dopo 35 minuti di film, e basta.

Sottoscritto: a tutto titolo With Duke Ellington, non posso non evidenziare che la presenza del Duca in questo spettacolo è stato il volano per cui scegliere questo prodotto. Se poi consideriamo le spesso inutili e stucchevoli raccomandazioni dei quotidiani quando celebrano un’uscita, stavolta l’unica in copertina è la segnalazione di All Movie Guide che si limitava a un molto equilibrato «scintillante collaborazione», e basta.

Dico, non sarà mica così scadente un prodotto in cui figura uno dei migliori pianisti del Novecento, e al cui fianco si cimenta almeno in due dei suoi migliori pezzi (Sophisticated Lady e Satin Doll) uno dei più originali cantanti del Novecento quale Lou Rawls? Solo quei due brani però non fanno primavera, e sono i soli in cui compaiono le divine mani di Ellington, e basta.

Per il resto una Oh Happy Day cantata dal duo Rawl-Freda Payne (sorella di Scherrie Payne, ricordate le Supremes?), due brani gospel eseguiti da un manipolo di ragazzotti e ragazzotte (e neanche così male, ma non ho pagato per quello), e basta. Insomma, e basta. Non vi riporto il totale delle spese, tanto perché se lo avessi scaricato avrei trasgredito le ferree leggi sui diritti d’autore, sta di fatto che stavolta sono io in credito con la View Video.

Tratto da una serie di show televisivi degli anni Settanta, in cui Lou Rawls si esibiva assieme ad artisti diversi (una specie di Rock And Roll Circus), questo che veramente definirei un frammento video, mi ha deluso per la sua esigua durata, non tuttavia per i contenuti. Potrete constatare da voi che l’esecuzione video pubblicata qui, ha le sue vene da apprezzare. non solo perché ci immerge in un tipico show americano anni ’70, con tanto di sfocate riprese e quel rosso di Ellington che fuoriesce da se, come fossero raggi del sole.

Il pianista dimostra peraltro la sua immortalità, un musicista senza tempo, dalla vastissima e varigata produzione che ha saputo sempre mantenersi vivo e al passo coi tempi, anche partecipare a spettacoli del genere, che a quei tempi potevano anche esser considerati profani per chi come lui si era fatto le ossa con due guerre mondiali, sempre fedele al jazz, genere che già da qualche decennio si era ritagliato il suo angolo di nicchia.

Ma mi ha colpito anche il timbro di voce di Rawls, che a dire il vero non conoscevo, e che poi scopro esser stato compagno di scuola di Sam Cooke, che invece conosco benissimo. Anzi, con il reverendo cantò per un periodo nello stesso gruppo, i Teenage Kings of Harmony. Ebbene, fose ho provato anch’io la stessa sensazione di Frank Sinatra quando, appena uditolo cantare esclamò: «Il canto più di classe ed uno dei timbri più vellutati del mondo della musica».

Ma ancor più, ho pensato io: «se chiudo gli occhi, Lou non è un nero, non lo è. Ha un timbro di voce, e quei rantolii che fanno pensare subito a un cantante bianco». Originale, e molto, molto bravo. Dicevo delle bonus features, niente di che, anzi, delle spuntate biografie dei tre protagonisti della puntata (sigh!), ma poi un brano video dove campeggia un impareggiabile sessantaquattrodentato Duke a dirigere la sua Orchestra. E miracolo del trovare l’utile nel dilettevole, ecco che scopro un altro fenomeno della batteria. Si tratta di Louie Bellson, che a 15 anni si narra abbia inventato l’uso della doppia cassa e che, una volta vinto un concorso indetto da Gene Krupa ottenne il visto per entrare nella band del Duca.

 



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