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Ma ci fu in particolare un film che evidentemente non piacque al regime comunista di Brežnev. L’anno era il 1975. Il mondo intero osservava, non senza preoccupazione, le mosse di colui che fu il capo assoluto di una nazione enorme, un paese di oltre trecento milioni di abitanti. Leonid Il'ič Brežnev fu segretario generale del Partito (il famoso PCUS), presidente del Soviet Supremo (l’equivalente del nostro capo di stato) e Maresciallo dell’Unione Sovietica (il più alto grado militare). In oltre vent’anni di potere fu il burattinaio di avvenimenti storici che vorremmo non fossero mai accaduti, quali la Primavera di Praga del 1968 e l’invasione dell’Afganistan del 1979. Fu lui a decidere, nel 1976, per l’installazione di missili a testata nucleare SS20 in Europa orientale. Una decisione che, non vale nemmeno la pena ricordarlo, diede poi il via ad un’escalation nucleare che portò negli anni Ottanta il mondo sull’orlo dell’olocausto nucleare. Sul versante economico interno Brežnev fu meno attento: il paese era ormai largamente urbanizzato, l’economia era in ginocchio, il prodotto interno lordo scendeva in picchiata e le industrie faticavano a mantenere il ritmo di quelle dei rivali americani anche, e soprattutto, a causa di un’arretratezza tecnologica imbarazzante.
Fu in questo contesto che Anatoly Solin realizzò un cortometraggio di una decina di minuti dal titolo «Человек и его птица» (The Man and his bird): un film di animazione che racconta la storia del periodo sovietico vista con lo sguardo delle persone normali, di quei cittadini costretti a lavorare al limite delle proprie forze in ambienti e situazioni alienanti e al limite della sopravvivenza. Una giungla urbana fatta di grattacieli impersonali e masse di persone in costante movimento. Un mondo innaturale come probabilmente era innaturale la vita di quei trecento milioni di abitanti: una moltitudine di persone a cui solo i sogni non potevano essere rubati.
Ed è proprio attraverso i sogni che era vagamente possibile l’evasione dalla realtà quotidiana. Sogni naturalmente irraccontabili, inammissibili. Ma se a volte lo spirito non si piega e non si può ingabbiare, altre volte si può assuefare alla propria prigionia. È questa la storia narrata in questo breve film, dove ci vengono presentati un uomo e un uccello. Due esseri che si trovano nella condizione di dover fare una scelta tremendamente importante per la loro vita, una scelta che come vedremo sarà diametralmente opposta. Un messaggio, quello di Anatoly Sorin, a suo modo sovversivo. Un messaggio abbastanza sovversivo da fargli meritare l’oblio. Buona visione.
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