I riferimenti iconografici che da sempre leghiamo al futuro ci riportano un’immagine netta, pulita, dei non luoghi, dei non colori, come se nel futuro ci attendesse un’astrazione da ciò a cui siamo abituati. Così l’insuperato “2001 Odissea nello spazio” di Kubrick si chiudeva auspicando la rinascita dell’umanità e l’uomo pensato da Gareth Pugh per la primavera/estate 2011 sembra proprio seguire quell’ultimo fotogramma.
Geniale come pochi, il giovane stilista inglese sembra l’inventore di una moda post-umana, quasi ignara dei riferimenti spazio temporali che conosciamo, le sue sono figure sospese in un’altra dimensione. Una collezione di certo suggestiva tra le linee pure, l’assenza che a volte è più dell’essere, il colore ghiaccio, il nero, gli innovativi materiali lucidi e solidi, le maglie come sculture di alluminio, forme definite che disegnano una figura piuttosto asessuata. Spesso la moda cede a delle esagerazioni fini a se stesse, ma Gareth Pugh agisce stupendoci perchè è portatore di una visione precisa e personale, merito che gli riconosciamo!