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“The Master”: l’emozione non ha voce…

Creato il 07 gennaio 2013 da Onesto_e_spietato @OnestoeSpietato

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Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile al duo protagonista formato da Joaquin Phoenix e Philip Seymour Hoffman e Leone d’Argento per la migliore regia a Paul Thomas Anderson all’ultimo Festival di Venezia. Due premi che pesano come macigni e creano (potenziale) volano per uno dei film più attesi degli ultimi anni (Paul Thomas Anderson se l’è tirata parecchio prima di concederlo, e concedersi, al grande pubblico). Due premi che vanno a incoronare due performance attoriali importanti, seppur barocca quella di Phoenix e costipata quella di Seymour Hoffman, e a glorificare una grazia e una maestria alla macchina da presa che abbagliano e cullano (forse verso un pisolino?).

Ma se, come diceva una storica pubblicità, la potenza è niente senza controllo, allo stesso modo ponderata tecnica e raffinata estetica sono ben poca cosa se non conditi con l’emozione, il sentimento, il coinvolgimento dello spettatore. The Master è un quadro impeccabile di fronte al quale diciamo “bello, ma non mi trasmette nulla” o un dolce goloso ma chiattone perché senza lievito. Insomma, gli ingredienti ci sono, ma non si amalgamano come tanto sperato, e tanto atteso. Conseguenza? Si (s)cade a più riprese nella noia e nella boria, per fortuna non annegandoci dentro proprio grazie all’“effetto defibrillatore” generato dai due fattori “tecnici” sopracitati.


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