27 marzo 2014 Lascia un commento
"Magnolia" e’ tra i film che amo di piu’ in assoluto.
La prima volta che lo vidi, mi sconvolse e nemmeno sapevo di cosa si trattasse se non dopo il primo passaggio pubblicitario. Imparai a conoscere un grandissimo regista, Anderson appunto, si consolido’ l’idea che Cruise fosse un attore straordinario e sottovalutato e da allora nulla ha cambiato lo stato delle cose e per la prima volta notai Hoffman che ricordavo in altre parti ma in quell’occasione notai qualcosa di speciale e il suo nome e il suo volto mi rimasero dentro, confermando di film in film, il grande talento.
E’ quindi con una forte emozione che ritrovo attore e regista sotto lo stesso tetto, un ricordo, un tributo e un nuovo grande film da vedere.
Prima che il maledetto politicamente corretto imponesse per i reduci termini come "disturbo post traumatico da stress", quelli come Freddie Quell, interpretato da Joaquin Phoenix, erano chiamati scemi di guerra.
Forse non altrettanto elegante e nemmeno gentile, in molti casi persino ingiusto ma l’epiteto e’ efficace e ben descrive la condizione di un uomo schiavo del bere, che non riesce a mantenere il posto di lavoro e ossessionato dal sesso. In preda ai fumi dell’alcool finisce sulla barca un Hoffman magistrale nelle vesti di Lancaster Dodd, ricercatore, scienziato, scrittore e fondatore di un nuovo culto sospeso tra scienza e religione.
Qualcuno pensa a "Scientology"? Questa e’ la grande domanda che a noi non interessa molto. Ad ogni modo i due inizieranno a conoscersi e ognuno avra’ qualcosa da insegnare all’altro.
Phoenix e’ un attore che non mi conquista ma accidenti quanto e’ bravo. C’e’ da alzarsi in piedi ad applaudire e forse Anderson non ha fatto il miracolo di regalarmi un nuovo idolo ma e’ certo che lo guardero’ d’ora innanzi con ben altri occhi. Hoffman e’ semplicemente straordinario. Non c’erano dubbi su questo ma ogni film e’ una rinnovata conferma che si perpetua con piacere e impagabile sorpresa. Altrettanto dicasi di Anderson dal quale non ci si puo’ aspettare nulla di meno che l’eccellenza. Niente gli e’ negato o proibito, padrone assoluto dell’immagine in ogni sua definizione. Perfetto dalla fotografia al montaggio, dipinge la pellicola con la forza della passione perche’ come gli accade, egli crede profondamente nel proprio lavoro e nei propri mezzi e ha ragione di farlo. L’unica debolezza puo’ essere il testo in una continua spinta propulsiva che alla fine non raggiunge la velocita’ desiderata. Entrambi i protagonisti restano con troppe domande appese alle loro vite, controversi senza una vera sponda a cui appoggiarli. Non c’e’ crescendo e neppure esplosione, rivelazione o abbandono e in fondo si resta con in mano un paio di capitoli senza una vera conclusione e cio’ per Anderson e’ piuttosto strano.
Film di regia e di interpretazione, comunque non si discute per entrambi, quindi da non perdere.