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Il nuovo disco di David Bowie è davvero notevole. E lo dice uno che di solito non ama parlare bene dei “vecchietti del rock”. Se c’è anzi uno sport che amo praticare è proprio la caccia al vecchietto del rock. Vasco ne sa qualcosa. Mi vergogno al solo aver pronunciato il suo nome in un post dedicato a Bowie. E mi vergogno un po’ anche di aver avvicinato Bowie agli altri vecchietti del rock. Perché Bowie è fuori categoria. Sempre stato, sempre sarà. Metà umano e metà alieno. Metà uomo e metà donna. Metà pop e metà rock. Adesso pure metà giovane e metà vecchio. Metà vecchio perché oh, gli anni passano per tutti, pure per lui, e una canzone come il primo singolo “Where Are We Now?”, un toccante guardarsi alle spalle di un uomo che fa il punto della situazione sulla sua vita, solo uno splendido 66enne avrebbe potuta scriverla.
Metà giovane perché molti pezzi del suo nuovo disco, il suo primo da 10 anni a questa parte, suonano freschi, come li cantasse un esordiente che deve ancora dimostrare tutto il suo valore al mondo. Molti sono gli echi dai suoi album del passato. Il citato singolo “Where Are We Now?” è vicino a “Thursday’s Child” contenuto sull’album “Hours” del 1999, ma è ingannevole. Il resto del programma guarda infatti ben più indietro. Ai favolosi 70s del cantante, a quell’Heroes omaggiato fin dalla geniale copertina, ma non solo.
Focus sui pezzi dell’album L’apertura con “The Next Day” è frizzante. A me ricorda i Blur, ma forse dovrei dire che mi ricorda i Blur che ricordano Bowie che ricorda i Blur che ricordano Bowie e sì, insomma, capito no? “Dirty Boys” ha un ritmo rallentato molto cool ah yeah e vagamente jazzato. Capito anche questo, no? Il nuovo singolo “The Stars (Are Out Tonight)”, accompagnato dallo splendido visionario video girato da Floria Sigismondi e interpretato dalla versione femminile di Bowie Tilda Swinton, è ancora più esaltante. Il fatto che il miglior rock ascoltato negli ultimi tempi sia suonato dai “vecchi” David Bowie e My Bloody Valentine credo debba far riflettere sullo stato attuale del rock. Dovrebbe far riflettere soprattutto le rock band (se ce ne sono) di oggi. “Love is Lost” ci porta in territori solenni. “Valentine’s Day” è puro nudo e crudo 70s Bowie, una goduria velvetgoldmineiosa. “If You Can See Me” è un delirante fantastico trip. “I’d Rather Be High” è un sogno di canzone che non sfigurerebbe affatto di fianco ai pezzi capolavoro del suo glorioso passato, mentre “Boss of Me” è una roba stilosissima e di gran classe. “Dancing Out in Space” è saltellante, vivace, ipnotica e contagiosa. “How Does the Grass Grow?” prosegue nella stessa direzione, impreziosita da un coro la la la la la irresistibile. “(You Will) Set the World on Fire” è un nuovo inno glam rock che pare uscito dritto dagli anni Settanta. A questo punto il dubbio che alcuni di questi brani siano stati tirati fuori dal cassetto del passato è legittimo ma poco importa, l’importante è che li abbia tirati fuori e ce li abbia regalati in una così splendida veste. “You Feel So Lonely You Could Die” è la ballatona perfetta da suonare mentre scorrono i titoli di coda di un film davvero bello, anche se la vera chiusa è affidata alla rallentata e melodrammatica (forse troppo) “Heat”, in cui canta “I don’t know who I am”. Noi invece siamo grati di sapere chi sei, David: un grande. Fine del focus sui pezzi dell’album
Al di là della scomposizione in singole canzoni appena compiuta, “The Next Day” è un lavoro da assaporare tutto insieme, per scoprire uno degli album più variegati e vivi degli ultimi tempi, alla faccia di chi lo dava per moribondo. I soliti criticoni, gruppo di cui per una volta stranamente non faccio parte, diranno che i suoi dischi dei 70s erano di un altro livello e sì, questo non cambierà la vita delle persone come avevano fatto per dirne alcuni Hunky Dory, The Rise and Fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars, Aladdin Sane, Diamond Dogs, Low, Heroes, Scary Monsters (and Super Creeps), tutto vero. Però oh, non rompete e ascoltatevi per bene questo album. Il migliore che avrebbe potuto tirare fuori David Bowie a questo punto della sua e della nostra vita. (voto 8/10)
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