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Oppure la mia orchidea che decide di iniziare a sbocciare ancora prima del mio compleanno
Nonostante questo, però, il piccolo libro mette a nudo un grande rapporto malato: quella tra una madre dispotica e la figlia schiacciata. Ho pensato che, fortunatamente, a me è andata molto meglio e penso ad incredulità e sorpresa. Un connubio che mi ha riportato a dolci e lontani ricordi di bambina, però ancora vividi nella mente, come se il tempo non fosse passato, come se la memoria avesse una particolare capacità di rimanere vivida per determinate cose e non per altre.
Ricevere regali e piccole sorprese era come ricevere un piccolo premio gratificante per il dover rimanere a casa il pomeriggio quando la mamma era al lavoro. La vedevo arrivare e, affacciata alla finestra, traboccante di gioia, agitavo la piccola mano in cenno di saluto. Mi chiedevo come mai, dato che il mio compleanno arrivava solo una volta all'anno, così come il Natale, a volte lei arrivava con un piccolo pacchettino, delle caramelline, una bambolina. Mi chiedevo cosa avessi fatto di così speciale ed importante per meritarmi un presentino.
Non era però un lavarsi la coscienza con la gioia del mio sorriso, ma la bontà e l'amore di mamma che, se anche non potevano essere presi ed impacchetati direttamente, diventavano surrogato in quell'oggettino inanimato tra le mie mani. Era come se, anche materialmente, potessi toccare con mano quell'affetto che doveva rimanere imprigionato nelle otto ore lavorative. Un ulteriore, anche se materiale e all'apparenza superficiale, prova che nei pensieri di chi ama, la persona amata è sempre presente: presente nelle scarpe che portano al negozio, nel cervello che sceglie e valuta la migliore offerta, nella carta che impacchetterà il regalino, nella gioia di pregustare la felicità dell'altra persona.
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