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Col dominio incontrastato della CGI e l'estenuante ricerca di perfezione e profondità tridimensionale è davvero ammirevole il tentativo della Walt Disney Pictures di ritrovare sé stessa (dopo anni di oscurantismo e smarrimento ) a mezzo delle vecchie tecniche d'animazione che hanno accompagnato la nostra infanzia e che ancora ci fanno sognare ,attraverso una storia di estrema classicità (forse anche troppa):" la principessa e il ranocchio " è in tutto e per tutto un film Disney secondo il canone tradizionale (curiosamente voluto con insistenza proprio da John “MR Pixar “ Lasseter ) , che non solo si basa sul più noto e immortale fra i topoi fiabeschi (il principe ranocchio che per tornare normale ha bisogno di un bacio della sua amata ) ma si caratterizza per un gusto volutamente patinato e retrò al punto tale che probabilmente se il film fosse uscito dieci anni fa ben poco sarebbe cambiato . Anche se abilmente nascoste , comunque delle novità ci sono e parecchio interessanti , soprattutto nell'ambientazione : dopo tanti regni immaginari e luoghi perduti nel tempo e nello spazio i riflettori sono tutti per lei , una luminosa New Orleans , la città dove tutti quanti voglion fare il jazz , terra del banjou e di riti vodoo da brivido ; impossibile non riconoscere negli sfavillanti colori del carnevale e nelle inquietanti atmosfere del cimitero Lafayette una dichiarazione d'amore smisurata , insieme a una lacrima di nostalgia , per una città crocevia di culture uscita distrutta dal terribile uragano Katrina e improvvisamente rinata , lì davanti a noi al massimo del suo fascino magnetico .
Moderna è anche l'indole della bella Tiana , principessa di cuore e non di titolo che invece di pensare al matrimonio come le tante sue colleghe lavora notte e giorno per potersi permettere il ristorante dei suoi sogni e che , perfettamente in sintonia con l'era Obama , è per la prima volta (ed era ora )una giovane afroamericana ; simpaticamente scanzonato e spendaccione invece il tanto agognato principe Naveen , assai poco avvezzo al risparmio e alle responsabilità che proprio per cercare facile ricchezza finirà nella trappola del villain .
Ben più stellari sono però i personaggi di contorno : la lucciola sdentata Ray ,visibilmente modellata sul grande Louis Armstrong e innamorata della stella Evangeline , la simpaticissima amica Charlotte La Bouff , ossessionata dalla ricerca del suo principe azzurro e disposta a qualsiasi sacrificio ( chissà se riuscirà a sposare il fratellino seienne del principe una volta diventato adulto...) , il Dottor Facilier , che nel "facilitare" la vita delle sue vittime accumula un debito che può essere saldato soltanto a prezzo della propria anima e il suo alter ego positivo Mama Odi , arzilla vecchietta ultracentenaria simile a una santona nell'aspetto e alla fata turchina nelle movenze .Impeccabili i disegni e l'uso dei colori , le pennellate arcobaleno degli incantesimi vodoo e gli azzurri della palude e del cielo stellato che si sposano perfettamente con l'atmosfera carnevalesca e multietnica della mitica città a mezza luna , da gustarsi finalmente senza odiosi occhialini inutili ma pronti egualmente ad entrare nell'immaginario dei bambini di oggi che ormai quasi rischiano di disconoscere il mondo in 2D .
è un peccato allora che nonostante le interessanti premesse e la suggestiva opportunità di dialogare con un passato che definire glorioso nel genere è dire poco , nel tentativo di mixare al meglio la dimensione umana del cartoon con quella "animale"(da sempre grande cavallo di battaglia della Disney ) la pellicola di Ron Clements e John Musker ( registi dei bellissimi "Aladdin "e la "Sirenetta" ) si smarrisce a metà strada : dal momento in cui i protagonisti vendono trasformati in ranocchi il film inizia inesorabilmente ad annoiare , non riuscendo più a emozionare neppure al momento del necessario happy ending , salvando dal generale senso di stanchezza solo pochissimi momenti (la ballata delle lucciole sul banjou e la poetica riunione di Ray alla sua Evangeline ) .
Le citazioni dal passato Disneyano e non non si fanno certo mancare : Facilier ricorda l'Ade di Hercules , il ranocchio Naveen sembra il fratello gemello di Jean Bob ne "l'incantesimo del lago" e il servo Lawrence è praticamente fotocopiato dal Nathaniel di “come ‘incanto” , eppure la giusta dimensione evocativa non viene aiutata dalla colonna sonora di Randy Newman : pur in sintonia con le atmosfere jazz degli anni '20 , i motivi musicali si scoprono totalmente non orecchiabili (è incredibile come tutti i pezzi della colonna sonora scivolino via senza lasciare traccia quando in passato bastava un solo ascolto perché restassero impresse ) .
Nessuno mette in dubbio che sia un prodotto molto carino e deliziosamente fuori tempo e che bisognerebbe cercare di investire di più nel candore e nella semplicità del disegno a mano , ma per costruire una buona difesa contro l'avanzata del digitale bisognerebbe cercare di osare di più senza aver paura di scontentare gli "storici" né di essere mal giudicati da chi è cresciuto ( a volte davvero male ) a pane e pixel . Per dirla come la saggia mamma Odi : avremo anche avuto quello che volevamo , ma abbiamo davvero avuto ciò di cui avevamo bisogno?
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