Magazine Cinema
Durata: 104'
La trama (con parole mie): Kham, eroe della liberazione, cinque anni prima, di uno degli elefanti destinati ai sovrani come nell'antica tradizione ormai dedito ad una tranquilla vita in campagna, si trova coinvolto in un complicato affare che lega interessi di guerra internazionali, il nuovo rapimento del suo elefante e la vendetta delle figlie di un boss locale ucciso e per l'omicidio del quale è ritenuto responsabile. Giunto in città sulle tracce del suo animale, Kham dovrà convincere le ragazze in cerca dell'assassino del padre che non è lui il bersaglio giusto, impedire un colpo di stato pronto a provocare un conflitto e sgominare l'organizzazione di LC, boss incaricato dai militari di sistemare le cose in modo che i progetti stabiliti nell'ottica della corsa agli armamenti facciano il loro corso.Riuscirà l'uomo, con l'aiuto del vecchio amico Mark, a farcela ancora una volta?
Avete presente quei film dai quali non vi aspettereste nulla, se non una clamorosa sequela di schifezze messe in fila, e che, al contrario, finiscono per sorprendere in positivo?
Un buon esempio tra le mie visioni più o meno recenti è stato il primo The Protector, che da anni giaceva nel dimenticatoio ed ha finito, principalmente grazie alle evoluzioni del protagonista Tony Jaa - uno dei grandi poeti attuali del Cinema di botte, come già sottolineavo ieri -, per esaltarmi neanche fossi tornato ad avere dodici anni e sognare di essere un supereroe o un action hero: spinto dall'entusiasmo, ho dunque recuperato a traino il sequel, giunto quest'anno in sala e, considerata la sorpresa del primo film, preceduto da una discreta aspettativa.
Purtroppo per me, per Tony Jaa - sempre e comunque notevole - e per il divertimento e la goduria che i film di botte dovrebbero sempre garantire, le cose non sono andate affatto come avrei voluto: perchè nonostante un minutaggio finalmente rispettoso delle scelte originali del regista, una confezione forse più curata, una trama assurda e roboante, un RZA ospite d'eccezione più tamarro che mai - e non posso non volergli bene, considerati i suoi trascorsi musicali, l'esperienza da regista con L'uomo dai pugni di ferro e la partecipazione a Californication -, The protector 2 rappresenta il classico sequel al quale si poteva facilmente rinunciare, pronto a far rimpiangere tempi migliori a chi aveva amato la pellicola originale nonchè a far pensare ai radical chic che odiano questo tipo di operazioni proprio quello che pensano con ragione.
Ma non è finita qui, perchè ho anche un aneddoto, rispetto a quest'ultima fatica firmata Prachya Pinkaew: più o meno un paio di mesi fa - giorno più, giorno meno - alla notizia della sua uscita in sala, decisi di cogliere l'occasione per schiaffarmi la coppia di Protector in modo da presentarli in due post gemelli su due giorni di seguito, nel pieno rispetto del regime di programmazione di recensioni che mi permette di avere più o meno trenta giorni di respiro e di vantaggio per qualsiasi evenienza.
Con i due post impaginati, le trame preparate, i voti assegnati e la cornice pronta, ultimai il primo e proseguii nel mio percorso abituale qui al Saloon: almeno fino a ieri pomeriggio.
Riaperto il post per dare la classica occhiata di rifinitura del giorno precedente la pubblicazione, ho scoperto di non avere mai scritto nulla a proposito di The protector 2.
Considerati il Fordino, la vita in famiglia, il lavoro, la mole di film, serie, letture e chi più ne ha, più ne metta che cerco di buttare nel serbatoio della vita giorno dopo giorno, e che, fondamentalmente, si era trattato di una visione dimenticabile e particolarmente assonnata di un titolo decisamente non clamoroso, la scoperta era l'equivalente di una rinuncia alla pubblicazione.
Ma neppure di un film di botte incapace perfino di conquistare un fan di vecchia data dei film di botte come il sottoscritto è sempre completamente da buttare - quell'onore lo riservo davvero a poca immondizia ben peggiore di queste innocue e malriuscite tamarrate -: se non altro ho avuto l'occasione di rivelare qualche retroscena della vita del Saloon e del "processo creativo" dietro la creazione dei post - o la mancata creazione, come in questo caso - portando anche a casa il risultato.
Certo, Tony Jaa non sarà contento, e probabilmente potrebbe aver voglia di rendere pan per focaccia con un paio di ginocchiate delle sue - equivalente delle bottigliate all'interno di questo tipo di prodotti -, ma penso che incasserò il colpo e aspetterò di vedere il nostro alle prese con i due banchi di prova fondamentali di Fast 7 e The raid 3.
Sperando che non si rivelino sequel privi di carattere ed incapaci di lasciare il segno - anche in una memoria labile come quella del sottoscritto - come questo.
MrFord
"Now I am calling
hoping you'll hear me
we all need somebody
to believe in something
and I won't fear this
when I am falling
we all need somebody
that can mend... These broken bones."Rev Theory - "Broken bones" -
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