Ben è una guida esperta di itinerari nel deserto del Mojave che , proprio il giorno tristissimo della partenza della sua amatissima fidanzata per l'università, viene ingaggiato dal ricco uomo d'affari Madec per una battuta di caccia al muflone.
Durante la "gita" però avviene un bruttissimo incidente, Madec uccide per sbaglio il vecchio Charlie, uno che in quel deserto ci viveva da parecchi anni.
E per paura di non chiudere un affare particolarmente importante cerca di incolpare Ben prima tentando di corromperlo, poi addirittura cercando di farlo fuori.
Anzi farà di più: continuerà la sua battuta di caccia e il bersaglio sarà proprio Ben.
Qualche tempo fa in una trasmissione di gossip, una manica di ignorantoni in campo cinematografico si è messa a disquisire su quali attori e attrici stavano invecchiando bene e quali invece stavano avvizzendo con l'età vittime dell'aggressività sempre più invadente della chirurgia plastica.
Non mi ricordo se stessero parlando anche di Michael Douglas ma a vedere questo film devo dire che è invecchiato proprio male: ora è rimasto tutta zazzera e dentiera, gli occhi sono nascosti , o meglio circondati da zampe di gallina che evidentemente nessun chirurgo è riuscito a stirare più di tanto e direi che le 70 primavere si vedono tutte, ma proprio tutte.
Con l'età mi sembra che sia venuto meno anche il discernimento di scegliersi film e ruoli, malattia che ha colpito inesorabilmente anche una leggenda come Robert De Niro, e quindi il nostro si presenta con un filmetto usa e getta, progetto a cui evidentemente teneva visto che lo ha anche prodotto in cui si presenta come una specie di Gordon Gekko in ferie.
E' un magnate della finanza al centro di affari poco chiari, ha quel modo di fare tipico di quelli che " io sono io e voi non siete un cazzo", si presenta con un fuoristrada Mercedes a 6 ruote che sembra lui il vero protagonista del film per come viene parcheggiato sempre al centro dell'inquadratura e su War Horse e che ora si presenta in questo film col suo bel corpicino senza neanche un pelo sopra , con la tartaruga sull' addome montata correttamente ( al contrario della nostra che è montata tristemente al contrario) e che ci manca solo che abbia la scritta Calvin Klein sulle mutande ,suo abbigliamento unico per la maggior parte del film.
crinali impossibili per le comuni autovetture ( e il sospetto che in realtà tutto il film sia uno spottone formato panoramico del suddetto mezzo di locomozione è ben fondato), ha un fucile austriaco di precisione che lo vedi giusto esposto nei musei, è attrezzato con il suo bel cocktail bar per non farsi mancare nulla, tipo un Martini con due olive dentro mentre è nel bel mezzo della caccia all'uomo che vede coinvolto Ben impersonato da tale Jeremy Irvine diventato famoso dopo il lacrimevole spielberghiano
Se volessimo andare a trovare sottotesti politici diremmo che è un film sulla lotta di classe portata nel deserto in cui sono protagonisti il padrone e l'operaio, quello che ha la ricchezza e quello che la fabbrica sulla propria pelle ma sono sicuro che non è questo l'intento del film.
Il regista Jean Baptiste Leonetti si ritrova spaesato a lavorare con due personaggi che incarnano perfettamente lo stereotipo del buono e del cattivo in un contesto ambientale bello e terribile come il deserto del Mojave.
Che , detto , tra noi sembra veramente un posto di merda dove ti bruci al sole dopo due ore e muori nella canicola tra le più atroci sofferenze se per caso ti avventuri come un turista fai-da-te-no-Alpitour-ahi-ahi-ahi-ahi.
Il nostro Irvine no, è un osso duro e sfugge al suo carnefice trovando sempre l'anfratto giusto, la buca , il rifugio di Charlie, insomma ha sempre una via d'uscita.
A tal punto che quasi ti sta sul cazzo quanto Douglas che lo sta inseguendo.
Insomma questo The Reach è un bel crocevia di suggestioni ( per non dire pasticciaccio brutto) in cui Wall Street incontra 127 ore e si trasforma nella riproposizione live action della lotta sempiterna tra Willy il Coyote e Roadrunner.
Con quel dannato struzzo che ce la fa sempre.
Ma un bel camion che lo fa a sottiletta no?
Ecco la stessa cosa che speri in questo film: che l'agonia sia breve, che Irvine passi a miglior vita soffrendo il meno possibile perché tanto sai che la sua sofferenza è anche la tua che stai al di qua dello schermo a vedere le sue disavventure.
Con questo caldo alla fine provi anche un certo senso d'immedesimazione.
Ma poi noi accendiamo i condizionatori.
Tiè.
PERCHE' SI : scenari naturali maestosi, belli e terribili, l'inizio in cui ancora non tutte le carte sono in tavola.
PERCHE' NO : Douglas fa il Gekko, Irvine fa il Roadrunner, lo spettatore fa l'annoiato.
LA SEQUENZA : la descrizione della morte della famigliola nel deserto.
DA QUESTO FILM HO CAPITO CHE :
A una gita al Grand Canyon preferirò sempre una bella visita guidata a un castello sulla Loira.
Douglas ha una dentiera prepotente.
Irvine è incolore e insapore.
Che ci avrà visto Douglas in questa storia che gli ha fatto decidere di aprire il portafoglio per produrla?
( VOTO . 4 / 10 )