Non dire gatto se non ce l’hai nel sacco: devo proprio essere messo male per affidarmi a un proverbio del buon vecchio Trap per trovare un po’ di speranza, affinchè questa vittoria annunciata di Renzi non vada in porto. Perchè non mi va proprio di pensare che dopo vent’anni di berlusconismo si possa accettare un ventennio di renzismo. Intendiamoci: Renzi non avrebbe difficoltà a governare meglio di Berlusconi, data la sua maggiore aderenza alla realtà, l’assenza di grossi problemi giudiziari e il non essere direttamente coinvolto in conflitti di interesse, ma di sicuro non ci si può aspettare da lui l’effettivo compiersi della millantata rivoluzione, anzi rivoluzioncina. E già, perché i toni si vanno addolcendo e dalla rottamazione epocale che doveva rivoltare l’Italia come un calzino si è passati appunto a una rivoluzioncina: un po’ meno burocrazia, un po’ meno privilegi (ma non l’obbrobrio dei privilegi dei tanti cerchi magici italiani, piuttosto si andrà a colpire i piccoli privilegi guadagnati sul campo). Non sarà certo il principe del super cerchio magico a fare piazza pulita del sistema di vassallaggio che regge la società italiana.
La kermesse pop della Leopolda dimostra una volta di più la capacità comunicativa di Renzi, abilmente sfruttata dai suoi strateghi. Ciò che continua a latitare è la profondità analitica necessaria a una svolta politica seria e non di facciata. Ma si sa, gli italiani non amano faticare coi ragionamenti, non amano trovare le discrepanze insite in un grande innovatore che non riesce ad andare oltre alla riproposizione di icone vintage (la vespa, Bartali ecc.); non amano fare le pulci alla sbandierata partecipazione, filtrata meticolosamente dal cerchio magico, all’insegna dell’uno vale uno e ognuno dei prescelti apostoli partecipanti vale quattro minuti, con l’enfant prodige sul suo tavolo già presidenziale a fissare inflessibile la clessidra; non amano trovare il pelo nell’uovo dei contenuti trattati col gioco di ruolo dei tavoli tematici. Gli italiani non amano verificare se i propositi di buona politica del grande innovatore siano stati confermati dal buon governo della città e della provincia di cui è sindaco ed è stato presidente. Basterebbe questo per ridimensionare l’appeal popolare di Renzi, ma gli italiani, una volta individuato il nuovo Deus ex machina, chiudono occhi ed orecchi pur di non infrangere i loro qualunquistici sogni. Ci vorrebbe un miracolo a sinistra per evitare che questa fiction pantomimica della partecipazione e della buona politica, questo show business all’americana diventi l’orizzonte unico del prossimo ventennio italiano.