But as with all life, there must be balance. Without heartache, there is no understanding of the true meaning of love. Without anger, passion cannot be comprehended. Without fear, there is nothing gained when overcome. And without sorrow, happiness can never be realized.
“The Resurrection of Aubrey Miller” di L.B. Simmons è uno di quei libri che mi ha fregata con la cover. Ahimè quando l’ho chiesto da recensire a InkSlinger PR non mi sarei mai aspettata un libro del genere, una passionale e sconvolgente storia d’amore, ma soprattutto una storia di rinascita, di accettazione, una seconda possibilità alla vita. Perché alle volte veniamo pugnalati dalla vita, ma quello che possiamo e dobbiamo fare è rialzarci, lottare, vivere di nuovo, senza stancarci mai. E infondo ritrovare Aubrey Miller è come ritrovare un pezzo di vita scivolato via.
Morte.
Per alcuni è semplicemente una delle certezze della vita, nulla di più. Per altri è solo un pensiero fugace, uno che viene di solito oscurato dalla falsa credenza che siano stati benedetti con il dono dell’immortalità. Per Aubrey Miller, la more è la definizione della sua stessa esistenza. Sommersa dal senso di colpa che le deriva dall’aver perso la sua amata famiglia, cambia il suo aspetto fisico, e passa dall’essere una bellissima ragazzina dai capelli biondi e gli occhi azzurri, ad una ragazza completamente ricoperta di oscurità, abbarbicandosi nella propria fortezza irraggiungibile di solitudine, come forma di protezione per gli altri. Quando inizia il suo primo anno di college, il suo obiettivo è semplice: ottenere una laurea con il minor numero possibile di interazioni sociali. Ma non aveva previsto la nascita di una relazione con due persone che cambieranno la sua vita in modi che non avrebbe mai creduto possibili: Quinn Matthews, una frizzante ex reginetta di bellezza, e Kaeleb McMadden, un amico di infanzia del suo passato che non l’ha mai dimenticata. Mentre gli anni passano i loro legami si connettono e crescono, in un’amicizia che sembra indistruttibile si forma tra i tre… Ma quando la morte riemerge dolorosamente, Aubrey è persa di nuovo, nascondendosi ancora più in profondità, dietro la sua familiare protezione delle sue paure. Il rifugio dell’amicizia, la solidarietà di legami lunghi una vita, e il potere di un amore senza condizioni saranno sufficienti per compiere l’impossibile? Basteranno per completare la resurrezione di Aubrey Miller?
È difficile essere obiettivi con questo libro, a volte l’ho trovato estremamente esagerato, tutto troppo intenso, troppo enfatizzato. A volte si legge e ci si chiede perché, perché la Simmons abbia sentito il bisogno di estremizzare così tanto questa storia. Poi penso che in qualche modo assurdo non ci sia possibilità di scappare al dolore, alla morte. Ma questo non vuol dire che non ci sia speranza, speranza di cambiare, vivere e amare. Credo che ci sia qualcosa di interessante in ogni libro e che qualsiasi tipo di storia può parlare profondamente al nostro cuore. Certi libri ci ricordano che non siamo soli. E che possiamo chiedere aiuto.
Aubrey ha affrontato l’inimmaginabile e per sopportare il suo dolore, quella perdita crudele e terribile che continua a scavarle dentro, si rifugia dietro muri impenetrabili, dietro una maschera costruita con la tinta per capelli, i piercing, le lenti a contatto, l’aspetto da goth. Una bambina bellissima, una bambolina che decide consapevolmente di mutilarsi nell’aspetto fisico per distanziarsi dai ricordi gioiosi di un’infanzia bellissima. Un atto consapevole di rinuncia a sé stessa, un modo per non amare, per non lasciar avvicinare gli altri. E ci riesce, neanche la sua madrina, Linda, colei che le è più vicina riesce ad avvicinarsi a lei. Certo non le fa mancare nulla, cerca in tutti i modi di convincerla che non è una portatrice sana di morte. Aubrey, che decide di farsi chiamare Raven per nascondersi in piena luce, attraversa la sua vita scivolando, senza mai soffermarsi troppo a lungo su ciò che ha perso, senza permettersi di ricordare, sigillando i suoi ricordi in un luogo oscuro, lontano dalla sua mente vigile. Ma quando parte per il college non può più continuare a fingere che non le importi niente, non può continuare a nascondersi dietro l’immagine che proietta al mondo esterno. Aubrey è viva e vegeta sotto le sembianze di Raven, pronta ad emergere quando l’armatura si incrina. E il merito è soprattutto di Quinn e di Kaeleb. Prima della romance, che pure ha una parte importante, c’è l’amicizia, che poi è uno dei beni più grandi che possiamo avere. L’uomo è un animale sociale più di quello che possiamo pensare, ed è importante non perdersi. Anche quando tutto sembra andare a rotoli, avere qualcuno che ci tiene con i piedi per terra e ci aiuta a fare i conti con quello che ci capita, è fondamentale. Quinn è una ragazza che ha combattuto con una malattia terribile e continua a farlo, incapace di sentirsi pienamente soddisfatta, manca di autostima e di coraggio per chiedere aiuto. Ma nonostante tutto è una forza della natura, un fuoco che brucia e che nonostante tutto non si spegne. Kaeleb è un ragazzo eccezionale, colui che vorresti sempre al tuo fianco, che non vuoi perdere, che ti fa cadere ai suoi piedi non perché è un playboy patentato, con il marchio di fabbrica della sua bellezza, ma perché è solido, reale, ed è lì pronto a sostenerti. È il vero supporto di Aubrey, la miccia che le permette di reagire. Ma è prima di tutto un amico, colui che non manca di dirti le cose come stanno, di mandarti a quel paese, di scuoterti, di non lasciarti a navigare da sola. Il che è sorprendentemente bello e reale.
Ciò che mi ha più colpito di questo libro è il modo, inarrestabile ma competente in cui sono stati affrontati certi temi forti, senza nascondersi dietro stupidi preconcetti. A volte forse è tutto troppo esagerato, se ci si pensa la serie infinita di sfortune che colpisce Aubrey è davvero senza fine, ma in qualche modo la sua storia pone nella condizione di una riflessione profonda, che non si perde e che invita a reagire sempre, a non arrendersi, ad arrivare al cuore della questione. In questo senso la Simmons è stata molto coraggiosa, nel prendere una storia tanto emozionalmente violenta.
L’ambientazione è quella classica di uno new adult, con il college a far da sfondo, con il suo studio, la sua mensa, i suoi dormitori. Scegliere il proprio futuro può essere difficile, ma aiutarsi ad uscire da situazioni pericolose e apparentemente insormontabili lo può essere ancora di più.