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The Road: come rovinare una bella idea con un finale alla Mulino Bianco
Creato il 31 maggio 2010 da ValentediffidenteAvviso fin da subito che per motivi logici scriverò anche il finale del film, metterò un avviso per non rovinare la visione a chi volesse andare a vederlo. La storia tratta da un romanzo di Corman McCarthy, narra di un padre e un figlio che, in un mondo devastato da un disastro nucleare e diventato freddo e inospitale (inospitale è un eufemismo), attraversano l'America per andare verso Sud, al caldo. E' un film atipico che riesce a tenere lo spettatore in un continuo stato di angoscia, anche se a ben vedere non succede nulla. Tengo a precisare che è un film piuttosto lento, come se la lentezza narrativa fosse una metafora dell'agonia dei due protagonisti. Attenzione però, mai come in questo caso lentezza NON E' sinonimo di noia, anzi!
Il padre, un ottimo Viggo Mortensen, intraprende questo viaggio verso Sud con il figlio, sperando di trovare una situazione migliore. Nel viaggio sulla strada vedremo un ritorno agli "istinti selvaggi" dell'uomo. Il mondo sembra nettamente diviso tra buoni e cattivi, ma questa linea divisoria è terribilmente flebile. Sono cattivo se l'assenza di cibo mi porta al cannibalismo? Qual'è la differenza tra mangiare un mio simile e farne morire un altro perché non posso cedergli una porzione di carne in scatola? Io sono convinto che, in un mondo simile, avrei optato fin da subito per la scelta di Charlize Theron. No, non è la scelta che pensate voi, cari lettori maschietti. La Theron preferisce morire piuttosto che vivere una vita simile, che non è vita ma mera sopravvivenza. Sì, io i due proettili li avrei usati fin da subito, ma quanto coraggio serve per uccidere un proprio figlio? Che limiti di disperazione bisogna avere per premere il grilletto?
E' un film apocalittico di estrema attualità e metafora di molte cose. E' un monito a tenere sempre ben presente, che è il pianeta che controlla noi e non viceversa. Catastrofe nucleare o disastro ambientale, cambia veramente poco. Il padre e il figlio che trascinano il loro carrellino verso questo mitico ma forse inutile Sud, sembrano tanto quei milioni di 30 enni che ogni giorno si trascinano alla ricerca di un lavoro stabile che non arriva mai. La lattina di cocacola, la briciola di pane o i grilli da mangiare, sono solo un nuovo contratto COCOPRO, che ti permetteranno di spostare la data della tua prossima crisi depressiva. Per tutto il film si vive con un mattone sul petto. Il respiro diventa affannoso. Per quanto sia ambientato continuamente all'aperto, è un film terribilmente claustrofobico. Non si va mai a dormire pensando "vabbé, questa giornata di merda è andata" ma con il terrore del "cazzo, domani sarà come oggi!". E' una sorta di Signore delle mosche ma molto meno soft. Io, mi duole ammetterlo, sono fermamente convinto che in una situazione del genere, gli essere umani si comporterebbero proprio come il film descrive. Non sono nemmeno troppo convinto che ci salverà l'ingenuità dei bambini.
Però tutta questa angoscia, rovinata dal finale mieloso, diventa anche terapeutica. Dopo tanta disperazione, dannazione e tormento alla fine, usciti dalla sala, si può guardare con gioia alla propria situazione. Eccheccazzo, sono solo disoccupato, mia moglie mi tradisce, devo vendere il sangue e il liquido seminale per pagare il mutuo a tasso variabile, ma almeno non mi devo trascinare per un mondo cupo e freddo per andare verso Sud.
Dicevo che è un gran bel film con delle musiche azzeccatissime di Nick Cave. Sicuramente una tematica così angosciante è il perfetto stimolo per la vena compositiva del musicista australiano. E' proprio un gran bel film... fino a cinque minuti dalla fine.
AVVERTENZA: qui parlo del finale, se non volete rovinarvi la visione smettete di leggere.
Alla fine, come si intuisce nella narrazione, il padre muore. Quando il pathos dello spettatore è a mille, quando si è creata una completa e perfetta empatia tra spettatore e figlio, che rimane completamente solo in un mondo terribile, ecco la soluzione mielosa. Spunta la famigliola felice. Padre, madre, figlia, figlio e cane che, senza pensarci, adottano il novello orfano. Ho sempre odiato i "lietofine" anche nei film dove è logico aspettarselo. Qui però viene rovinata tutta la storia, viene svuotata la figura dei personaggi. Siamo in un mondo dove le persone tengono in cantina i loro simili per macellarli all'occorrenza; dove il cielo non esiste più e il sole è stato inghiottito da una coltre polverosa; dove si cercano le croste di pane nei fast-food e mi devi propinare il finale da Mulino Bianco?!?! La storia implode su sé stessa. Il padre che ha faticato per proteggere suo figlio da ogni disgrazia in un mondo orribile, che qualche secondo prima vedevi come un eroe, improvvisamente diventa un imbecille incapace. Viggo Mortensen non riusciva a sfamare suo figlio, ed eccoti che viene fuori un padre che riesce a mantenere, non solo la famigliola, anche il cane. Che film sarebbe stato se, dopo la morte del padre il figlio, pistola in mano si fosse incamminato sfumando nella foschia della spiaggia. Peccato perdersi sul finale.
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COMMENTI (4)
Inviato il 04 marzo a 17:00
Il finale è proprio la cosa più angosciante e ansiogena del film: questo finale aperto -secondo il mio parere- consegna il bambino fino ad allora protetto dal Male ad una famiglia di cannibali. Cosi ben pasciuti in quel mondo desertico....che LI STAVANO SEGUENDO DA UN PO...con quello sguardo derelitto e rassegnato dei figli...
La tragedia maggiore è proprio il finale, splendido e terribile come tutto il film
Inviato il 16 gennaio a 17:37
si noti inoltre che all'uomo della famigliola felice manca il pollice, così come mancavano (entrambi) al ladro qualche scena prima. questo dettaglio, unito al quadretto famigliare così forzatamente cordiale e rassicurante, personalmente mi ha angosciato. esattamente in linea col resto del (gran) film.
Inviato il 13 gennaio a 15:13
Io ho letto anche il libro, è di una bellezza unica...il finale è tutto incentrato sul fatto di "portare il fuoco", il bambino insiste nel chiedere a quell'uomo che incontra se loro sono "buoni", se loro "portano il fuoco"..ed è proprio questo che il bambino nella sua breve e desolante esistenza ha imparato grazie agli insegnamenti del padre volti a preservare in qualche modo il futuro del proprio figlio..da qualche parte...a Sud. è una storia REALISTA, come tutte le storie di Mc Carthy..direi è il film del genere "catastrofico" più realista che abbia mai visto.
Inviato il 13 agosto a 20:19
Tu semplicemente non hai capito il finale,ecco tutto. Il padre prima di morire si raccomanda "stai attento,e distingui il bene dal male,figliolo..." ed ecco che arrivano quest'uomo,con la moglie e i due figli,che si offrono di badare al ragazzo. Ma chi ti dice che sia vero? Hai visto la faccia disperata dei due figli della coppia? Chi ti dice che quei due in realtà non siano dei mercanti di schiavi? mercanti di bambini? Che non stessero pedinando quel bambino col padre moribondo,come avvoltoi in attesa che morisse per portarsi via il figlio? "Distingui il bene dal male" si raccomandava suo padre,ma a quanto pare il bambino c'è cascato con tutte le scarpe,e anche tu! Il finale è semplicemente ottimo,in linea con tutto il resto della pellicola. E' a libera interpretazione,come è giusto che sia. C'è una possibilità che il bambino abbia avuto un colpo di culo e siano arrivati i suoi salvatori...come che in realtà quelli siano solo una famiglia di cannibali in cerca di cibo,o bastardi commercianti di bambini. Mi sorpende che tu non ci abbia pensato, tanto da intitolare la tua recensione in modo così prevenuto.