Credo di aver specificato più volte come in un film non sia quasi mai il reparto attoriale a darmi un determinato interesse nel vederlo. E non me ne vogliano gli attori che possono leggere questo paragrafo, perché rispetto oltre ogni misura la loro arte e il loro lavoro, però in un film sono altre le cose a darmi richiamo, come la presenza di determinati tizi alla regia o alla sceneggiatura - complice anche il fatto che in parte quelle due mansioni sono state per me materia di studio. Però un giorno ti capita di vedere a caso un trailer di un western, genere che comunque non è fra i tuoi preferiti, dove vedi due attori che riescono però a smuoverti tutta la curiosità del mondo. Il primo è Mads Mikkelsen, mio ghei drim da che ho visto Valhalla rising e anche uno degli interpreti più interessanti e carismatici di questi ultimi anni, mentre il seocndo podio tocca ad Eva Green, una donna che solo con l'ausilio delle proprie tette è riuscita a sorreggere tutta la campagna pubblicitaria di Sin city 2 e a rendere sopportabile la visione di una sozzura come Rise of an empire. Insomma, questo non è un film, quanto un'esplosione di gonadi con tanto di super botto finale. Ah sì, poi c'è anche Jeffrey Dean Morgan, uno che ha saputo rendere bene la parte del comico in Watchmen ma che, stranamente, dopo quel film non hai più visto da nessuna parte.
Il colono danese Jon attende da anni l'arrivo della moglie e della famiglia in America, dove si è stanziato insieme al fratello in cerca di fortuna. Ha però a malapena il tempo di riunirsi coi propri cari che due gaglioffi glieli accoppano, trasformandolo così in un demone vendicatore. Ma uno di quei due era imparentato con la persona sbagliata, rendendo la vita di Jon ancora più difficile...
Non avevo particolari aspettative da un film come questo, dato che gli unici motivi che mi spingevano a vederlo erano i due attori principali e che il regista lo conoscevo solo di fama (era comunque uno dei fondatori del Dogma95), però a fine visione ho avuto una strana sensazione. Non tanto di delusione, quando di 'ne avrei voluto di più', perché è innegabile che l'unica cosa che resti una volta che i titoli di coda iniziano a scorrere è quella della proverbiale montagna che partorisce un topolino. Perché alla fine anche da quella che è una storia molto semplice ma che mette in moto tutti gli ingredienti necessari per poter essere memorabile, tutto sembra uscirne estremamente attutito. Violenza, tristezza... tematiche che in qualche maniera vanno a braccetto col genere western e che qui ci sono consegnate in maniera davvero spolpata, prive di quel fascino scenico che dovrebbero avere. E non dico che voglio esplosioni di sangue e frattaglie come se non ci fosse un domani, ma almeno che il regista sappia rendere memorabili le scene cardine, senza doversi contenere o, se il suo intento è proprio quello di non sbottonarsi troppo, che la sceneggiatura sappia ovviare alla cosa rendendo una storia e dei dialoghi degni di nota. Qui invece tutto avviene senza sbavature, come un compitino ben fatto ma che però non ha quel guizzo che magari il compagno di classe più scapestrato o originale riesce a offrire. Va anche annotato che il regista Kristian Levrin e lo sceneggiatore Anders Thomas Jensen (collaboratore assiduo di Susanne Bier fino a Love il all you need e autore di altri script pure per Hollywood) non vogliono aggiungere nulla al discorso della frontiera e delle colt, il loro sembra essere un omaggio a un genere che magari in passato hanno amato e che ultimamente, divertissment di Tarantino a parte, non ha avuto molto lustro sul grande schermo, però ne esce ammosciato, senza guizzi creativi o ideologici e pure fiacco in quelli che potevano essere i suoi punti di forza che già il trailer faceva intuire. La vendetta, e quello del vendicatore silente è proprio un ruolo che ormai si adatta fin troppo facilmente a Mikkelsen, è un tema che sembra non passare mai di moda proprio perché fa leva su sentimenti che, sospetto, nessuno ha mai cercato di attuare per paure filosofiche e legali, quindi proprio per questo non capisco come mai non ci sia stata quell'esagerazione che magari speravo esserci, sostituita da una risoluzione degli eventi fin troppo rapida e facilona, senza che la cosa implichi delle questioni morali - già avvenute tutte nel prologo, forse la parte migliore del film - al silente protagonista. L'unica cosa che mi ha lasciato è stata solo una sensazione di lieve tristezza che si abbatte su tutti i personaggi e qualche omaggio leoniano, senza che però la prima si possa avvertire degnamente. Tutto gira intorno a quella questione. Il film passa ma non ferisce, si fa vedere con calma e tranquillità ma non riesce a far valere i propri momenti topici o gli attimi che possono essere realmente disturbanti - poi scusatemi, ma tutta la nitidezza della messa in scena mi ha lasciato parecchio basito, dato che io da un'ambientazione come quella western mi aspetto sempre la polvere e lo sporco, qui invece, pur non raggiungendo mai livelli troppo patinati, si ha un'eccessiva sensazione di pulito che non convince. Ma forse tutto questo può anche tradursi nella sorpresa di vedere un film con Eva Green dove questa non si spoglia, pur portando avanti forse quello che è il personaggio più interessante e riuscendo a fare tutto solo con l'intensità dello sguardo. Alla fine è a lei che vanno i complimenti più sentiti!
Alla fine un film dignitoso ma che poteva dare decisamente di più. Se non altro riesce a farsi apprezzare, pur coi suoi limiti, anche da un non appassionato di questo genere di storie come me.Voto: ★★ ½