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The Sessions

Creato il 07 aprile 2013 da Ildormiglione @ildormiglione

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The sessions è un film che affronta temi difficili, scegliendo una strada complicata, insomma un po’ assomiglia a un acrobata che cammini sul filo, continuamente a rischio di cadere, a volte oscillando pericolasemente e ritrovando l’equilibrio solo all’ultimo istante.

La tematica trattata potrebbe infatti precipitare facilmente nella banalità più profonda, dal momento che ci viene mostrata la storia (vera per altro!) di Mark O’Brien, interpretato da John Hawkes, poeta e fervente cattolico di origini irlandesi che, pur completamente (o quasi!) paralizzato dalla poliomielite, decide di voler scoprire, alla soglia dei quarant’anni, se è in grado di avere rapporti sessuali.

Alla fine però il film riesce ad arrivare a destinazione, anche grazie alla recitazione, nel ruolo della psicologa esperta di sesso Cheryl Cohen Greene, di una splendida Helen Hunt, giustamente candidata al premio Oscar 2013 come miglior attrice non protagonista (vinto comunque meritatamente da Anne Hataway per Les Miserables).

Scoperti i propri impulsi sessuali, infatti, Mark, dopo averne discusso con Padre Brendan, il suo parroco di fiducia (per fortuna di viste decismente aperte), decide di rivolgersi ad un’esperta, Cheryl appunto. La decisione di Mark è però estremamente sofferta, combattutto a causa del senso di colpa e della vergogna. E’ così che iniziano le sessioni alle quale si riferisce il titolo. Sei sessioni, non una di più, nelle quali Cheryl (che se non si fosse ancora capito si occupa non solo di psicologa “teorica”, ma anche “pratica”) cercherà di aiutare Mark a rimuovere gli ostacoli fisici e mentali che lo dal proprio obiettivo. Sei sessioni nelle quali, comunque, si creerà anche un tenero rapporto fra i due, desitnato a cambiare la vita di entrambi.

Il bello è che questi temi vengono affrontati con la giusta leggerezza, senza cadere nel melodrammatico. Questo obiettivo è raggiunto dal regista, Ben Lewin, alla prima produzione di rilievo, grazie all’ottima recitazione degli attori, mai sopra le righe e bravissimi nel caratterizzare i personaggi.

John Hawkes, ad esempio, riesce a far vivere tutta l’ironia di Mark solo utilizzando gli sguardi e il tono della voce, visto che il suo personaggio è completamente paralizzato! E ovviamente non si può fare a meno di citare nuovamente Helen Hunt, bellissima cinquantenne, che mette il proprio corpo a disposizione della causa con grande sicurezza ed eleganza, proprio come fa il personaggio da lei interpretato. La sua candidatura all’Oscar è per lo meno meritata ed è bello vedere che è possibile veder competere i grandi colossal di Hollywood con un piccolo film indipentente come questo, girato con un budget davvero ridotto.

Voto: 7/10



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